Da uno studio svolto da SumUp sulle 100 principali città europee arriva una triste conferma: i principali centri urbani del Belpaese sono ancora molto indietro rispetto a molte altre città del Vecchio Continente sotto il profilo dell’ambiente offerto per aprire e far crescere una PMI.
Le piccole e medie imprese rappresentano non solo il motore della nostra economia, dal momento che il 99,9% delle nostre imprese sono PMI, ma anche la spina dorsale dell’economia del Vecchio Continente. Tuttavia le condizioni per fare impresa cambiano non solo da Paese a Paese ma anche da città a città e, per questo, è bene analizzare nel dettaglio le caratteristiche di ciascun centro urbano prima di decidere dove localizzare la propria attività.
A venire incontro agli imprenditori europei (o aspiranti tali) c’è l’indice delle piccole imprese elaborato da SumUp, uno strumento attraverso cui è stato stilato un ranking delle città europee che offrono l’ambiente migliore per fare (piccola e media) impresa. L’indice prende in considerazione quattro variabili che contribuiscono a fornire una panoramica completa delle piccole imprese in Europa, attribuendo a ciascuna di esse un certo peso percentuale ai fini del calcolo complessivo. Le variabili considerate sono:
- tipologia e numero complessivo di piccole imprese per città (35%);
- numero di piccole imprese pro capite e per km² (15%);
- fornitura di spazi commerciali e il costo dei canoni di locazione (35%);
- misure finanziarie, iniziative dei cittadini e sussidi a sostegno delle piccole imprese (15%).
Lo studio, realizzato dall’azienda leader del Mobile Pos, ha preso in considerazione 100 città geograficamente localizzate in Europa selezionandole sulla base dell’ampiezza della loro popolazione e non considerando come criterio discriminante l’appartenenza all’Unione Europea.
I risultati dell’indagine sono stati abbastanza sorprendenti non solo per quanto riguarda le performance delle principali città italiane ma anche per l’ottimo posizionamento ottenuto da realtà spesso poco considerate. In prima istanza ciò che balza all’occhio è la straordinaria attrattività della Spagna capace di occupare 3 delle prime cinque posizioni con Valencia (1°) e Madrid (2°) e Barcellona (5°). A spezzare, almeno parzialmente, l’incontrastato dominio iberico ci sono due capitali dell’Europa Centrale, Vienna e Berlino, rispettivamente al terzo e quarto posto.
A completare la top ten troviamo la tedesca Essen (6°), la polacca Varsavia (7°) e tre mezze sorprese come Atene (8°), Praga (9°) e Birmingham (10°).
Infine si segnala che le città tedesche fanno comunque una discreta figura occupando nove dei primi trenta posti rappresentando quindi il principale competitor della città spagnole. Meno bene invece il Regno Unito che posiziona solo altre due città, oltre Birmingham, nella top 30: Londra (17esima) e Liverpool (25esima).
E il Belpaese?
Che l’Italia, nella sua interezza, non brilli per il business climate offerto ad imprenditori autoctoni e stranieri non è certo un segreto tanto che, nell’ultimo aggiornamento del ranking redatto dalla Banca Mondiale “Doing Business 2019”, la Penisola ha addirittura perso cinque posizioni passando dal 46esimo posto dell’anno precedente al 51esimo attuale. Un posizionamento peggiore anche rispetto al 2017 quando il Belpaese occupava il 50esimo posto. Tuttavia, tornando alla classifica elaborata da SumUp, il dato più sorprendente è senza ombra di dubbio quello relativo alla performance di Napoli che si posiziona al 18° posto, prima città italiana del ranking e dunque miglior contesto urbano in cui creare e far crescere un’impresa. Il capoluogo campano, infatti, riesce a far meglio di città del calibro di Milano (20°), Roma (22°) e Torino (23°). Fra le caratteristiche vincenti della città meridionale spiccano un buon livello di sovvenzioni pubbliche ma anche una discreta disponibilità sul mercato di immobili commerciali a prezzi non esorbitanti.
In generale, invece, fra i fattori maggiormente penalizzanti per il Belpaese invece ci sono l’elevato livello d’imposizione fiscale ed i prezzi non esattamente a buon mercato per l’affitto o la compravendita di immobili. A tal proposito, a pagare dazio, sono soprattutto città come Milano, Firenze, Bologna e Roma – che ottengono tutte punteggi al di sotto della sufficienza – proprio a causa del livello di prezzi per affitti e compravendita di immobili davvero poco invitante per chi vuole fare impresa.
Inoltre c’è da segnalare che se si escludono Napoli, Milano, Roma e Torino, che pure non hanno brillato, le prestazioni delle altre città italiane incluse nel ranking sono tutt’altro che lusinghiere: Genova è 65esima, Palermo 68esima, Firenze 84esima, Bologna 88esima e Bari addirittura entra nella top five negativa, posizionandosi al 96esimo posto. Peggio del capoluogo pugliese fanno solo Lussemburgo, Bonn, Brno e La Valletta, capitale dell’arcipelago di Malta, che offre il peggior ambiente per lo sviluppo d’impresa a livello europeo.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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