Il Brasile è un mercato di circa 210 milioni di consumatori e per questo attrae – quasi per inerzia – le attenzioni di businessmen, imprese ed investitori internazionali. Tuttavia, proprio a causa delle sue imponenti dimensioni (è il quinto stato più grande al mondo) e della burocrazia non proprio business friendly, non è affatto facile muoversi senza correre il rischio di commettere errori. Exportiamo.it, in collaborazione con la redazione brasiliana di Exportamos.com.br, si propone di fornire alcuni consigli utili per esportare con sicurezza in Brasile.

1. Sfruttare le buone relazioni fra Italia e Brasile

Il Brasile continua a rappresentare il principale partner dell’Italia tra i Paesi dell’America Latina. L’Italia, infatti, è il 7° fornitore del Brasile, il 2° tra i Paesi europei, dopo la Germania e prima della Francia. Sul fronte inverso il Belpaese rappresenta per le merci brasiliane l’undicesimo mercato di sbocco. Dunque i rapporti di collaborazione tra i due Paesi sono sempre stati ottimi, soprattutto per l’affinità culturale che li lega. D’altronde, non possiamo dimenticare che il Brasile ospita una delle comunità italiane più numerose al mondo: su circa cinque milioni di italiani residenti all’estero, ben il 10% (circa 500 mila) risiedono in Brasile, ma se consideriamo anche gli oriundi si arriva a superare i 30 milioni di persone, circa 1/7 sul totale della popolazione brasiliana.

2. Attenzione: ognuno dei 26 stati può avere tasse e procedure peculiari

Come riportato, il Brasile è il quinto Paese più grande al mondo – sia in termini di dimensioni, con un’area di circa 8,5 milioni di kmq – sia in termini di popolazione, con circa 210 milioni di abitanti. Essendo uno Stato federale, composto da 26 Stati più un distretto (in cui si trova la capitale Brasilia) ogni Stato ha una legislazione a sé stante e può applicare imposte con aliquote differenti. Per cui quando si pensa di avviare una attività commerciale o una semplice esportazione verso il Brasile, è consigliato studiare ed individuare sin da subito lo Stato su cui si ha intenzione di “concentrare il proprio business” .

3. Prendere coscienza che la richiesta di Made in Italy non è uniforme in tutto il Paese

Proprio perché il Brasile presenta delle dimensioni continentali è bene soffermarsi su alcune zone geografiche e su specifici settori merceologici. In primis, non si può tralasciare l’agroalimentare, settore di punta del Made in Italy e molto apprezzato anche nel Paese sudamericano. Il food italiano è infatti associato alla qualità e si rivolge soprattutto ad una fascia medio-alta di consumatori. Le previsioni indicano che in Brasile il settore agroalimentare vedrà un aumento dei volumi di vendita da circa 28 mila a poco più di 29 mila tonnellate (+4,58%) tra il 2018 e il 2022 e, sempre nello stesso periodo, ci sarà un aumento delle vendite dei prodotti alimentari imballati del 7,8% (passando dagli attuali R$ 314.722 milioni nel 2018 a R$ 339.284,6 milioni nel 2022).

Dalla tabella che segue, ad esempio, si può notare che le importazioni di vino, di cui l’Italia è uno dei produttori e fornitori principali, si concentrano prevalentemente nello stato di San Paolo (38,4%), seguito da quelli di Santa Catarina e Spirito Santo. Questi ultimi sono stati situati più a sud dove il consumo di vino è maggiore, complice un clima più freddo, caratterizzato da una divisione più netta delle stagioni e da un potere d’acquisto più alto. Agli ultimi posti, invece, troviamo gli stati più caldi del nord, come Pernambuco o Alagoas, dove evidentemente il consumo di vino risente non solo delle temperature più calde, ma anche da un tenore di vita più modesto.

Degni di nota sono anche altri settori come il tessile, il farmaceutico e macchinari, per i quali il Brasile importa grandi quantità dall’estero e dove le imprese italiane possono incontrare interessanti opportunità di business. Seguono alcuni dati relativi alle variazioni delle importazioni, dal 2016 al 2018.

4. Non sottovalutare i dazi e le imposte all’importazione

Il Brasile è membro del Mercosur ovvero il Mercato Comune dell’America Meridionale, insieme a Argentina, Paraguay, Uruguay e Venezuela. Si tratta di un’unione doganale che applica le stesse tariffe ai prodotti provenienti da Paesi terzi. I prodotti vengono classificati attraverso la NCM, la Nomenclatura Común del Mercosur, che differisce leggermente (in particolare gli ultimi 4 numeri) da quella europea.

