La Cina rappresenta sempre più un mercato da prendere in considerazione: tecnologie all’avanguardia, sperimentazioni uniche e consumatori attenti ad acquistare l’ultima novità disponibile.

Di questo ne è consapevole anche il governo cinese che con l’intento di facilitare l’incontro tra la Cina e le imprese internazionali ha dato il via a nuove politiche che agevolano la loro entrata grazie a degli strumenti burocratici capaci di facilitare i processi di accesso.

Tommaso Lazzari, Managing Partner di Seta Capital, boutique specializzata in M&A e consulenza crossborder tra l’Italia e la Cina, ha creato una “mappa” per tutti gli imprenditori che cercano informazioni su come agire in modo operativo.

1. Registrare il proprio marchio in Cina

Il nome dell’azienda è il primo elemento da tenere in considerazione per lavorare con il mercato cinese. La registrazione del marchio in Cina permette, ad esempio, di aprire uno store online su Alibaba e per essere sicuri che il nome non sia già stato registrato da altri, si può consultare il sito.

Attenzione: come spesso accade il sito è solo in cinese, perciò la navigazione non è facile se non si conosce la lingua.

2. Fondare la società in modo strategico

Aprire un’azienda in Cina in modo strategico vuol dire avere degli uffici sul territorio di fondazione. C’è effettivamente una seconda opzione, ovvero l’apertura di un ufficio di rappresentanza, ma la tassazione più elevata rischia di appesantire ancora di più il processo di entrata nel mercato cinese.

Le modalità di registrazione della società variano a seconda delle province e per facilitare l’operazione, visto che molti siti sono interamente scritti in lingua cinese, Seta Capital ha creato una guida con le istruzioni che si può trovare a questo link.

La scelta della provincia è molto importante: a seconda della provincia, e alle volte della città, è possibile usufruire di agevolazioni e vantaggi che il governo cinese ha promosso al fine di supportare le società straniere che decidono di fondare la loro attività in Cina come la detassazione completa per i primi due anni dalla fondazione, l’educazione gratuita per i figli dei manager e appartamenti gratuiti per gli impiegati.

Questi elementi sono da tenere in considerazione soprattutto quando si costruisce il business plan dell’azienda che include gli investimenti iniziali per far partire la società.Un’analisi approfondita delle agevolazioni ottenibili dalla provincia in cui si vuole creare la società è necessaria al fine di fare una scelta strategica.

3. Aprire un conto corrente e procedere con la fatturazione elettronica

Conclusa la parte burocratica per la costituzione della società, il passo successivo è aprire un conto corrente e versare il capitale sociale che in Cina deve essere fatto entro 365 giorni dalla registrazione.

La fatturazione elettronica in Cina è una realtà già da molti anni e grazie a delle chiavi hardware si accede e si opera con grande facilità all’interno del FaPiao ovvero la piattaforma per registrare le fatture.

4. Ottenere il visto di lavoro

Una volta creata la società, l’imprenditore deve richiedere il visto di lavoro per vivere e lavorare in Cina. Il visto viene assegnato da un sistema che analizza alcuni fattori tra i quali: l’educazione, il livello di prestigio dell’università frequentata, il curriculum, l’attuale salario, il livello di conoscenza della lingua cinese. Il punteggio totale da ottenere per il visto di lavoro come lavoro specializzato è di almeno 70 punti su cento.

5. Attivare le leve di marketing

Conclusa la burocrazia, è il momento per l’imprenditore di vendere il proprio prodotto sul mercato cinese e per farlo dovrà dare il via ad una strategia di marketing che sia supportata da una grande conoscenza del nuovo mercato a cui ci si sta approcciando e di quali sono i canali di vendita e le leve da utilizzare.

L’e-commerce è sempre un veicolo redditizio se saputo progettare con competenza. Tuttavia, i canali di vendita online nel mercato cinese, sono abbastanza diversi da quelli utilizzati in occidente e hanno delle regole ferree anche solo per registrarsi e iniziare le attività. Tra questi ci sono TaoBao, TMall, JD.com e Wechat.

TMall è una delle piattaforme più interessanti perché per evitare la distribuzione di prodotti falsi in Cina, ha impostato dei requisiti rigidissimi solamente per entrare: una cauzione di 25mila euro, l’analisi dei membri del team per valutarne l’esperienza e del business plan che deve rispondere ad altri criteri legati alla scalabilità dell’azienda.

Ma TMall è una piattaforma premium: in caso non venisse approvata la candidatura dell’azienda, ci sono tante altre piattaforme in cui è facile rientrare nei criteri, un passo comunque molto intelligente visto che le recensioni sono all’ordine del giorno negli e-commerce cinesi e riuscire ad avere delle buone recensioni anche in una piattaforma più ristretta, permetterà in futuro di avere uno storico che dimostrerà la validità del brand.

Il sistema di review è sviluppato al di fuori degli e-commerce in alcuni siti come Little Red Book (xiaoHongShu), DouYin, Wechat.

6. Ricercare i migliori talenti

Il mondo del lavoro in Cina permette ai dipendenti di dimettersi e trovare dopo qualche giorno un’altra società pronta a fargli un’offerta. Un elemento rassicurante per i lavoratori ma per gli imprenditori è un’incertezza che non si possono permettere.

Ecco perché le società sono in un’eterna fase di recruiting che viene fatta sia online che offline. La ricerca online viene svolta principalmente su alcuni gruppi WeChat e in altre piattaforme come shixiseng; la ricerca offline verte invece sull’attivazione di società di head hunting o accedendo direttamente ai career services delle università.

Entrare nel mercato cinese è un’avventura complessa ma che se portata avanti seguendo minuziosamente gli step citati porta a grandi numeri in termini di fatturato e una scalabilità davvero unica, motivo per cui essere seguiti da esperti che possano guidare il passaggio rende questa avventura non solo più semplice ma anche più tranquilla.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Tommaso Lazzari, Seta Capital, redazione@exportiamo.it

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