La diffusione inarrestabile del nuovo coronavirus nel giro di pochi mesi ha registrato dei numeri da record: il numero di casi confermati ha superato la soglia di 4 milioni a livello mondiale. Per contenere il più possibile gli effetti di una tale propagazione, i governi e le istituzioni di tutto il mondo hanno adottato misure di quarantena che si sono tradotte in chiusure delle attività e restrizioni al commercio. Inevitabilmente, intere aree geografiche, differenti contesti settoriali e molteplici organizzazioni aziendali, hanno subito perdite di fatturato ed interruzioni nella catena di approvvigionamento.

Le prospettive negative nella “crescita economica” e degli scambi commerciali, dimostrano chiaramente come un fenomeno considerato inizialmente un freno circoscritto al territorio cinese, si è rivelato una vera e propria crisi globale che lascia innumerevoli quesiti sull’evoluzione futura.

Previsioni sulla crescita economica globale

Lo scorso 2 marzo, l’organizzazione per la cooperazione e sviluppo economico (Organization for Economic Cooperation and Develpment o OECD) ha dichiarato una riduzione dello 0,5% nelle sue prospettive di crescita economica globale per l’anno 2020 per cui la percentuale di crescita reale del PIL globale passerà dal 2.9% al 2.4% assumendo che gli effetti economici del virus avrebbero raggiunto il picco nel primo trimestre dello stesso anno.

A distanza di tre settimane, il 26 marzo, sulla base dei continui effetti della pandemia e delle misure restrittive adottate dai governi per limitare la diffusione virale, l’organizzazione ha aggiornato le sue prospettive di crescita economica globale, dichiarando che ci si dovrà attendere una riduzione del PIL del 2% al mese, assistendo così ad un livello di contrazione economica che non si vedeva dalla Grande Depressione degli anni 30.

Il 14 aprile, il Fondo Monetario Internazionale ha definito il declino dell’economia globale come “Great Lockdown” o “Grande chiusura” dal momento che la recessione che si sta manifestando a livello globale sta sorpassando quella che ha caratterizzato la crisi finanziaria dello scorso decennio: secondo le stime del FMI, infatti, l’economia globale potrebbe ridursi del 3% nel 2020, aumentando, tuttavia, del 5.8% nel 2021. Tali prospettive sono state calcolate assumendo che la pandemia possa attenuarsi nella seconda metà del 2020 e che le misure contenitive possano essere revocate rapidamente. Il Fondo Monetario Internazionale fa notare anche che a rendere difficile il calcolo di queste stime si aggiunge una crisi “multistrato” che molti paesi stanno affrontando, ossia una crisi sanitaria e una crisi economica domestica alle quali si aggiunge una domanda esterna in ribasso, deflussi di capitali ed un crollo nei prezzi delle commodities.

Se si analizzano a fondo gli effetti del Covid-19 sull’economia globale, si possono evidenziare tre principali canali di riferimento:

L’impatto diretto sulla produzione. La produzione in Cina è già stata danneggiata in maniera sostanziale dal blocco avvenuto nella provincia di Hubei e nelle aree limitrofe. Un effetto simile ha toccato anche altri paesi a mano a mano che le autorità governative hanno adottato simili misure restrittive. Inoltre, il rallentamento del mercato cinese ha avuto notevoli effetti sui paesi di cui la Cina è la principale destinazione dell’export (Korea, Giappone e altri paesi asiatici, come dimostra la World Bank). In questo modo, anche senza nuove esplosioni della pandemia, queste aree avrebbero manifestato con grande probabilità una lenta crescita nella prima metà del 2020.

L’interruzione della supply chain e del mercato: molte sono le aziende che fondano la propria struttura e successo sulle risorse intermedie importate dalla Cina e da altri paesi colpiti dalla pandemia e altrettanto numerose sono le aziende che direzionano la maggior parte delle vendite alla Cina per raggiungere i propri obiettivi finanziari. Il rallentamento nell’attività economica nei paesi colpiti avrà sicuramente degli impatti sulla produttività e profittabilità di specifiche aziende con un orientamento globale, soprattutto nel settore manufatturiero e nel settore delle materie prime impiegate nei processi produttivi. Inoltre, l’entità dell’impatto dipenderà anche dalla rapidità con cui il rallentamento globale svanirà, soprattutto per quelle aziende che dipendono fortemente dalla disponibilità dei prodotti intermedi provenienti dalle regioni colpite e che non sono in grado di cambiare rapidamente le fonti di approvvigionamento.

Impatto finanziario sulle aziende e sui mercati: In ambito finanziario, molte aziende, soprattutto quelle caratterizzate da liquidità insufficiente, si trovano in forte stabilità a causa dei danni temporanei alle risorse e/o alla produzione. Inoltre, i professionisti dei mercati finanziari potrebbero percepire oppure no quale azienda possa essere più vulnerabile. L’incremento del rischio che risulta da questi fattori potrebbe essere la dimostrazione che uno o più attori principali del mercato finanziario abbiano assunto delle posizioni di investimento che non sono attualmente redditizie, andando a limitare maggiormente la fiducia negli strumenti e mercati finanziari.

Previsioni sul commercio internazionale

Secondo l’organizzazione mondiale del commercio (la World Trade Organization o “WTO”) ci si attenderà una riduzione tra il 13% e il 32% nel volume di commercio globale nel corso dell’anno corrente, come diretto risultato dell’impatto economico del COVID-19. L’organizzazione mondiale ha aggiunto che il manifestarsi di un range così ampio è in realtà l’effetto di un alto livello di incertezza che riguarda la lunghezza e l’impatto economico effettivi della pandemia e che il reale risultato economico può essere anche al di fuori di questo range, non escludendo un valore più alto o più basso.

