Oltre a Germania, Francia e Stati Uniti – primi tre mercati di destinazione dell’export italiano – e a tutti gli altri mercati che ogni anno acquistano consistenti quantità di beni e servizi dal Belpaese c’è un mondo nascosto, per non dire sconosciuto, in cui si rivela un’inattesa forza attrattiva delle produzioni italiane, capaci di raggiungere anche mercati meno reclamizzati. Scopriamo insieme quali.

Quando, ogni anno, arriva il momento di tracciare un bilancio dell’andamento delle esportazioni italiane si accendono puntualmente (e giustamente) i riflettori su mercati fondamentali per l’export italiano come Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito e Svizzera che – da soli –costituiscono ben il 47,3% del totale delle vendite tricolori all’estero nel 2018.

E’ inevitabile però che l’Italia – rappresentando il nono mercato più importante a livello mondiale per quel che riguarda le esportazioni – faccia affari anche con Paesi con minore peso specifico ed, effettivamente, se si decide di considerare esclusivamente le percentuali d’incremento dell’export italiano fra il 2017 ed il 2018 si scoprono alcuni protagonisti inattesi.

Va però detto che fra i primi 10 mercati che hanno fatto registrare i più sostanziosi incrementi percentuali nell’acquisto di beni italiani ci sono anche luoghi non propriamente celebri e, nella maggior parte dei casi, si tratta di valori d’acquisto assai modesti legati al buon esito di singole commesse. Scopriamoli insieme.

1. Kiribati (+3.558,4%)

In testa a questa speciale classifica troviamo Kiribati, un piccolissimo stato dell’Oceania formato da 33 isolette che conta su appena 110.000 mila abitanti raggiungibile solo con un viaggio della durata di almeno 3 giorni. Verso il piccolo stato insulare situato nel Pacifico l’export italiano è cresciuto del 3.558,4% salendo da 3.523 a 128.884 euro fra il 2017 ed il 2018.

2. Isole Pitcairn (+1.613,7%)

Le Isole Pitcairn sono quattro isole vulcaniche situate nell’oceano Pacifico meridionale che fanno parte degli territori britannici d’oltremare. Con circa 50 abitanti le isole dipendenti dal Regno Unito sono anche conosciute per essere lo stato meno popolato al mondo. Lo scorso anno esse hanno acquistato quasi 270mila euro di macchinari per cave e miniere Made in Italy, migliorando in misura esponenziale la magra performance del 2017, attestatasi ad appena 15.706 euro.

3. Anguilla (+516%)

C’è anche un pezzettino di Caraibi fra i mercati sconosciuti in cui l’export italiano è cresciuto di più dal 2017 al 2018. Infatti sd Anguilla – territorio britannico d’oltremare costituito da 5 isole e certamente noto ai vacanzieri più esperti – l’export italiano è passato da 255.705 euro a quasi 1,6 milioni di euro.

4. Stati Federati di Micronesia (+377,5%)

Con gli Stati Federati di Micronesia, situati nella parte centrale ed orientale delle Isole Caroline, torniamo a parlare di valori davvero risibili: basti pensare che l’export Made in Italy è passato, fra il 2017 ed il 2018, da 3.265 a 15.591 euro. Più o meno il valore di una utilitaria accessoriata.

5. Saint Pierre e Miquelon (+312,1%)

L’export italiano raggiunge anche otto isolotti montuosi dell’Oceano Atlantico, Saint Pierre e Miquelon, una collettività territoriale dipendente dalla Francia che ha acquistato beni italiani per 450.687 euro, crescendo del 312,1% rispetto ai valori registrati nel 2017.

6. Dominica (+283,5%)

Sicuramente più conosciuta l’isola caraibica di Dominica sia per via di bellezze naturali capaci di attrarre turisti internazionali da ogni dove sia in ragione del suo status di “paradiso fiscale” che ha portato lo Stato italiano ad inserirla in una “black list” di Paesi soggetti a limitazioni fiscali. Nonostante i freni ai rapporti economico commerciali che si intrattengono tra le aziende italiane ed i soggetti ubicati in tale territorio l’export di Made in Italy è cresciuto, fra il 2017 ed il 2018, da poco più di 2 milioni a 8,2 milioni di euro.

7. Bahamas (+222,6%)

L’arcipelago corallino costituito da oltre 700 isole è probabilmente l’unica delle rotte cosiddette sconosciute ad esibire un valore d’import di beni italiani non del tutto trascurabile, passato da circa 60 a quasi 200 milioni di euro d’acquisti in soli dodici mesi.

8. Palau (+192,9%)

Di numeri davvero residuali si torna a parlare con Palau, stato insulare parte della Micronesia situato nell’oceano Pacifico a circa 500 km dalle coste filippine. La giovanissima repubblica presidenziale, che ha ottenuto l’indipendenza dagli Usa solo nel 1994, ha infatti acquistato italiano – lo scorso anno – solo per 370.885 euro.

9. Nepal (+180%)

Il Nepal, fra le rotte sconosciute dell’export Made in Italy, è l’unica ad esibire una popolazione tutt’altro che trascurabile (circa 30 milioni di persone). Tuttavia proprio questo dato fa capire quanto i 37 milioni di euro di vendite registrati nel 2018 siano davvero poca cosa. Gli abitanti dello stato himalayano senza sbocco sul mare situato fra India e Cina soffrono una generalizzata condizione di povertà tanto che solo lo 0,3% della popolazione è considerato abbiente.

10. Tonga (+171,4%)

L’ultimo posto disponibile di questo speciale ranking spetta allo stato insulare polinesiano costituito da 173 isolotti di cui circa i 2/3 disabitati. Le “Isole degli Amici”, nel 2018, hanno acquistato beni italiani per una cifra di poco inferiore ai 100 mila euro.

In definitiva praticamente tutti e 10 i mercati citati rappresentano, e con ogni probabilità continueranno a rappresentare (anche se con pesi diversi), mercati più che secondari per le aziende italiane. Tuttavia se si vuole osservare una percentuale d’incremento d’acquisto di beni Made in Italy assai consistente (+63,3%) unita a valori assoluti cha abbiano un certo peso bisogna guardare al Kazakistan capace di passare da 632 milioni ad oltre un miliardo di euro nel giro di soli dodici mesi. Non dimentichiamo però che il totale dell’export italiano nel 2018 è stato di 462.899 miliardi di euro e che dunque sono ben altri i numeri che potrebbero avere un’incidenza significativa sulle nostre vendite oltreconfine.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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