Dopo Cina ed Unione Europea continua la lotta di Trump contro il deficit commerciale statunitense: nel mirino il Messico (-70 miliardi di dollari) ed il Canada (-17 miliardi di dollari). Rischia dunque di saltare il NAFTA, l’accordo di libero scambio tra i Paesi nordamericani in vigore dal 1994.
“Non esiste una necessità politica per tenere il Canada nel nuovo accordo. Se non usciremo con un accordo giusto dopo decenni di abusi, il Canada resterà fuori. Il Congresso non dovrebbe interferire con le negoziazioni oppure sarà meglio cancellare del tutto il Nafta”.
Con questo tweet Donald Trump ha annunciato importati novità sulla rinegoziazione del Nafta (North American Free Trade Agreement), l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada in vigore dal 1994. Il Governo americano venerdì scorso ha ufficialmente comunicato al Congresso che per la fine di novembre intende firmare un “nuovo accordo con il Messico ed il Canada, se sarà disposto”.
Tra i motivi di discussione, oltre ai numeri negativi della bilancia commerciale, vi è sicuramente l’imposizione di pesanti dazi da parte del Canada sui prodotti freschi ed il latte Made in USA. Nel 2017 Washington ha esportato 637 milioni di dollari di latte e prodotti caseari verso Ottawa, mettendo a segno un surplus positivo di 418 milioni.
Ma evidentemente la politica delle quote latte è uno dei motivi principali per cui Trump vuole rivedere il NAFTA: la minaccia concreta paventata dal tycoon è un dazio sulle automobili prodotte in Canada (export di 56 miliardi di dollari in valore nel 2017) che andrebbe ad aggiungersi a quelli già imposti recentemente su acciaio ed alluminio.
Cifre e previsioni
Nel 2017 gli Stati Uniti hanno importato beni dal Messico per 314,26 miliardi di dollari a fronte di 242,31 miliardi esportati con una bilancia commerciale negativa di oltre 70 miliardi. Il primo semestre del 2018 ha confermato questo trend con il surplus commerciale del Messico che lo scorso giugno ha raggiunto quota 38 miliardi di dollari grazie ai 169,32 miliardi esportati verso Washington.
Più equilibrata la bilancia commerciale con il Canada: infatti nel 2017 gli Stati Uniti hanno esportato verso Ottawa 282,26 miliardi di dollari a fronte di quasi 300 miliardi di importazioni (-17,05 miliardi di dollari). Anche in questo caso il trend viene confermato nel primo semestre del 2018 con l’export statunitense che ha toccato quota 151,88 miliardi di dollari facendo registrare un saldo negativo di 8,07 miliardi.
Non a caso Trump ha affermato la scorsa settimana su Twitter che “il Nafta è stato uno dei peggiori accordi commerciali di sempre. Gli Stati Uniti hanno perso migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro. Questo trattato non doveva essere firmato: o si arriva ad un nuovo accordo o torneremo alla situazione pre-Nafta!”.
In realtà il tycoon ha già raggiunto un’intesa preliminare con il Messico, dando il via a quello che per ora è a tutti gli effetti un accordo bilaterale: sul tavolo temi cruciali come economia digitale, automobili, agricoltura e ruolo dei sindacati.
Ma la sensazione è che la volontà di tutti è far rientrare nuovamente il Canada nell’accordo e proprio in questi termini si è espresso Richard Trumka, leader del sindacato AFL-CIO, dichiarando che “è difficile che un accordo senza il Canada funzioni, attualmente le tre economie sono perfettamente integrate”. Gary Shapiro, amministratore delegato della Consumer Technology Association, ha avvisato che “un’eventuale esclusione del Canada potrebbe portare seri danni all’export americano di prodotti tecnologici”. Tra l’altro anche il Presidente messicano uscente Peña Nieto ha auspicato un ritorno del Canada al tavolo dei negoziati.
A questo punto è difficile fare previsioni, soprattutto se si tiene in considerazione la variabile Trump: da ieri sono ripresi a Washington i dialoghi serrati tra il ministro degli esteri canadese Chrystia Freeland e Robert Lighthizer, rappresentante del commercio estero statunitense. La decisione finale resta comunque nelle mani del Congresso americano che venerdì scorso ha ricevuto dalla Casa Bianca la notifica dell’avvio dei lavori di revisione dell’accordo. È chiaro che Trump intende giungere ad un accordo prima della fine del mandato del Presidente messicano Peña Nieto previsto per il primo dicembre.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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