Economia solida, ambiente “business friendly”, manodopera qualificata, qualità della vita alta ed una vasta comunità italiana: sono alcuni degli elementi che fanno del Canada un mercato interessante per potenziali investitori e PMI esportatrici Italiane. Ma attenzione perché ci sono 5 aspetti da non sottovalutare prima di investire nel “grande e bianco nord”. Scopriamoli insieme.
Il Canada negli ultimi anni è diventato un mercato molto interessante per potenziali investitori e PMI esportatrici italiane, in particolare a seguito dell’entrata in vigore provvisoria del CETA (“Comprehensive Economic and Trade Agreement”) del 21 settembre 2017.
Ma al di là dell’accordo di libero scambio con l’UE (criticato dal nuovo Governo italiano) sono vari i motivi per cui puntare sul Canada:
- Economia solida: secondo le proiezioni la crescita del PIL canadese dopo il boom del 2017 (+3%) dovrebbe crescere ancora sia nel 2018 (+2,1%) che nel 2019 (+2,2%);
- Burocrazia e tasse: tra i membri del G7 il Canada è il Paese più veloce per avviare una nuova impresa e tra quelli che presenta la pressione fiscale più bassa (la tassazione media in Ontario è di circa il 26,5%);
- Manodopera qualificata: in Canada il 52% della popolazione adulta possiede almeno una laurea ed il Paese si posiziona al primo posto mondiale per livello di istruzione della forza lavoro;
- Qualità della vita: secondo lo studio della OECD il Canada è al primo posto per qualità della vita tra i Paesi del G7;
- Reputazione: nella graduatoria del Reputation Institute il Canada si piazza al settimo posto tra i Paesi con il più alto tasso di reputazione (primo del G7). L’indice tiene conto degli aspetti economici, governativi e di qualità della vita;
- Comunità italiana: attualmente in Canada vivono 1,6 milioni di italiani concentrati in particolare nelle Province dell’Ontario e Quebec. Si tratta di una comunità forte, con un notevole influenza dal punto di vista culturale, sociale ed economico.
Ma quali sono ulteriori aspetti da non sottovalutare se si vuole investire o esportare in Canada? Scopriamoli insieme.
Il rischio CETA
L’accordo di libero scambio è stato però criticato dal nuovo esecutivo italiano che, come scritto nel contratto di Governo, “si opporrà agli aspetti che comportano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre a una lesione della corretta e sostenibile concorrenza sul mercato interno”. A rincarare la dose ci ha pensato nelle ultime settimane Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura e del Turismo, il quale ha dichiarato che l’Italia si opporrà ad una ratifica del CETA insieme ad altri colleghi europei.
I rapporti con gli Stati Uniti
Con l’elezione di Trump gli equilibri del commercio mondiale sono radicalmente cambiati, soprattutto in virtù della politica protezionista “America First” che sta portando avanti il tycoon. La situazione non ha risparmiato il Canada, anzi i rapporti nelle ultime settimane sono diventati molto tesi: a rischio vi è anche il NAFTA, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana. Un’eventuale uscita dall’accordo di libero scambio potrebbe determinare effetti negativi sull’economia canadese: ad oggi l’export di Ottawa dipende per circa il 75% dagli Stati Uniti.
La volatilità del dollaro canadese
Uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione se si decide di investire o esportare in Canada è sicuramente il tasso di cambio. In particolare il dollaro canadese (CAD) è una moneta caratterizzata da notevole volatilità: basti pensare che negli ultimi 18 mesi il cambio con l’euro è passato da un minimo di 1,38CAD (febbraio 2017) ad un massimo di 1,61CAD (marzo 2018).
La distanza
Anche questo è un aspetto importante da non sottovalutare, in particolare per ciò che concerne le PMI esportatrici. Garantire la presenza, il supporto, il customer care, la gestione dei resi sono infatti diventati elementi determinanti per portare avanti un business vincente. Inoltre la vastità del territorio e le diverse leggi che regolano le singole Province presuppongono una perfetta organizzazione e conoscenza di tutti gli aspetti distributivi e logistici.
La dipendenza dalle materie prime
La crescita del Canada è legata a doppio filo alle materie prime: non a caso il Paese ha subito negli ultimi anni gli impatti negativi causati dall’andamento dell’economia americana durante la crisi del 2009 e nel 2015, a seguito del crollo del prezzo del petrolio. In quest’ottica le politiche protezioniste di Trump, già avviate con l’imposizione dei dazi su ferro ed alluminio, potrebbero incidere negativamente sulla crescita del Canada già nel breve periodo. Comunque negli ultimi anni il Governo di Ottawa sta cercando di diversificare l’economia, con forti investimenti nel settore agricolo e nell’IT.
Il Canada, nonostante tutto, resta un mercato molto interessante per le PMI italiane a cui però si consiglia affidarsi ad esperti d’internazionalizzazione, specialmente se sprovviste di personale qualificato che possa guidarle nel processo d’espansione sul mercato canadese.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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