In caso di controversia sul territorio russo relativa all’importo di una penale presente in un contratto commerciale è bene che le aziende siano consapevoli che la mancata contestazione dell’importo della penale, da implementare attraverso apposita istanza al giudice di primo grado, può comportare gravi conseguenze economiche.
La legge russa consente alle parti di concordare la previsione di una clausola penale per sanzionare l’inadempimento delle obbligazioni contrattuali. Di seguito sono riportati alcuni esempi tipici di disposizioni contrattuali che prevedono una penale:
In caso di consegna non tempestiva dei Beni in conformità con le previsioni contrattuali, l’Acquirente avrà diritto a richiedere una penalità di mora pari allo 0,1 (zero virgola uno) per cento dal valore totale dei Beni in consegna per ogni giorno di ritardo. In caso di pagamento non tempestivo dei Beni in conformità con le previsioni contrattuali, il Venditore avrà diritto a richiedere penali in quantità pari allo 0,1% del valore totale dei Beni non pagati per ogni giorno di ritardo.
Il codice civile russo, all’articolo 333, consente al tribunale di ridurre il valore della clausola penale se tale importo risultasse sproporzionato rispetto alle conseguenze dell’inadempimento stesso. Questo potere del tribunale di ridurre la penale è subordinato alla presentazione da parte del debitore di un’istanza, con la quale richiede di ridurre la clausola penale in quanto, appunto, considerata eccessiva. Tuttavia si sottolinea che la riduzione della penale stabilita dal contratto, dovuta dalla persona che esercita l’attività commerciale, è consentita solo in casi eccezionali, qualora sia comprovato che l’assoggettamento alla penale nella misura convenuta nel contratto possa comportare un ingiustificato arricchimento del creditore.
Nella pratica la parte presenta un’istanza al giudice di primo grado con la richiesta di riduzione della clausola penale ai sensi dell’art. 333 del codice civile ed il tribunale, generalmente, provvede a ridurre l’importo della penale a propria discrezione. In una recente giurisprudenza, del 29.05.2018 (caso #A43-26319/2016), la Corte Suprema Russa, ha stabilito che l’imposizione di una penale per un importo persino superiore al valore totale del contratto è legittima a condizione che il debitore non abbia presentato istanza al giudice di primo grado con la richiesta di riduzione di tale penale ai sensi dell’art. 333 del codice civile.
Nella fattispecie il cliente aveva ordinato all’appaltatore la produzione di un recipiente in pressione a fronte del pagamento di 2.700.000 rubli. Le parti convenivano che il recipiente in pressione sarebbe stato prodotto dall’appaltatore entro il 30.01.2015 ma l’appaltatore terminava il recipiente in pressione solo il 01.03.2016. Il contratto prevedeva che, in caso di violazione dell’obbligo di consegna tempestiva dell’opera, l’appaltatore avrebbe risarcito il cliente sulla base di una penale fissa del 5% sul prezzo dell’opera non tempestivamente completata e di una penale del 0,3% sul prezzo dell’opera non tempestivamente completata per ogni giorno di ritardo a partire dal 4 ° giorno di ritardo.
Di conseguenza, il cliente chiedeva all’appaltatore una penale pari a 3.355.170 rubli.
Il tribunale di primo grado si pronunciava a favore del cliente e condannava l’appaltatore a pagare l’importo della penale per intero, poiché l’appaltatore non aveva ne fornito la prova del proprio puntuale adempimento alle obbligazioni assunte, e neppure provato che il ritardo nell’adempimento fosse dovuto ad un fatto a lui non imputabile. L’appaltatore, inoltre, ommetteva di contestare l’importo della penale e di presentare un’istanza ai sensi dell’art. 333 del codice civile.
La Corte d’Appello, adita in secondo grado, modificava la sentenza di primo grado e riduceva l’importo della penale a 326.781 rubli, concludendo che il cliente avrebbe abusato dei suoi diritti includendo nel contratto le clausole penali ritenute inique. La Corte di Cassazione, a sua volta, concordava con le conclusioni della corte d’appello; eppure, la corte suprema, finalmente adita, avrebbe poi respinto entrambe le decisioni, sia della Corte di Cassazione che della Corte d’Appello, restituendo vigore alla decisione di primo grado.
La Corte Suprema ha fondato la propria decisione sul fatto che l’appaltatore non aveva presentato, nel processo di primo grado, un’istanza con la richiesta di ridurre l’importo della penale ed applicare l’art. 333 del codice civile. Pertanto, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto, d’ufficio, ridurre l’importo della clausola penale.
Le più recenti decisioni giurisprudenziali della Corte Suprema corroborano questa conclusione. La clausola penale può superare il valore totale del contratto ed i giudici non sono autorizzati a rilevare d’ufficio l’importo eccessivo di tale penale e ridurla di conseguenza. Pertanto, in caso di controversie in Russia, si consiglia di accertarsi che la propria società sia debitamente rappresentata nei tribunali commerciali statali, poiché la mancata costituzione in primo grado e l’omissione delle relative istanze potrebbe comportare gravi preclusioni per un possibile giudizio d’appello.
Fonte: a cura di Exportiamo, Avv. Alexander Katzendorn, Legalmondo, redazione@exportiamo.it
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