La Spagna rappresenta per l’Italia il 4° mercato di destinazione dopo Germania, Francia e Stati Uniti con un peso del 5,2% sul totale dell’export tricolore. Nel 2018 l’interscambio commerciale tra Roma e Madrid ha raggiunto quota 43,7 miliardi di euro esibendo un tasso di crescita del 3,1% rispetto al 2017. Scopriamo insieme quali sono i settori più importanti per il Made in Italy in Spagna.
Secondo SACE SIMEST tra i mercati esteri su cui puntare con decisione nel prossimo triennio vi è sicuramente la Spagna: infatti per la società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti l’export Made in Italy potrebbe crescere in valore ad un ritmo medio annuo del 4% fino al 2022. Nel 2018 l’interscambio con la Spagna (4° mercato di destinazione) si è chiuso a 43,7 miliardi di euro frutto di esportazioni verso Madrid per 21,1 miliardi ed importazioni per 22,7 miliardi che dunque fanno segnare per il Belpaese un saldo negativo nella bilancia commerciale pari a 1,6 miliardi.
A livello macroeconomico la Spagna sta esibendo negli ultimi anni una dinamica positiva del PIL che dopo la crescita del 3% fatta registrare nel 2017 ha chiuso con un +2,6% il 2018 ed ancora secondo il FMI nel 2019 il tasso di crescita dovrebbe attestarsi al +2,2%, valore superiore alla media europea. Il saggio di disoccupazione è sceso dal 17,2% fatto registrare a fine 2017 al 15,3% dello scorso anno, mentre secondo le previsioni per il 2019 questo dovrebbe attestarsi al 13,9%.
Il debito pubblico è rimasto sotto l’obiettivo del 3% del PIL, condizione che permetterà alla Spagna di uscire finalmente dalla procedura per deficit eccessivo avviata nel 2009.
Il Paese iberico occupa il 30esimo posto nella classifica “Ease of Doing Business” stilata annualmente dalla Banca Mondiale: tra le caratteristiche principali segnaliamo la facilità nel processo di sdoganamento che, unito alla posizione strategica tra il continente Europeo ed Americano, fanno della Spagna un hub logistico fondamentale.
Lo scenario politico invece è dominato dalla difficoltà di trovare un accordo per comporre una possibile maggioranza tra i socialisti di Pedro Sànchez e Podemos dopo più di due mesi dalle ultime elezioni. Tale situazione, con il possibile ritorno anticipato alle urne, potrebbe riflettersi in maniera negativa sul momento d’oro che sta vivendo l’economica spagnola.
Commercio estero e settori d’interesse
A livello globale nel 2018 la Spagna ha prodotto un interscambio di 603,8 miliardi di euro con un deficit nella bilancia commerciale pari a 33,8 miliardi frutto di 285 miliardi esportati (+3,2% rispetto al 2017) e 318,8 miliardi importati (+5,4%).
Madrid esporta soprattutto agroalimentari e bevande (16,6% sul totale e +0,4%), autovetture (13% e -0,2% rispetto al 2017), prodotti chimici (11,5% e +3,8%), apparecchiature e componenti per veicoli (6,7% e +5,1%), combustibili e lubrificanti (6% e +16,6%), prodotti della fonderia (4,1% e +4,9%) e abbigliamento (4% e -0,3%).
Per quanto riguarda invece le importazioni spiccano quelle di combustibili e lubrificanti (14,3% sul totale e +19,4%), prodotti chimici (13,5 e +7,9%), apparecchiature e componenti per veicoli (7,8% e +0,8%) e autovetture (7% e +5,4%).
Tra i Paesi fornitori della Spagna al primo posto troviamo la Germania con 40,1 miliardi di euro esportati verso Madrid nel 2018 (+3,1% rispetto al 2017) ed una quota sul totale delle importazioni pari al 12,6%. Seguono nella graduatoria Francia (34,48 miliardi e +3,2%), Cina (26,9 miliardi e +4,2%), Italia (21,1 miliardi e +3,9%), Stati Uniti (13,1 miliardi e -3,1%), Paesi Bassi (12,9 miliardi e +3,4%) e Portogallo (11,5 miliardi e +4,5%).
Per ciò che concerne i Paesi clienti invece troviamo in prima posizione la Francia con 42,97 miliardi (+3,8% rispetto al 2017) ed una quota sul totale delle esportazioni spagnole pari al 15,1%. A seguire Germania (30,7 miliardi e +0,5%), Italia (22,7 miliardi e +2,7%), Portogallo (21 miliardi e +5,2%), Regno Unito (18,9 miliardi e +1,3%), Stati Uniti (12,8 miliardi e +2,6%) e Paesi Bassi (10 miliardi e +4,5%).
Nel dettaglio l’Italia nel 2018 ha esportato in Spagna principalmente:
- Prodotti chimici: 3,1 miliardi di euro (14,5% sul totale e +9,2% rispetto al 2017);
- Apparecchiature e componenti per veicoli: 1,56 miliardi (7,4% sul totale e -7,6);
- Combustibili e lubrificanti: 1,54 miliardi (7,3% sul totale e +1,8%);
- Agroalimentare e bevande: 1,52 miliardi (7,2% sul totale e -1,6%);
- Prodotti da fonderia: 1,27 miliardi (6% sul totale e +6,7%);
- Autovetture: 1,26 miliardi (6% sul totale e +20,2%);
- Apparecchiature e componenti elettronici ed informatici: 850 milioni (4% sul totale e +46,8%);
- Abbigliamento: 796 milioni (3,8% sul totale e -6,2%);
- Materie tessili: 447 milioni (2,1% sul totale e -4,3%);
- Prodotti siderurgici: 421 milioni (2% sul totale e +13,5%);
- Confezioni ed imballaggi: 403 milioni (1,9% sul totale e +7,5%).
In definitiva la Spagna rappresenta un mercato di prossimità fondamentale per il Made in Italy che può sicuramente migliorare le performance in alcuni settori chiave come meccanica, automotive, agroalimentare ed abbigliamento che hanno vissuto un 2018 in flessione rispetto agli anni precedenti. I dati macroeconomici storici e previsionali sulla Spagna denotano un’economia in ripresa con tassi di crescita superiori rispetto alla media europea. Molto comunque dipenderà anche dal quadro politico che ad oggi appare nebuloso a causa della difficoltà di comporre una maggioranza capace di governare il Paese. SACE SIMEST prevede un aumento dell’export italiano in valore con un tasso medio annuo del 4% fino al 2022: l’obiettivo dell’Italia è sicuramente quello di riequilibrare la bilancia commerciale che ad oggi pende dalla parte di Madrid.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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