L’8 maggio 2018 Donald Trump ha annunciato l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul programma nucleare dell’Iran, decidendo di ripristinare in tale modo tutte le sanzioni precedentemente revocate nell’ambito di quest’accordo (per maggiori dettagli sulle ultime sanzioni contro l’Iran si consiglia di consultare questo approfondimento).
Sin da subito l’Unione Europea non ha nascosto la propria preoccupazione di fronte all’eventualità di una nuova guerra commerciale fra Washington e Teheran, impegnandosi però nel contempo a fare tutto il possibile per tenere aperti i flussi commerciali con l’Iran.
E infatti, già negli scorsi mesi Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue, aveva annunciato l’istituzione di uno Special Purpose Vehicle (Spv), ovvero di uno strumento finanziario per consentire alle imprese comunitarie di continuare a fare affari “in modo legittimo” con l’Iran nonostante le sanzioni Usa.
Un modo per smarcarsi da Washington, ma anche per confermare il dialogo con un partner strategico come Teheran.
Dopo tanti mesi di lavoro e trattative, il 31 gennaio è stato finalmente annunciato che Germania, Francia e Regno Unito hanno costituito un canale di pagamento europeo per le transazioni con l’Iran. Questo canale di pagamento sarà chiamato “Instrument In Support Of Trade Exchanges” (Instex) e l’obiettivo è chiaro: aggirare le sanzioni statunitensi.
È di qualche giorno fa la notizia che altri otto paesi dell’UE, anche se non si sa ancora quali, hanno deciso di aderire al meccanismo: “A parte i tre paesi che hanno creato il meccanismo - Francia, Germania e Gran Bretagna - altri otto Stati membri dell’UE hanno deciso di aderire. Due altri paesi dovrebbero seguire le loro orme ”, ha infatti annunciato Nathalie Tocci, assistente della Mogherini, a margine dell’incontro del Valdai Club a Sochi. Come ha spiegato il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, «sarà un’istituzione europea, totalmente indipendente, che non avrà conti in dollari e nessun legame con la moneta statunitense». La Instex soprattutto dimostra agli iraniani che gli europei non sono allineati con Washington. “Ciò contribuirà a garantire che anche l’Iran riconosca che stiamo facendo la nostra parte - ha detto il ministro tedesco Heiko Maas - per adempiere ai nostri obblighi, e ora ci aspettiamo che l’Iran adempia ai propri , che resti in questo accordo e che lo rispetti.
Inizialmente, sarà utilizzato per il commercio di cibo, farmaci e dispositivi medici. In seguito, se si dimostrerà efficace, verrà esteso ad altri beni.
Avrà base a Parigi, sarà gestito da un esperto tedesco e avrà un advisory board a guida britannica.
Ma come funzionerà nello specifico?
Secondo quanto riportato dall’Agenzia di stampa iraniana ISNA, Instex permetterà di fare affari con l’Iran, con pagamenti in petrolio e gas, senza rischiare di incorrere nelle sanzioni statunitensi: nel momento in cui i Paesi europei compreranno il petrolio iraniano, potranno trasferire il denaro per il pagamento a Instex, che si occuperà delle transazioni finanziarie, mentre le piccole e medie imprese europee potranno ricevere i pagamenti degli loro affari con l’Iran direttamente da Instex, che funzionerà come una sorta di fondo.
L’ambasciatore cinese nell’Ue Zhang Ming, in un’intervista al Financial Times, ha dichiarato che anche le aziende cinesi potrebbero voler ricorrere a questo strumento, che in questo momento rimane limitato alle sole imprese europee.
Il vice ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araqchi, ha commentato: «Per noi, è il primo passo di una serie di impegni degli europei verso l’Iran, anche se naturalmente ci saranno pressioni degli Stati Uniti». Della situazione Mogherini ha detto di aver discusso con gli Stati Uniti, in particolare col segretario di Stato Usa Michael Pompeo, e che non costituisce un problema per le relazioni transatlantiche. Ma adesso si attende la reazione di Trump.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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