Secondo l’analisi del Centro Studi di Confindustria di ottobre 2019, l’export ha rappresentato nei primi otto mesi dell’anno il fattore maggiormente dinamico dell’economia italiana, soprattutto grazie all’andamento del settore farmaceutico e dell’abbigliamento-pelli.
Da gennaio ad agosto 2019, nonostante si sia registrato un generale rallentamento dell’economia mondiale e una conseguente crescita relativa del Pil nostrano, la componente delle esportazioni del Made in Italy nello stesso periodo ha registrato un andamento positivo, con una crescita del +2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, rappresentando così la voce maggiormente in salute e dinamica per la nostra economia. Questi risultati sono da attribuire a diversi fattori, ma tra i principali punti di forza che hanno sostenuto le nostre esportazioni troviamo sicuramente la profonda eterogeneità delle categorie merceologiche, dei Paesi ricettivi e delle aree di origine delle stesse.
Tuttavia, l’andamento positivo di tale componente è da ricercare principalmente negli scambi di alcune categorie merceologiche specifiche, che hanno registrato performance particolarmente incoraggianti nel periodo dell’analisi. Tra queste, sono senza dubbio da evidenziare il settore farmaceutico e dell’abbigliamento-pelli, che da soli hanno contributo a un incremento pari quasi alla crescita complessiva dell’export italiano nei primi otto mesi del 2019. Inoltre, è stata registrata l’importante espansione delle vendite di beni nei settori alimentari-bevande e nei comparti sportivi, giochi, musicali e medicali.
Con riguardo al comparto farmaceutico, l’importante crescita delle vendite nei mercati internazionali è stata anche merito della numerosa presenza di multinazionali, concentrate prevalentemente nel Lazio, che hanno come principale mercato di destinazione gli Stati Uniti. Il comparto abbigliamento-pelli trova invece nella Toscana una maggior concentrazione di multinazionali e la Svizzera, principale hub logistico per il settore nella zona euro, ha rappresento il Paese maggiormente ricettivo per i prodotti del Made in Italy.
Altra questione per i beni intermedi e di investimento che riguardano circa i 2/3 delle esportazioni nostrane, che hanno registrato nei primi otto mesi dell’anno una sostanziale stagnazione delle esportazioni, a causa del rallentamento globale dell’industria manifatturiera, con particolare riferimento alle filiere che ruotano attorno all’economia tedesca, che hanno rilevato negli ultimi mesi una evidente debolezza delle esportazioni, a causa della profonda integrazione della Germania con le catene globali del valore.
Tuttavia, l’analisi del Centro Studi di Confindustria ha evidenziato come gli esportatori italiani siano particolarmente bravi a ottenere il massimo vantaggio dalle più recenti politiche internazionali, come in Canada e Giappone dove sono entrati in essere i nuovi accordi commerciali della Ue e in Usa dove i prodotti nostrani sono andati a sostituirsi a quelli cinesi colpiti dai Dazi imposti dall’amministrazione Trump.
Tuttavia, si segnala come questi fattori, seppur positivi, risultano solo temporanei e la continua instabilità politico-economica globale non favorisce sicuramente una sostanziale ripresa economica. Per le esportazioni italiane è necessario in primis un rilancio della produzione industriale mondiale, legata a doppio filo con lo scenario politico-economico mondiale, che negli ultimi tempi sembra stia aprendo a spiragli di distensione con le trattative sui dazi riprese tra Usa e Cina.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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