Il Libano ha recentemente varato un massiccio piano di investimenti con l’obiettivo di rilanciare l’economia del Paese partendo dalla ricostruzione delle proprie infrastrutture. Numerose opportunità si profilano per le imprese italiane. Vediamo quali.
Stretto per decenni nella morsa della guerra civile da un lato e dal sanguinoso conflitto con Israele dall’altro, il Libano si presenta oggi come un Paese intenzionato a ricostruire il proprio futuro ripartendo dalle macerie della guerra ed investendo sull’ammodernamento delle proprie infrastrutture.
I conflitti degli anni precedenti e le recenti conseguenze derivanti dalla crisi siriana hanno infatti contribuito al declino delle infrastrutture esistenti, soprattutto nei settori trasporti ed energia, e per tale ragione il Governo ha individuato una serie di grandi progetti infrastrutturali, nominato “Capital Investment Program” (CIP) con l’obiettivo di contribuire alla crescita economica del Paese.
Il Capital Investment Program è parte integrante del Lebanon Economic Vision 2025 – 2035, un piano varato nel 2018 dal governo libanese per raggiungere alcuni obiettivi fondamentali, tra i quali l’aumento del PIL, la riduzione del debito pubblico e il miglioramento della bilancia commerciale.
Con un valore di oltre 22 miliardi di dollari, il CIP è il più importante programma di investimenti nella storia del Paese. Il 40 percento dei progetti sarà finanziato con investimenti privati in modalità Private Public Partnership (PPP).
Questa apertura del Paese agli investimenti offre numerose opportunità alle imprese italiane interessate ad investire nello Stato del Vicino Oriente.
D’altronde la presenza commerciale italiana è già ben radicata e copre tutti i settori, dai beni d’investimento a quelli di consumo ed intermedi. Il mercato locale, nonostante le sue ridotte dimensioni, dispone inoltre di un elevato grado di apertura a scambi e triangolazioni varie, nei segmenti qualitativamente alti, ed è anche piattaforma di lancio verso l’area mediorientale. Le società libanesi sono infatti ben radicate nei Paesi del Golfo e nel Kurdistan irakeno, lavorando soprattutto nei settori delle costruzioni e di ingegneria, ed è qui che spesso vengono riesportati i macchinari che il Libano importa dall’Italia.
Nel complesso l’Italia gode di un’ottima immagine come partner commerciale e si riscontra una naturale propensione dei libanesi verso l’Italia soprattutto per quanto riguarda meccanica, design e generi alimentari, come si può evincere dalle parole dell’Ambasciatore italiano in Libano Massimo Marotti che Exportiamo ha avuto l’onore di intervistare (per leggere l’intervista clicca qui) o da quelle di Francesca Zadro, direttore di ICE Beirut (per leggere l’intervista clicca qui).
Partendo da questo significativo capitale di stima le imprese italiane hanno dunque enormi possibilità in Libano, basta saper intercettare i settori più promettenti.
Quali sono i settori dove investire in Libano?
I settori in cui si profilano maggiori opportunità per le aziende italiane sono:
- Settore energetico
La produzione locale effettiva di energia elettrica non copre il fabbisogno energetico giornaliero. La quantità di energia elettrica prodotta dalle 9 centrali termoelettriche del Paese, che versano peraltro in pessime condizioni, è di circa 1.960 MW, che però non soddisfano il fabbisogno energetico giornaliero che durante l’estate è 3.400 MW. Il Ministero dell’Energia e dell’Acqua ha approvato nel 2019 un Piano Strategico Nazionale che prevede l’avvio di procedure di gara a livello internazionale per garantire la fornitura di energia elettrica il più rapidamente possibile, al minor costo possibile e con un impatto ambientale minimo.
- Gas naturale liquefatto
Dal 2010 il Governo libanese si è impegnato a rafforzare tutte le iniziative pubbliche, private ed individuali tese ad adottare l’utilizzo di energie rinnovabili, per raggiungere il 12% dell’offerta elettrica e termica. Lo scorso anno è stato lanciato il piano NEEAP 2016-2020 il cui obiettivo è quello di risparmiare circa 1,514.2 GWh nei 5 anni di durata del progetto e il raggiungimento del 12% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.
- Settore acqua e irrigazione
Nonostante gli sforzi del governo, a partire dagli anni 90, per la riabilitazione della rete delle infrastrutture idriche, ancora oggi il Paese non è servito da un adeguato sistema di gestione dell’acqua. L’approvvigionamento idrico è ancora razionato a causa della assenza delle risorse idriche, delle interruzioni di corrente e del costo energetico eccessivo per il funzionamento delle stazioni di pompaggio. Inoltre non sono disponibili risorse idriche aggiuntive adeguate e le risorse idriche superficiali e sotterranee sono fortemente inquinate a causa della scarsa gestione delle acque reflue. Le risorse pubbliche disponibili coprono solo il 60% della domanda totale.
- Sviluppo del porto di Tripoli
Nel corso del 2019, il porto di Tripoli, il secondo più grande porto del Libano dopo Beirut, dovrebbe beneficiare di ulteriori lavori di ampliamento. Il porto di Tripoli è strategico per la movimentazione delle merci verso la Siria. L’anno scorso il parlamento Libanese ha approvato un prestito di 86 milioni di dollari concesso dalla Banca Islamica di Sviluppo e sottoscritto dal Consiglio per lo Sviluppo e la Ricostruzione. La gara per i lavori di ampliamento sarà pubblicata nei prossimi mesi e i lavori previsti dovrebbero consentire di completare gli impianti già esistenti.
- Settore dell’agroindustria
Questo settore si caratterizza per la prevalenza di colture di basso valore, tra cui il tabacco. Inoltre, la bassa produttività di molte colture, come le olive, è causata da tecniche obsolete, bassi investimenti in tecnologia, scarso accesso ai mercati globali e deboli infrastrutture post-raccolta. Obiettivo del governo è sostenere gli agricoltori favorendo il miglioramento degli standard di qualità e il passaggio a colture a maggiore valore aggiunto e migliorando la produttività dei piccoli proprietari agricoli attraverso l’utilizzo di macchinari e metodi più moderni e tecnologicamente più avanzati.
Le opportunità dunque non mancano, e in un Paese in cerca di spunti innovativi per rilanciare la propria economia, il valore aggiunto che l’Italia può offrire non è da sottovalutare.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi, redazione@exportiamo.it
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