La Malesia è uno degli Stati a più rapida crescita su scala globale situato nel cuore del sud-est asiatico, in una posizione strategica che l’ha reso un sito attraente per commercio, investimenti e turismo.

A seguito dell’indipendenza ottenuta nel 1957, l’economia malese si è incamminata verso un crescente processo di trasformazione passando dall’essere un’ economia basata principalmente sulla produzione di risorse minerarie e sull’esportazione di prodotti agricoli ad una in cui a dominare sono i settori del manifatturiero e dei servizi. A rendere possibile questa trasformazione sono stati gli ingenti investimenti attuati sia dal governo che dagli Stati esteri. Per avere un’idea dell’entità delle risorse stanziate, solo nel 2018, il governo ha iniettato 44 miliardi di euro principalmente nel settore dei servizi. Emerge, quindi, chiaramente la volontà dello Stato malese di voler proseguire su questa strada per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020 di entrare a far parte della rosa delle economie sviluppate.

Ma, alla luce di questi piani di sviluppo imprenditoriale, per le PMI italiane quali opportunità di investimento si profilano?

Prima di entrare nel merito del perché investire in Malesia e in quali settori, ripercorriamo i principali successi raggiunti dalla Malesia.

Il 2018 è stato un anno particolarmente positivo come testimoniato da diverse classifiche mondiali che hanno premiato le scelte operate dal governo malese in materia di politica economica, gestione degli investimenti privati e delle sue ingenti risorse naturali quali petrolio e gas.

Se, infatti, per Bloomberg, la Malesia svetta nella classifica dei mercati emergenti più promettenti, d’altro canto, la World Bank, nel rapporto Doing Business 2019, la posiziona al 15° posto su 190 economie per facilità di fare business. In particolare, il Paese asiatico ha brillato soprattutto per capacità di proteggere i piccoli investitori, indicatore per il quale si posiziona al secondo posto a livello globale, preceduta solamente dalla Nuova Zelanda.

Perché investire in Malesia?

Oltre a fungere da hub logistico per le aziende che intendono accedere alle interessanti opportunità offerte dall’intera area dell’ASEAN, il Paese presenta un vantaggioso sistema d’incentivi agli investimenti, un buon livello di infrastrutture ed una manodopera caratterizzata da elevati livelli di produttività e di specializzazione, obiettivi questi che si collocano all’interno dell’Eleventh Malaysia Plan 2016-2020 in ottica di consolidamento della forza competitiva offerta dal Paese.

In particolare, per incrementare gli investimenti esteri in entrata, il Governo ha implementato, nell’aprile del 2009, una serie di misure volte a liberalizzare il settore dei servizi, compresi quelli finanziari, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e il settore della logistica.
Numerose aziende operanti in settori quali produzione, turismo, costruzioni, commercio, agricoltura ed istruzione hanno pertanto usufruito, e continuano a beneficiare, dei molteplici incentivi, di carattere fiscale e non, offerti dal Governo.

Tali incentivi consistono:

  •  in un’esenzione fiscale della durata di 5 anni e pari al 70% dell’imponibile della società;
  •  in una detrazione d’imposta sempre per la durata di 5 anni e pari al 60% sul capitale investito nello stabilimento e nei macchinari.

Tra i principali fattori, che, di regola, vengono presi in considerazione in vista della concessione di incentivi, rientrano, senza dubbio, l’entità dell’investimento, la creazione di opportunità di impiego e l’eventuale trasferimento di tecnologia.

Un altro dato che conferma la solidità economica del Paese riguarda la crescita costante della sua economia. Come riferito dalla Bank Negara Malaysia, la Malesia ha registrato nel quarto trimestre del 2018 un incremento del PIL del 4,7%: una crescita sostenuta da un aumento della domanda interna trainata dal settore privato e dal balzo verso l’alto fatto dalle esportazioni.

Dove investire?

Gli Stati in cui si registrano i maggior investimenti sono Johor, Sarawak e Penang situati nel nord della Malesia. Il settore petrolifero ha attratto la maggior quantità di investimenti esteri (4 miliardi di euro), grazie alla creazione di condizioni particolarmente favorevoli per attività di fusioni e acquisizioni.

In aggiunta, il governo locale ha creato circa 20 Zone Franche Industriali (FIZs), per rispondere alle esigenze delle industrie orientate all’esportazione, in cui le aziende sono esenti dai dazi sulle importazioni di materie prime, componenti, parti, macchinari ed apparecchiature necessarie nel processo di produzione.

Segue poi il comparto dell’elettronica e dell’elettrico con 2 miliardi di euro, il sub-settore di punta dell’industria manifatturiera malese che grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo, vanta un comprovato livello di innovazione ed automazione.

Il terzo settore ad aver attratto maggior risorse estere, 8 milioni di euro, è stato quello farmaceutico, caratterizzato, inoltre, da una costante forte crescita. In particolare, la priorità del governo malese sembra essere quella di favorire la biofarmaceutica con alto valore aggiunto, facilitando l’ingresso di importanti realtà internazionali al fine di diffondere il know-how all’industria locale. La maggior parte delle attrezzature mediche resta comunque d’importazione, per lo più costituita da attrezzature medicali, chirurgiche, sterilizzatori, strumentazioni per uso medico e veterinario, articoli ortopedici, apparecchiature per l’udito, pacemakers, apparecchiature per diagnostica.

Analizzando l’interscambio Malesia-Italia, si evince come la prima voce dell’export italiano sia proprio costituita da macchinari e apparecchiature industriali che ha raggiunto, nel 2017, i 456 milioni, il 19% in più rispetto al 2016. Ottimo anche l’andamento della seconda voce in termini di valore, costituita da prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali e apparecchi di misurazione, in aumento del 55% per un controvalore di 169 milioni. Terza voce per importanza i prodotti chimici e farmaceutici, che hanno raggiunto i 123 milioni (+3,7%).

Le ottime performance registrate dai prodotti italiani sembrerebbero destinate a confermarsi: i dati previsionali del 2018 riportano, infatti, un aumento dell’export dell’11,6% rispetto al 2017, trainato principalmente dal settore della meccanica strumentale.

Anche i trend futuri fanno dunque intendere che continuerà ad esserci ampio spazio di intervento non solo per le aziende che operano nel settore della meccanica, ma soprattutto per quelle che operano nel settore della chimica, poiché come già anticipato, si prevedono notevoli margini di crescita del settore.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca Simonelli, redazione@exportiamo.it

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