La competizione globale sulle tecnologie ed i servizi della trasformazione digitale è sempre più intensa. Riuscire a raccogliere le sfide poste dal digitale, investendo in nuove risorse e strumenti per l’innovazione può rappresentare la vera chiave di volta per lo sviluppo economico, soprattutto per le cosiddette “economie emergenti”. È il caso dell’India, dove grazie ad una serie di riforme ed incentivi, l’economia digitale potrebbe raggiungere il valore di 1000 miliardi di dollari nel 2022.

In un Paese come l’India, che conta 1,3 miliardi di abitanti e ben 470 milioni di utenti di internet – più degli Stati Uniti e seconda solo alla Cina – fino a 10 anni fa la connettività tramite banda larga era considerata un lusso per pochi. Oggi, invece, si sta diffondendo rapidamente, con un tasso di penetrazione che è passato dal 4% nel 2007 ad oltre il 35% nel 2017. L’accesso a internet da cellulare è inoltre molto elevato: quasi l’80% della popolazione si collega alla rete dal proprio telefonino. L’India è già uno dei Paesi al mondo dove gli smartphone e le telefonate costano meno ed oggi la concorrenza sta letteralmente abbattendo i prezzi delle connessioni dati, consentendo sempre a più persone di navigare in internet mediante i propri cellulari.

Il Segretario del Dipartimento dell’Economia dell’India, Subhash Chandra Garg, ha affermato che l’economia del grande Paese asiatico potrebbe raggiungere entro il 2030 i 10 mila miliardi di dollari di valore complessivo, la cui metà sarà legata alla crescita dell’economia digitale, che già nel 2022 potrebbe toccare quota 1000 miliardi di dollari.

Quali sono i fattori che hanno potenziato le possibilità di crescita dell’India e che la porranno in condizione di sfidare i giganti dell’economia digitale?

Da quando è entrato in carica nel 2014, il governo del primo ministro indiano Narendra Modi ha messo in cantiere molteplici riforme con l’obiettivo di rafforzare le infrastrutture e i fondamentali economici. Grazie anche a queste riforme la crescita del Pil dell’India evidenzia ritmi record: Moody’s ha stimato le previsioni di crescita per il 2018 al 7,3% e Goldman Sachs prevede che continuerà a crescere ad un tasso del 7-8% annuo aspirando alla posizione di seconda economia mondiale entro il 2030.

La classe dirigente riformista attualmente al potere considera l’economia digitale come un importante driver di crescita tant’è che Modi ha strategicamente inserito il programma “Digital India Initiative” tra le priorità del governo.

Aadhar, il più imponente database di identificazione biometrica al mondo

L’esempio migliore dei grandi propositi del programma di riforme indiano è Aadhar – ad oggi certamente più vasto e complesso programma d’identità digitale al mondo. Si tratta di un numero di dodici cifre, una “carta di identità” digitale legata al più grande database di dati biometrici – impronte digitali e riconoscimento dell’iride – al mondo. La prima identità digitale Aadhaar è stata rilasciata nel 2010 e da allora la crescita è stata vertiginosa: oggi in India il 93% degli adulti, il 67% dei ragazzi tra 5 e 18 anni e il 20% dei bambini (0-5 anni) dispongono di un’identificazione digitale, per un totale di oltre un miliardo di adesioni. Un risultato non da poco dal momento che fino a pochi anni fa circa metà della popolazione indiana non aveva nemmeno un certificato di nascita ed oggi può invece attivare un contratto telefonico, accedere ai servizi dell’ufficio anagrafico del proprio comune o del proprio fondo previdenziale, iscriversi all’università, pagare al supermercato semplicemente appoggiando la mano su un lettore di impronte digitali.

Il programma di inclusione finanziaria Jan Dhan e l’app per i pagamenti digitali

A fianco di questo programma il primo ministro Modi ne ha sviluppato un altro d’inclusione finanziaria. È stato battezzato Jan Dhan, ed ha già creato oltre 300 milioni di nuovi conti bancari low-cost proprio grazie alle identità schedate attraverso Aadhar.

A completare il quadro, l’implementazione di un’app per i pagamenti in tempo reale che utilizza l’United Payments Interface realizzata dal governo.

La Goods and Services Tax (Gst)

Se queste misure favoriranno, secondo gli auspici del governo, l’informatizzazione della società, un effetto simile lo si attende dall’ultima grande riforma strutturale, per importanza, introdotta dal governo: la Gst, la Good and service tax, una sorta di Iva nazionale grossomodo unificata che ha sostituito oltre una dozzina di tasse federali e statali. Da un punto di vista strutturale, si tratta di una misura che può portare alla digitalizzazione e ad una conseguente semplificazione amministrativa e burocratica. Con la sua introduzione le procedure doganali sono state quasi tutte digitalizzate, le transazioni avvengono online, così come ad esempio l’apertura di una nuova società – il che aumenta in modo importante il tasso di trasparenza di queste operazioni. Certo, questo sistema oggi vive importanti problemi di implementazione ma pur sempre risolvibili nel medio lungo termine. Questa riforma, se verrà mantenuta nel tempo, cambierà per sempre (e in positivo) il modo di fare business in India.

Demonetizzazione

Va inoltre ricordato che nel 2016 è stato avviato con successo il processo di demonetizzazione che ha consentito di rimuovere l’86% del denaro contante in circolazione con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e l’economia sommersa: una decisione che proietta i cittadini dell’India sempre più verso le transazioni online, preparando così la strada per un boom dei pagamenti digitali e dell’e-commerce.

E-commerce: una crescita vertiginosa

L’India è in effetti la nuova frontiera dell’e-commerce con una classe media in rapida espansione che, con gli smartphone in mano e denaro nelle tasche, guarda al futuro trovandolo online. All’origine del successo dell’e-commerce indiano c’è il fatto che questo sopperisce ad alcune lacune di un sistema di distribuzione alquanto carente: grazie all’e-commerce invece si crea una risposta industriale perfetta.

Le prospettive di crescita sono impressionanti: secondo gli analisti dell’ India Brand Equity Foundation l’industria dell’e-commerce indiana passerà da 83,5 miliardi di dollari del 2017 a 200 miliardi di dollari nel 2026, sorpassando gli Stati Uniti e diventando il secondo mercato e-commerce del mondo nel 2034. Un piatto ricchissimo che vede in lizza diversi contendenti tra cui Amazon, Alibaba e Walmart, che ha recentemente acquisito l’e-retailer indiano Flipkart.

Intelligenza artificiale, Big Data, Internet of Things, machine learning, cloud, sono poi gli altri settori chiave di questo rapido sviluppo cha sta trainando il Paese al vertice della rivoluzione digitale mondiale.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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