Gli Stati Uniti sfidano Cina ed Unione Europea in una guerra commerciale senza precedenti che sta incidendo pesantemente sugli scambi internazionali e sulla crescita del PIL globale. Secondo il Wto l’acuirsi di questo scontro potrebbe creare un preoccupante effetto domino che, nel peggiore dei casi, potrebbe condurre ad una crisi finanziaria mondiale paragonabile a quella del 2009.

Con il senno di poi l’elezione di Trump del novembre 2016 è stato sicuramente un evento che ha radicalmente modificato gli equilibri del commercio internazionale. Prima le tensioni con la Cina che, nel 2018, ha fatto registrare un surplus positivo di 419,2 miliardi nei confronti di Washington (ovvero il 67,5% del deficit commerciale generale degli Stati Uniti), poi la lunga e faticosa rinegoziazione del CETA con Messico e Canada, infine il duello con l’Unione Europea iniziato con il naufragio del TTIP e continuato nell’ultima settimana con la minaccia di una nuova ondata di dazi (dopo quelli su acciaio ed alluminio) scatenata dagli aiuti concessi dalla UE ad Airbus, concorrente della statunitense Boeing.

Così il Wto ha tagliato le stime di crescita degli scambi commerciali a livello mondiale di oltre un punto percentuale portando le previsioni per il 2019 dal 3,7% al 2,6%. Secondo Roberto Azevedo, segretario generale dell’organizzazione mondiale del commercio, “la sola minaccia di nuove tariffe può aumentare l’incertezza e scoraggiare gli investimenti, al di là di restrizioni e dazi poi effettivamente adottati”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio altri fattori che stanno frenando la crescita degli scambi commerciali sono la volatilità dei mercati finanziari, il periodo di incertezza che caratterizza l’Unione Europea, con l’incognita Brexit in primo piano, ed il cambio del modello economico cinese che sta spostando il baricentro delle proprie attività da quelle manifatturiere verso consumi e servizi. Non ultima la situazione italiana con le prospettive di crescita vicine allo zero nel prossimo biennio a causa di manovre politiche che, a detta degli analisti, difficilmente riusciranno ad attrarre nuovi investimenti e a rinvigorire la produzione industriale generando un “effetto zavorra” per l’Unione Europea.

I numeri

Secondo i dati preliminari diffusi la scorsa settimana dal WTO il commercio mondiale è cresciuto del 3% nel 2018, molto al di sotto del 4,6% previsto nel 2017 e al 3,9% ipotizzato dagli analisti lo scorso settembre. Molto ha pesato il quarto trimestre del 2018 dove gli scambi commerciali sono addirittura diminuiti dello 0,3% con lo spettro della recessione che si è materializzato per molte economie mondiali, tra cui l’Italia.

Per ciò che concerne invece il PIL mondiale (cresciuto nel 2018 del 2,9%) nelle nuove previsioni il WTO prevede un andamento ancora più lento nel 2019 e nel 2020 con la crescita generale che dovrebbe attestarsi intorno al 2,6%. Ma molto dipenderà dalla risoluzione del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina: le ultime indiscrezioni parlano di incontri “fruttuosi” tra le due parti e, secondo Trump, una stretta finale potrebbe arrivare entro maggio, mentre gli ultimi nodi da sciogliere riguardano principalmente la proprietà intellettuale e la concessione alle aziende statunitensi di poter controllare al 100% le società di diritto cinese.

Per ciò che concerne invece la nuova ondata di dazi sui prodotti europei i tempi di attuazione secondo Lighthizer, Rappresentante del Commercio Estero USA, dipenderanno dal via libera proprio del WTO atteso in estate. Al momento l’unica certezza è che Trump vuole uscire vincitore da entrambe le dispute visto che il prossimo anno il tycoon dovrà provare a guadagnarsi la rielezione.

Ritornando ai numeri ecco in dettaglio il grafico che mette a confronto la crescita del commercio mondiale con quella del PIL, comprese le previsioni della WTO per il prossimo biennio:

Le parole di Azevedo sono emblematiche e descrivono bene il momento oltre alle azioni da intraprendere per scongiurare il peggio: “Con le tensioni commerciali nessuno deve essere sorpreso da questi dati: il commercio non può fungere da volano per la crescita se a dominare è questo clima di incertezza. La priorità deve essere la risoluzione di queste tensioni per concentrarsi su un percorso positivo che risponda all’economia odierna caratterizzata dalla rivoluzione tecnologica e dalla necessità di creare nuovi posti di lavori. Il WTO sta lavorando su questi due temi principali, nel rispetto delle regole su cui si basa il sistema del commercio mondiale. Queste ultime debbono essere rispettate, per evitare ripercussioni su occupazione, crescita e stabilità economica mondiale”. Un chiaro riferimento alle ultime scelte di Trump su cui proprio il WTO dovrà esprimersi nei prossimi mesi che per forza di cose si preannunciano difficili.

Infine, secondo gli economisti, in un “worst-case scenario” potremmo addirittura assistere ad una perdita del 2% del PIL mondiale con una conseguente diminuzione degli scambi commerciali pari al 17%: praticamente numeri molto simili a quelli della crisi del 2009. Pertanto la speranza di tutti è che si arrivi al più presto ad un accordo tra Stati Uniti e Cina per rimettere in moto la macchina del commercio mondiale. Trump permettendo.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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