In un momento in cui l’economia mondiale è in stallo e in cui è difficile poter fare previsioni accurate per il futuro, la Russia sembra aprire uno spiraglio di luce per chi vuole investire all’estero.
Il 2019 non poteva cominciare meglio per la Russia non solo per la fase espansiva attraversata dall’economia ma anche per una ritrovata stabilità finanziaria: le ecceden-ze di bilancio stanno infatti riempiendo le casse di Putin eliminando, di fatto, qualsiasi tipo di problema a livello di debito pubblico, stabile intorno al 16% del Pil.
Il politico di San Pietroburgo, in questo momento, sembra avere nelle proprie mani un potere economico forte e stabile che sta permettendo alla Banca centrale della Fede-razione Russa di continuare ad acquistare oro (+5 miliardi di dollari dalla chiusura del 2018). Basti pensare che, solo nel mese di febbraio, essa ha acquistato 31,1 tonnellate di oro, quantità che non può che catturare l’interesse degli osservatori internazionali anche perché, ora, le riserve auree russe ammontano a ben 92 miliardi di dollari.
La Russia di Putin in realtà non ha bisogno di denaro, ma nonostante tutto approfitta della presenza di investitori stranieri disposti a finanziarla, attingendo quindi anche ai mer-cati obbligazionari esteri per un totale di 7,2 miliardi di dollari con dei tassi interessanti (il 5,1% per le obbligazioni in dollari che scadono nel 2035). Tutto questo porta ad una diminu-zione dei prestiti interni e ai vantaggi che ne conseguono.
Situazione economica globale
Se la Russia sta attraversando un periodo roseo, lo stesso non si può dire per l’economia mondiale, soprattutto se consideriamo il motore economico europeo che è ormai in stallo. La Germania è ferma e sembra addirittura essere sull’orlo di una reces-sione, dopo aver registrato una crescita pari a zero nel quarto semestre del 2018. Inoltre l’inizio del nuovo anno non ha portato nulla di buono per Berlino, così come nel resto d’Europa. In effetti, la Commissione europea ha previsto una crescita economica dell’eurozona di appena l’1,3%.
Lo stesso si può dire degli Stati Uniti di Trump. Dall’inizio del suo mandato gli Usa hanno contratto nuovi debiti per oltre 2 trilioni di dollari ed oggi le passività totali a stelle e strisce ammontano a ben 22 trilioni di dollari.
Anche il Giappone, quarta produzione mondiale di energia al mondo, ha registrato un calo impressionante della produzione (-3,7% a gennaio), attribuito alle guerre commerciali di Trump.
D’altro canto la Cina continua ad andare bene anche se la crescita si è un pochino ri-dimensionata rispetto al recente passato, ma si può affermare con grande tranquillità che Pechino sta registrando e continuerà a registrare largamente performance superiori alla maggior parte dei Paesi occidentali.
A crescere in Russia, tra l’altro, sono proprio le importazioni cinesi, al contrario di quelle provenienti dall’UE e dalla Germania. Le importazioni dall’Unione Europea – che è sempre stata il principale fornitore della Russia dopo la scomparsa dell’URSS – hanno avuto un calo del 14%, diversamente da quelle cinesi che sono cresciute del 6%, arrivando a rappresenta-re il 26% del totale.
Si sottolineano i dati sulle importazioni una ragione molto semplice: bassi livelli d’importazioni dall’UE e alti dalla Cina, dall’Asia e da altre parti del mondo, mostrano che la dipendenza della Russia dal continente europeo è diminuita e dunque il Paese può agire con ancora maggiore autonomia sullo scenario internazionale.
Crescita del paese
Anche la produzione industriale russa continua a salire: dopo la buona performance del 2018, la produzione industriale è cresciuta del 2,6% da gennaio a febbraio con il settore manifatturiero che è stato particolarmente brillante, registrando una crescita del 4,6%.
D’altra parte l’inflazione è rimasta bassa. Sebbene l’aliquota IVA sia aumentata di due punti percentuali (dal 18 al 20%), l’effetto incrementale sull’inflazione è stato inferiore a un punto percentuale.
Anche la disoccupazione ha continuato la sua tendenza al ribasso e, a febbraio 2019, il tasso di disoccupazione è arrivato al 4,9%. Inoltre la forte ripresa economica si è tra-dotta in solidi avanzi di bilancio federali: 2,7% del Pil nel 2018 e 2% del Pil nei primi due me-si dell’anno in corso. Contrariamente a Stati Uniti e UE, per la Russia questo è tutto denaro reale che passa attraverso la crescita e non tramite la stampa di moneta dalla banca centrale.
Il PIL è cresciuto del 2,3% l’anno scorso mentre Awara Group e FMI prevedono, rispettiva-mente, una crescita del 2% (o superiore) e dell’1,8% per il 2019. Come società internaziona-le di contabilità e consulenza per aziende che intendono internazionalizzare in Russia, Awara Group cerca di fornire degli elementi quanto più accurati possibile rispetto agli attuali dati dell’economia russa. Secondo Awara, la crescita del Pil del 2% sarà conseguenza diretta della crescita dell’industria nazionale russa, dovuta anche ai grandi investimenti governativi nell’ambito delle infrastrutture. Dati alla mano, dunque, la Russia si presenta oggi, senza dubbio alcuno, come uno dei migliori Paesi al mondo su cui investire.
Fonte: a cura di Exportiamo, Società Russa Awara Group, redazione@exportiamo.it
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