La WTO ha dichiarato inoltre, ben due scenari di sviluppo: secondo quello ottimista il volume degli scambi commerciali riprenderà i valori che hanno anticipato la pandemia in maniera piuttosto veloce nella seconda metà del 2020, mentre la visione pessimista, si attende una più lenta ripresa economica che durerà fino al 2021. Che si verifichi la versione ottimista o quella pessimista, la WTO ha dichiarato, tuttavia, che l’impatto sui volumi di scambi commerciali potrà superare la flessione che si è verificata durante la crisi finanziaria del 2008-2009.

Quali saranno le aree geografiche più colpite?

Secondo le previsioni della WTO, tutte le aree geografiche andranno a registrare una flessione a doppia cifra nei volumi degli scambi commerciali, fatta eccezione di alcune zone quali l’Africa, il Medio Oriente e le Comunità degli Stati Indipendenti. Analizzando nello specifico le stime dell’organizzazione mondiale del commercio, il Nord America e l’Asia saranno i mercati geografici che registreranno il più ripido declino nel volume delle esportazioni.

La OECD ha dichiarato previsioni affini che coinvolgono più nello specifico ulteriori aree: oltre il mercato nordamericano e asiatico, altri mercati profondamente connessi con la Cina, come ad esempio la South Korea, l’Australia ed il Giappone presenteranno tassi di crescita in larga diminuzione. In Europa, secondo la OECD le principali economie subiranno dei dissesti a fronte della continua diffusione virale e dell’adozione sempre più massiccia di misure restrittive che frenano l’attività produttiva dei poli industriali a livello regionale (l’Italia Settentrionale viene riportata come un valido esempio).

A fronte dunque di tali contrazioni delle attività, le Nazioni Unite prevedono che il flusso di investimenti diretti esteri potranno ridursi ai livelli minimi registrati durante la crisi finanziaria globale del 2008/2009, con un tasso di riduzione compreso tra il 5% e il 15%.

Quali saranno i settori più suscettibili?

Se si volessero elencare i settori maggiormente colpiti dalla corrente crisi provocata dal COVID-19 il comparto energetico risulterebbe in cima alla lista. In linea generale, i rallentamenti economici provocano una riduzione nella domanda di energia e il blocco globale generato dalla pandemia non è un’eccezione alla regola. Il declino dell’attività industriale registrato negli ultimi mesi ha comportato una riduzione della domanda di prodotti annessi al settore energetico, come ad esempio il petrolio grezzo, provocando una significativa riduzione dei prezzi (secondo il Fondo Monetario Internazionale il petrolio grezzo ha registrato un deprezzamento del 39.6% tra Febbraio e Marzo, raggiungendo il valore di $32.30 a barile) che a sua volta si riversa negativamente sui produttori di energia, i fornitori di energia rinnovabile ed i produttori di veicoli elettrici.

Inoltre, ha fatto notare la WTO, i settori che saranno impattati maggiormente sono quelli che presentano le catene di approvvigionamento più ampie, come il settore automobilistico, severamente colpito dalla carenza di componenti e scorte da parte dei produttori di auto, e dell’elettronica, impattata dall’interruzione dell’attività industriale in Cina che ha causato forti ritardi nella produzione e nel trasporto di computer, telefoni, giocattoli e attrezzature mediche.

Sebbene non sia nominato esplicitamente nelle previsioni dell’organizzazione mondiale del commercio, è molto probabile che il settore dei servizi possa manifestare un notevole rallentamento, tenuto conto delle restrizioni applicate ai viaggi, ai trasporti e alla chiusura dei negozi e strutture ricettive. Alcuni settori come ad esempio quello dei servizi tecnologici sono in crescita per soddisfare la domanda di impiegati che hanno iniziato a lavorare da casa per via delle ordinanze governative.

A tali previsioni si aggiungono quelle realizzate dal Centro degli studi strategici e internazionali, (Center of Strategic and International Studies o CSIS) secondo il quale le attività legate al turismo e ai viaggi saranno quelle maggiormente colpite a causa dell’incoraggiamento al “social distancing” e dell’invito a rimanere a casa da parte delle autorità internazionali. Come diretta conseguenza di tali misure, la popolazione mondiale non soltanto non viaggerà oltreoceano, ma non lascerà la propria città per un pò di tempo. Analogamente, il valore delle azioni delle principali catene alberghiere è crollato nelle ultime settimane. A confermare l’andamento in ribasso del settore, l’associazione dei trasporti aerei internazionali (International Air Transport Association) ha comunicato che il COVID-19 potrebbe impattare negativamente sul fatturato delle compagnie aeree internazionali tra i 63 miliardi e i 113 miliardi di dollari.

Nella lista compare anche il mercato del cinema, altro settore che registrerà una percentuale di crescita con segno negativo: ci si attende, infatti, una perdita di oltre 5 miliardi a livello globale in risposta alle basse vendite al botteghino. Molteplici sono le compagnie cinematografiche che hanno posticipato le date di uscita dei film a causa della diffusione del virus e molti cinema rimarranno chiusi poiché la popolazione è invitata ad evitare l’esposizione a luoghi affollati.

Cosa dovremmo aspettarci nel prossimo futuro?

A livello scientifico non si è giunti ancora ad una completa e chiara comprensione del comportamento del virus, del suo tasso di trasmissione e dell’intera estensione del contagio. Per di più, la crisi annessa alla sua rapida e continua evoluzione ha creato un sentimento comune di incertezza e instabilità che lascia spazio solo ad una serie di quesiti che rendono molto difficile e volatile una stima dello scenario futuro.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Maria Chiara Migliaro, redazione@exportiamo.it

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