In base a tale nomenclatura e a seconda degli eventuali accordi commerciali preferenziali, vengono applicati determinati dazi ai prodotti in entrata nel territorio brasiliano. Quindi se è vero che da un lato il Brasile offre notevoli opportunità di business, è altrettanto vero che non bisogna avventurarsi, senza aver prima approfondito tutta la questione relativa ai dazi ed alle imposte da dover corrispondere.

Oltre ai dazi infatti sono in vigore anche altri tributi:

- IPI: Imposto sobre Produtos Industrializados, è un’imposta federale e calcolata in base al codice doganale. L’aliquota varia a seconda del prodotto in questione, in alcuni casi si è esenti, in altri si paga il massimo previsto (es. sigarette 30%);

- PIS/PAES e COFINS: sono imposte governative per il finanziamento di programmi di sviluppo e sostegno sociale e ammontano a 1,65% la prima e 7,6% la seconda. Quest’ultima può arrivare a 9,1% per i prodotti tessili;

- ICMS: Imposto sobre Circulação de Mercadorias e Serviços, è un’imposta statale e di conseguenza varia da stato a stato, oscillando tra il 7% e il 35% (dipendendo anche dal tipo di merce).

5. Studiare attentamente le procedure di sdoganamento

Le spedizioni destinate alla vendita possono essere importate solo da aziende (Trading Company) aventi la registrazione presso la dogana brasiliana e in possesso del RADAR, ovvero l’autorizzazione che permette di effettuare le operazioni di importazioni. Tali spedizioni sono soggette allo sdoganamento formale. Oltre alla Trading Company è necessario avvalersi di un Broker doganale, il cosiddetto despachante. Per quanto riguarda i prodotti di origine animale già pronti al consumo è necessaria inoltre l’ispezione da parte del MAPA, il Ministero dell’Agricoltura: ciascun tipo di prodotto, verrà ispezionato da uno specifico dipartimento (DIPOA, ANVISA, ecc). Molto spesso per procedere con lo sdoganamento formale è probabile che venga richiesto anche un Certificato di Origine o un Certificato Sanitario, che l’azienda esportatrice dovrà fornire.

6. Etichettatura: è bene fare riferimento al codice brasiliano di tutela del consumatore

Infine particolare attenzione richiede il processo di etichettatura del prodotto da immettere sul mercato brasiliano. Infatti il codice brasiliano di tutela del consumatore prevede delle regole ben diverse da quelle adottate dal regolamento europeo. Ad esempio, per quanto riguarda il posizionamento delle informazioni in etichetta, per il regolamento europeo non ci sono restrizioni particolari, mentre per quello brasiliano sì. Sia la denominazione che la quantità devono trovarsi non solo nello stesso campo visivo, ma in quello principale. La quantità deve poi essere impressa con un colore diverso e ben contrastante con il fondo dell’imballaggio.

Altra peculiarità: in Brasile non esiste una differenza tra la data di scadenza e la data di preferibile consumo (la cosiddetta distinzione tra “consumare entro il” o “preferibilmente il”). Esiste solo una data di scadenza (validade) e va espressa con mese e anno per gli alimenti con una scadenza superiore ai tre mesi.

Chi vuole esportare in Brasile deve sapere che potrebbe essere necessario riformulare radicalmente il layout, senza trascurare ovviamente la lingua. Infatti tutte le informazioni devono essere riportate in portoghese: nome del prodotto, quantità, qualità, prezzo, Paese d’origine, ecc.

In conclusione, prima di intraprendere un processo di esportazione verso il Brasile, è bene confrontarsi sin da subito con un buon consulente sulle procedure da seguire per non trovarsi con la merce bloccata in dogana o peggio ancora, rispedita al mittente!

Nei prossimi articoli analizzeremo nei dettagli alcuni aspetti da seguire a cura del mittente (imprese esportatrice) ed altri a cura del destinatario (impresa importatrice). Per ulteriori informazioni sul mercato brasiliano e su come espandere il proprio business al di là dell’Oceano è possibile contattare IBS America Latina scrivendo a f.dagostino@ibsal.com.br oppure chiamando la nostra sede italiana al numero 06-5919749.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca D’agostino, redazione@exportiamo.it

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