Ieri a Bruxelles si sono riuniti i ministri delle Finanze dell’Ue allo scopo di aggiornare la lista nera delle “giurisdizioni fiscali non cooperative”, anche noti come “paradisi fiscali”, sulla base di un processo di analisi e dialogo con i Paesi terzi coinvolti, guidato dalla Commissione Europea.

Nata nel dicembre 2017, la nuova lista sale ora a 15. Oltre alle 5 giurisdizioni già presenti (Samoa Americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago, le Isole Vergini degli Stati Uniti), la nuova “black list” ha accolto le giurisdizioni dei seguenti Paesi: Aruba, Barbados, Belize, Bermuda, Dominica, Isole Figi, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi Uniti, Vanuatu.

La decisione di aggiungere questi Paesi nasce da una motivazione precisa. Essi, infatti, già figuravano nella cosiddetta lista grigia, una sorta di limbo in cui si concede ai Paesi del tempo per adeguarsi agli impegni assunti nei confronti dell’Ue entro il termine concordato. Nonostante sia stata concessa loro questa possibilità, i Paesi incriminati hanno deciso di non adeguarsi alle norme internazionali sulle pratiche fiscali. Alla luce di questa decisione, l’Unione Europea, da parte sua, ha preso provvedimenti.

L’aggiornamento è giunto, tuttavia, dopo lo scioglimento delle riserve da parte di Italia ed Estonia sulla presenza degli Emirati Arabi Uniti nell’elenco, convinti che il Paese stesse facendo abbastanza per garantire trasparenza fiscale.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo alla riunione dell’Ecofin, ha precisato le ragioni della riserva sugli Emirati Arabi: “Non si tratta di un veto, ma di avere espresso un’opinione sul fatto che gli Emirati Arabi Uniti hanno presentato già alla Commissione la nuova legislazione che devono approvare, che è pienamente adempiente rispetto a quello che viene richiesto”. Insomma, ha continuato il ministro, “è un problema soltanto di tempi: la nostra proposta era che si aspettasse, che si concedessero questi tempi ulteriori, come si è fatto per altri Paesi. Ma in ogni caso, tutto sarà risolto appena questa legislazione verrà approvata e quindi gli Emirati se oggi entrano nella lista usciranno subito dopo”.

A prescindere dalle divergenze in merito alla questione dell’inserimento degli Emirati nella black list, non si può che concordare con quanto dichiarato da Pierre Miscovici, commissario per gli Affari economici e finanziari: “la lista Ue dei paradisi fiscali è un vero successo europeo: ha avuto un effetto clamoroso sulla trasparenza fiscale e sull’equità in tutto il mondo. Grazie a questo processo, decine di Paesi hanno abolito i regimi fiscali dannosi e si sono allineati con le norme internazionali sulla trasparenza e la tassazione equa”.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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