Come già ampiamente pronosticato, l’emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del Covid-19 e le relative misure di contenimento hanno prodotto profondi mutamenti nelle abitudini di acquisto dei consumatori italiani e ampi cali dei consumi, con un’unica nota positiva, quella per il commercio elettronico.
Secondo i dati diffusi recentemente dall’Istat, a marzo 2020 le vendite al dettaglio hanno subito un rallentamento in confronto al mese precedente pari al -20,5% in termini di valore e al -21,3% in quantità. Come è possibile immaginare, i beni non alimentari sono quelli che hanno rilevato i maggiori cali, le cui vendite sono diminuite del -36% in valore e del -36,5% in termini di volume, mentre i prodotti alimentari sono rimasti sostanzialmente stabili, con una lieve diminuzione del -0,4%.
Analizzando i primi tre mesi dell’anno, le vendite al dettaglio registrano una diminuzione pari al -5,8% in valore e del -5,9% in termini di quantità rispetto all’ultimo trimestre del 2019. In relazione alle tipologie di prodotto, si registra un andamento simile a quanto riscontrato nel solo mese di marzo, seppur con variazioni più contenute: le vendite di beni non alimentari hanno registrato una frenata pari al -11,6% in termini di valore e -11,5% in volume, mentre le vendite di prodotti alimentari rilevano un lieve incremento del +2% in valore e del +1,9% in volume.
Su base annua, le vendite registrate a marzo hanno visto un rallentamento del -18,4% in termini di valore e del -19,5% in quantità. I beni non alimentari hanno registrato la diminuzione più consistente, con un calo del -36% sia in valore che volume, mentre i prodotti del comparto alimentare hanno registrato un leggero incremento sia in termini di valore (+3,5%) che di quantità (+2,1%).
Nello specifico, i comparti maggiormente in sofferenza sono l’abbigliamento e pellicceria, che hanno registrato un calo del -57,1%, giocattoli, sport campeggio, le cui vendite sono diminuite del -54,2% e calzature, articoli in cuoio e viaggi, il cui calo è stato pari al -54,1%. Hanno registrato rallentamenti più contenuti le vendite nel settore farmaceutico, con una diminuzione del -6,3%.
Infine, per quanto riguarda le diverse modalità distributive, le vendite al dettaglio nella grande distribuzione calano del -9,3%, mentre i piccoli rivenditori che operano su superfici più contenute hanno rilevato una frenata più consistente pari al -28,2%. L’unico canale la cui crescita continua a dare segni di rafforzamento è il commercio elettronico, che ha registrato un incremento delle vendite del +20,7% nel periodo.
È proprio l’e-commerce il settore che in questo momento riesce a dare un po’ di respiro alle imprese, in particolar modo a quelle che erano già digitalmente pronte prima dell’arrivo della pandemia di covid-19 e a quelle che sono riuscite ad adattarsi al nuovo trend per tempo.
In ogni caso, è assai probabile che i mutati schemi di acquisto avranno un impatto irreversibile sulle abitudini dei consumatori, i cui acquisti si sposteranno sempre più a favore dei mezzi digitali, mentre il commercio fisico rimarrà molto probabilmente indebolito, motivo per il quale le piccole e medie imprese dovrebbero pensare seriamente di entrare nell’era digitale, se non lo hanno ancora mai fatto.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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