L’atteggiamento di sfida assunto dal Presidente americano Trump nei confronti dell’Unione Europea ha, inevitabilmente, portato Bruxelles a valutare nuove e profittevoli forme di collaborazione economico-commerciale. Precisamente, l’attenzione dell’Ue è ricaduta su alcuni Paesi dell’area asiatica, tra cui Singapore con il quale, dopo lungo negoziato avviato nel 2010, lo scorso 13 febbraio è stato stipulato un accordo di libero scambio. Scopriamo insieme il contenuto e l’importanza dell’intesa raggiunta.

Con un Pil pro capite di 52.600 dollari (dato 2017) ed una crescita economica tra le più alte al mondo che si attesta al +7,7% annuo, Singapore si qualifica come una delle economie più dinamiche e competitive dell’intera area del sud-est asiatico, oltre ad essere uno dei Paesi meno corrotti al mondo. Non è quindi un caso che la città-stato sia il principale partner commerciale dell’UE della regione, con un interscambio di beni e servizi annuo superiore ai 100 miliardi di euro. Grazie, infatti, alla sua posizione strategica, Singapore conta oltre 10.000 imprese europee che hanno deciso di aprire un ufficio commerciale o una sede in loco al fine di entrare nei mercati limitrofi (India, Cina, Giappone), mentre circa 50.000 imprese europee esportano nella città-stato i propri prodotti o servizi, l’83 % delle quali sono Pmi.

Inoltre, sotto il profilo degli investimenti effettuati dai Paesi europei in Asia, Singapore si posiziona come primo Paese destinatario dell’area di tali risorse, raggiungendo nel 2017 i 344 miliardi di euro, mentre si posiziona al terzo posto, dopo Cina e Giappone, nella classifica dei principali Paesi asiatici che decidono di investire nel continente europeo.

Anche solo prendendo in esame questi pochi “numeri”, si comprende il perché l’Unione Europea abbia deciso di intraprendere questo percorso di collaborazione economica proprio con Singapore ma è arrivato il momento di analizzare, più da vicino, il contenuto dell’intesa.

Innanzitutto va detto che gli accordi approvati riguardano tre ambiti distinti: gli scambi commerciali, la protezione degli investimenti e la cooperazione.

Con riferimento agli scambi commerciali, l’accordo prevede la riduzione e, in alcuni casi, la rimozione dei dazi sui prodotti europei e su oltre l’80% dei prodotti asiatici, con l’obiettivo di arrivare quasi al 100% nell’arco di 5 anni. Per quanto riguarda, invece, gli ostacoli non tariffari, le parti si impegnano a seguire gli standard internazionali sui prodotti farmaceutici, medici, elettronici e sulle energie rinnovabili. Inoltre, un altro importante settore coinvolto nell’accordo è quello agricolo: sono infatti 190 i prodotti europei d’indicazione geografica che verranno protetti, di cui il 25% sono italiani, tra bevande (Franciacorta, Chianti, Barolo, Lambrusco) e cibi (Gorgonzola, Prosciutto di Parma, Pecorino Sardo). Sul fronte dei servizi, UE e Singapore riconosceranno reciprocamente in modo automatico le qualifiche professionali certificate, oltre ad impegnarsi a proteggere i diritti di proprietà intellettuale (brevetti, marchi, diritti d’autore) e ad aprire e liberalizzare anche i settori finanziari, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Dal canto suo, Singapore promette di mettere in atto le normative internazionali sul lavoro e sul clima e di permettere alle imprese europee di accedere agli appalti pubblici.

In secondo luogo, l’accordo per la protezione degli investimenti prevede l’istituzione di un sistema giudiziario con giudici indipendenti per risolvere le controversie tra investitori e Stato: grazie ad esso il business climate subirà un notevole miglioramento e si offriranno maggiori certezze agli investitori, garantendo nel contempo i diritti dell’Unione e di Singapore a legiferare e perseguire obiettivi di politica pubblica.

Infine l’accordo di partenariato e cooperazione si pone l’obiettivo di estendere la cooperazione al di là del settore del commercio, in campi quali la tutela dell’ambiente (gestione sostenibile delle foreste e della pesca), la lotta al cambiamento climatico (accordo di Parigi sui cambiamenti climatici), la stabilità internazionale (non proliferazione delle armi nucleari) e la lotta al terrorismo, la giustizia, la sicurezza e lo sviluppo.

In conclusione, come ha affermato il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker “questo è un alto accordo win-win per l’Unione Europea, un accordo che creerà nuove opportunità per i produttori, i lavoratori, gli agricoltori e i consumatori europei, allo stesso tempo promuovendo la cooperazione e il multilateralismo”.

Inoltre, soprattutto con l’entrata in vigore dell’accordo sugli scambi commerciali, aumenteranno sia l’afflusso di beni e servizi europei a Singapore (+3,6%) sia l’approdo di prodotti Made in Singapore nel “Vecchio Continente” (+10,4%), con una crescita che, secondo la Commissione Europea, nell’arco dei prossimi 10 anni, farà crescere di 550 milioni di euro il Pil dell’Unione e di ben 2,7 miliardi quello di Singapore.

Per maggiori informazioni si consiglia di leggere il nostro approfondimento riguardo all’entrata in vigore dell’accordo tra l’Ue e Singapore

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca Simonelli, redazione@exportiamo.it

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