La Germania è un mercato di prossimità fondamentale per le PMI italiane che oggi esportano, verso Berlino, beni per oltre 58 miliardi di euro. Secondo Sace questo valore potrebbe crescere ad un ritmo medio del 4% nel prossimo triennio fino a raggiungere 66,2 miliardi nel 2021, segno che sono ancora ampie le possibilità di crescita per il Made in Italy. Scopriamo insieme i numeri del mercato tedesco ed i settori più importanti per l’export tricolore.
La Germania rappresenta il primo mercato di destinazione per il Belpaese: secondo SACE l’export italiano dovrebbe chiudere il 2018 a quota 58,8 miliardi di euro consolidando il 5° posto tra i principali Paesi fornitori con una quota di mercato del 5,4%. Nei primi 3 trimestri del 2018 le esportazioni di Roma verso Berlino hanno raggiunto 45,7 miliardi di euro con una crescita dell’11,86% rispetto allo stesso riferimento cronologico del 2017. D’altro canto la Germania mantiene un sostanzioso surplus positivo nei confronti del Belpaese grazie ai 51,8 miliardi di euro esportati tra gennaio e settembre 2018 ed una variazione positiva del 6,91% rispetto al 2017. Tra i settori principali dell’export italiano citiamo la meccanica strumentale (17%), metalli (14%), mezzi di trasporto (12%), chimica (10%), tessile ed abbigliamento (8%), gomma e plastica (8%). Inoltre le previsioni di Sace sono rosee, segno che quello tedesco è un mercato tutt’altro che saturo: l’export tricolore, nel 2021, dovrebbe infatti toccare i 66,2 miliardi in valore.
L’andamento dell’economia tedesca
La Germania è definita la locomotiva d’Europa grazie agli ottimi numeri fatti registrare negli ultimi anni, seppure nel 2018 si sia verificata una crescita del PIL (+1,5%) inferiore alle previsioni di inizio anno (+2,6%). Secondo la Commissione Europea nel prossimo biennio il prodotto interno lordo di Berlino crescerà dell’1,8% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. Molto positivi anche i dati sulla disoccupazione che nel 2018 si è attestata al 3,5% ed è prevista ancora in diminuzione fino al 3% nel 2020. In contrazione anche la percentuale del debito pubblico sul PIL che dal 60,1% attuale dovrebbe attestarsi sul 53,7% nei prossimi due anni.
Attualmente il reddito pro capite tedesco ammonta a circa 42.000 euro e dovrebbe aumentare fino a 50.000 nel 2022, mentre l’inflazione è prevista in una forbice di crescita compresa tra l’1.81 ed il 2.46% (dati Fmi).
Tra i trend che potrebbero apportare benefici all’export Made in Italy citiamo l’aumento dei consumi privati (+1% rispetto al 2017) e dello Stato (+1,1%), così come gli investimenti lordi (+3%) in particolare nel settore delle attrezzature (+4,5%) ed in quello edile (+3%). Inoltre la Germania, pur mantenendo una forte vocazione per l’export, nei primi 9 mesi del 2018 ha visto un aumento delle importazioni globali (813,9 miliardi e +6%) superiore rispetto a quello delle esportazioni (988,2 miliardi e +2,4%).
Le opportunità per il Made in Italy
Anche nel periodo gennaio-settembre 2018 la Cina si è confermato il primo Paese fornitore della Germania grazie ai 77,9 miliardi di euro esportati verso Berlino con una variazione positiva del 9,51% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Seguono nella graduatoria i Paesi Bassi (66,5 miliardi e +8,18%), Francia (48,4 miliardi e +5,96%), Stati Uniti (48,2 miliardi e +5,93%) e appunto Italia (45,7 miliardi e +5,62%).
In generale negli ultimi mesi si è realizzato un incremento delle esportazioni Made in Italy in Germania nelle principali categorie merceologiche tra le quali spiccano i prodotti chimici organici (+333%), acciaio e ferro (+19,5%) ed alluminio (+11,4%). In controtendenza invece il dato sulle importazioni tedesche di frutta italiana (-1,9%). In sintesi ecco le categorie merceologiche principalmente esportate dal Belpaese verso Berlino con il relativo tasso di variazione 2017/2018 (dati GTA):
- Reattori Nucleari, Caldaie, Macchine (6,44 miliardi e +4,51%);
- Automobili, trattori, velocipedi e motocicli (5,39 miliardi e +6,1%);
- Prodotti chimici organici (3,2 miliardi e +333,7%);
- Macchine, apparecchi e materiale elettrico (2,8 miliardi e +5%);
- Materie plastiche e manufatti di plastica (2,63 miliardi e +7,21%);
- Ghisa, ferro e acciaio (2,39 miliardi e +19,49%);
- Manufatti di ghisa, ferro e acciaio (2,07 miliardi e +8,19%);
- Prodotti farmaceutici (2,09 miliardi e +8,64%);
- Bevande, liquidi alcolici ed aceti (1,05 miliardi e +3,79%);
- Alluminio e manufatti di alluminio (910 milioni e +11,40%);
- Calzature (907 milioni e +5,37%);
- Gomma e prodotti di gomma (846 milioni e +8,03%);
- Mobili e mobili medico-chirurgici (840 milioni e +0,17%);
- Strumenti ed apparecchi di ottica (787 milioni e +9,16%);
- Frutti commestibili, scorze di agrumi o meloni (803 milioni e -1.9%).
In conclusione la Germania si conferma un mercato fondamentale per il Made in Italy sebbene la bilancia commerciale non sorrida a Roma (-6,2 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2018) e, secondo Sace, i principali settori di opportunità per le PMI tricolori nel prossimo futuro saranno agricoltura, meccanica strumentale, chimica, tessile e abbigliamento, alimentari e bevande, automotive e componentistica. Tuttavia sarà decisivo, nei prossimi mesi, seguire l’evoluzione dell’economia globale, con le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti che giocheranno un ruolo fondamentale anche per la crescita dell’economia tedesca (e non solo).
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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