In un contesto globale sempre più complicato, nel quale instabilità e incertezza guidano i mercati, i Paesi che rischiano maggiormente con la guerra commerciale in atto sono quelli con una propensione all’export più forte, Italia in primis. La Lombardia è la prima regione italiana per valore dell’export, contribuendo per il 28% delle esportazioni nostrane. Nell’articolo abbiamo analizzato “L’Indagine Internazionalizzazione 2019 - Le Imprese Lombarde nelle Catene Globali del Valore” realizzato da Confindustria Lombardia per comprendere come si stia comportando il tessuto economico lombardo in relazione all’attuale scenario globale.
Lo scenario macroeconomico mondiale
Lo scenario attuale è caratterizzato da una sempre maggiore e marcata instabilità a livello globale e due sono i principali fattori che contraddistinguono questo periodo storico: da un lato la sempre maggiore bipolarizzazione dell’economia da parte di USA e Cina, con le due superpotenze ormai nel mezzo di una guerra commerciale che non accenna a dare segni di arresto, dall’altro le economie emergenti stanno avanzando da anni a un tasso nettamente superiore rispetto alle “vecchie” potenze economiche mondiali, dando origine a un fenomeno di avvicinamento generale delle economie dei Paesi.
Se fino a qualche anno fa si poteva ancora ipotizzare un’evoluzione dello scenario economico e politico nel quale si sarebbe potuto vedere una pluralità di Paesi emergenti divenire dei veri e propri poli di attrazione rispetto alla relativa area di influenza, siamo oggi davanti a un contesto nel quale diventa sempre più chiaro che stiamo entrando in una nuova epoca caratterizzata da una nuova forma di bipolarismo tra le due superpotenze economiche degli ultimi anni: USA e Cina.
Già nel 2010 l’economia cinese era riuscita raggiunto il secondo posto su scala mondiale, distinguendosi e staccandosi dai Paesi emergenti. La situazione odierna vede un valore dell’economia cinese notevolmente aumentato, arrivando a toccare i 14 trilioni di dollari nel 2018, ovvero circa 3-4 volte superiore alle economie che seguono, come il Giappone, con un valore di 5 trilioni di dollari, la Germania 4 trilioni, l’India, la Francia e il Regno Unito 3 trilioni di dollari. L’Italia si ferma a 2 trilioni e rimane nel G7 nonostante non risulti tra le prime sette economie al mondo.
In questo contesto diviene fondamentale per l’Italia e l’Europa cercare di non perdere la centralità economica e politica che contraddistinguono l’Unione da anni. Per cercare di portare avanti una strategia che non porti in secondo piano i Paesi dell’eurozona, le tattiche possibili sono molteplici. Come si è potuto vedere negli ultimi anni, la fluidità delle alleanze ha caratterizzato notevolmente i rapporti tra i Paesi europei e le due superpotenze: un esempio è stata la firma del MoU tra Italia e Cina con il quale l’Italia ha in qualche modo riequilibrato le sue alleanze e i piani di sviluppo economico.
In egual modo, anche la guerra commerciale in atto permette di scorgere delle possibilità economiche per i Paesi europei: secondo stime UNCTAD ammonterebbe a 70 miliardi di dollari il commercio bilaterale tra Stati Uniti e Cina, di cui 50 miliardi dagli Usa e 20 dalla Cina, che potrebbero essere intercettati dai Paesi dell’Unione europea.
Va da sé che in un contesto di questo genere, è di fondamentale importanza porre particolare attenzione nel distinguere tattiche di breve e tattiche di medio-lungo periodo, nello scegliere il genere di alleanze da stringere, per non incorrere nell’inimicarsi una o l’altra superpotenza, o addirittura entrambe.
L’internazionalizzazione delle imprese lombarde
Come si pongono in questo contesto così complesso le imprese lombarde? Da sempre la Lombardia si dimostra particolarmente orientata verso l’internazionalizzazione delle sue imprese e dei suoi prodotti. Basti pensare che nel 2018 l’export lombardo ha raggiunto un valore complessivo di 127 miliardi di Euro, in ascesa del +5,2% rispetto all’anno precedente, rappresentando il 28% del totale delle esportazioni italiane.
Tra i punti di forza della regione va sottolineata la presenza di una notevole varietà dimensionali di impresa e la forte propensione verso l’estero delle medie e grandi aziende che si integrano sinergicamente con le multinazionali e con le MPMI presenti sul territorio. Si pensi che in Lombardia sono in attività il 31% del complesso di imprese manifatturiere nazionali. Tutti questi fattori fanno si che la regione risulti particolarmente interessante per gli investitori esteri, riuscendo ad attrarre ogni anno approssimativamente il 40% dei nuovi investimenti diretti esteri in Italia e concentra 6.400 imprese multinazionali estere, corrispondenti al 45% del totale presente nel territorio nazionale.
Secondo l’indagine elaborata da Confindustria Lombardia, le principali caratteristiche e peculiarità delle imprese lombardi operanti con l’estero sono:
• la modalità di presenza all’estero maggiormente diffusa continua ad essere gli scambi diretti: le esportazioni per il 94% delle imprese e le importazioni per il 64%. La presenza diretta invece interessa circa il 10% delle imprese e ancora meno comuni sono le strategie più complesse afferenti all’internazionalizzazione produttiva.
• In media il fatturato estero incide per il 45% sul complesso, con valori più elevati all’aumentare della dimensione aziendale: 38% per le micro, 41% per le piccole imprese, 51%per le medie, fino al 58% per le grandi. La tendenza di crescita si è dimostrata positiva nel tempo, nonostante le aspettative si siano ridotte rispetto alla precedente analisi del 2017;
• i Paesi di destinazione principali dell’export lombardo sono Germania, Francia e Spagna. Se si considera invece il numero di sedi commerciali, troviamo al primo posto gli Stati Uniti e a seguire Francia, Germania e Cina;
• I servizi a supporto delle imprese nei processi di internazionalizzazione maggiormente richiesti da tessuto economico lombardo sono la ricerca di partner esteri (per il 63%) e gli incontri B2B (per il 44%), seguono la consulenza su tematiche tecniche (32%) e l’assistenza sui finanziamenti agevolati (28%);
• Il 70% delle imprese si appoggia su fornitori lombardi, evidenziando come le realtà territoriali riescono a trovare le forniture che necessitano direttamente all’interno dei confini regionali;
• Più della metà delle aziende opera su commessa o in subfornitura e il 95% delle realtà non internazionalizzate che lavorano in subfornitura ha il committente principale con sede in Lombardia nel 56% dei casi e nel resto d’Italia nel 39%;
• Le filiere sul territorio sono molto lunghe e vengono trainate dalle grandi aziende: rispetto al totale delle imprese in subfornitura, un terzo lavora per grandi committenti rivolti ai mercati Ue ed extra-Ue.
Tra gli altri fattori vincenti del territorio, si evidenziano: la qualità delle produzioni, il valore del Made in Italy generato, la varietà delle competenze riscontrabili sul territorio, il know-how e la formazione delle risorse umane, la maggiore flessibilità nell’adattare il prodotto finale.
Un ultimo elemento qualificante nella relazione tra la grande impresa internazionalizzata e la propria filiera di fornitori lombardi è la sussistenza di una reciprocità mutuamente benefica. La qualità del tessuto produttivo lombardo è tale che in alcuni casi gli stessi fornitori sono imprese internazionalizzate e innovative, in grado di supportare i propri committenti nel posizionamento sui mercati esteri e nei processi di innovazione.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Federico Milone, redazione@exportiamo.it
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