Nel 2017 l’export italiano ha registrato una crescita del +7,4% raggiungendo un volume pari a 448 miliardi di euro ed un saldo positivo di oltre 47 miliardi di euro. Questo è quanto è emerso dal Rapporto ICE 2017-2018 “L’Italia nell’economia internazionale” e dell’ Annuario statistico ISTAT-ICE “Commercio estero e attività internazionali delle imprese 2018”, presentato lo scorso 12 luglio presso il Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana a Milano. Nel rapporto si evidenzia quali sono i principali mercati di sbocco per il Made in Italy, i settori più dinamici e la sempre più stretta relazione che intercorre tra innovazione ed export.

L’attività economica italiana all’estero

Lo scorso anno le esportazioni italiane hanno registrato una crescita del 7,4% con un valore di 448 miliardi di euro ed un saldo positivo di oltre 47 miliardi di euro. A livello globale, l’Italia si conferma al nono posto nella classifica dei principali esportatori, con una crescita più bassa solo di Corea del Sud e Paesi Bassi.

Tutti dati che confermano la buona propensione globale verso i prodotti di qualità tipici del Made in Italy oltre ad un aumento del valore medio esportato per impresa (+6,2%).

Sul fronte investimenti diretti esteri invece lo scorso anno si è registrata una flessione a livello mondiale, soprattutto nei Paesi avanzati (-37,1%), in massima parte causata dall’assenza di grandi operazioni di fusione ed acquisizione. Complessivamente gli Ide registrano un calo del 23,4%, quelli europei addirittura del 42,1%, mentre l’Italia ha limitato i danni a -23,2%. Ma tale dato sembra destinato a tornare positivo se si concretizzeranno alcune importanti operazioni previste nel 2018.

Tuttavia va rilevato che la quota di mercato dell’Italia nell’export mondiale di merci ha registrato un lieve calo, passando dal 2,95% a 2,92%. Dall’annuario si evince che queste dinamiche hanno determinato una riduzione dell’avanzo commerciale (2,2 miliardi in meno rispetto al 2016) che nel 2017 ha raggiunto i 47,4 miliardi di euro. Al netto dei prodotti energetici, l’attivo commerciale è stato pari a 81 miliardi di euro, con un ampio incremento sul 2016 (+4,5 miliardi).

Da rimarcare che la quota nazionale sull’export mondiale è calata in misura più accentuata in alcune aree geografiche, come in Africa Settentrionale registrando un -0,14% ed in Asia Centrale con un 0,11%. Sul fronte opposto però le quote italiane hanno registrato un aumento sia in America Settentrionale (da 1,83% a 1,91%) che in quella Centro-Meridionale (da 1,56% a 1,63%).

Le principali destinazioni

La crescita delle esportazioni italiane è stata particolarmente sostenuta nei mercati extra UE con performance particolarmente positive di Cina (22%), Brasile (19%), Russia (19%), Sud Africa (16%) e Stati Uniti (10%). In Europa invece i Paesi che hanno registrato una crescita elevata nelle vendite di prodotti Made in Italy sono stati Irlanda (34%), Slovenia (13%), Portogallo (13%), Polonia (12%), Repubblica Ceca (11%) e Spagna (10%). Inoltre negli ultimi anni è aumentato molto il peso del Nord America fra le principali aree di sbocco delle esportazioni tricolore, anche a causa dei flussi di scambio intra-firm delle multinazionali e nel Regno Unito, ovvero lo scambio di beni e servizi che hanno luogo tra i reparti di una azienda o tra imprese appartenenti allo stesso gruppo societario, generalmente operanti in nazioni diverse.

Comunque nel 2017 Germania e Francia si sono confermate i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 12,5% e al 10,3% sul totale delle esportazioni nazionali. Gli Stati Uniti rimangono al terzo posto tra i Paesi partner, con una quota del 9% seguiti da Spagna e Regno Unito (5,2% per entrambe). Tra l economie più grandi si è rilevato un certo dinamismo (incremento della quota sulle esportazioni nazionali pari o superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2016) in Cina, Stati Uniti e Russia.

I settori trainanti

Tra i settori trainanti dell’export Made in Italy ottima la performance della farmaceutica (+16%) seguita dalla metallurgia (+9,9%) e dai prodotti chimici (+9%). Tra i principali settori tradizionali del Made in Italy, emerge l’accelerazione dell’industria alimentare (+7,5%) mentre il sistema moda ha avuto una crescita più contenuta (articoli di abbigliamento +4,7%, articoli in pelle +5,9%). Per ognuno di questi settori l’incremento dei valori medi unitari delle esportazioni è stato superiore alla dinamica dei prezzi, il che è indice di un miglioramento qualitativo del mix di prodotti esportati.

Il sostegno pubblico all’internazionalizzazione delle imprese italiane

I dati analizzati sono solo alcuni dei principali risultati emersi nel corso della presentazione del Rapporto ICE 2017-2018 alla quale sono intervenuti: Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana, Michele Scannavini, Presidente dell’Agenzia ICE, Giorgio Alleva, Presidente ISTAT, Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo e Direttore ISPI, Licia Mattioli, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, Ettore Sequi, Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica Popolare Cinese nonché il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Michele Geraci.
Nel suo intervento, Michele Scannavini, Presidente ICE, ha commentato: “Il 2017 è stato un anno molto positivo. L’export ha raggiunto quasi 450 miliardi, con una crescita del 7%, mentre il saldo manifatturiero ha toccato quota 96 miliardi, con un aumento di 7 miliardi rispetto all’anno precedente. In generale, si è vista una crescita trasversale su tutti i mercati, ma in particolare sui mercati extra-europei come Cina e Russia. Ad esempio Pechino oggi importa dall’Italia prodotti per circa 13 miliardi di euro, una cifra simile a quella che esportiamo in Paesi come Belgio e Polonia. Per questo è evidente quanto siano ancora ampi i margini di crescita per le Pmi italiane nel Paese asiatico“.

Cosa è stato fatto?

Con il 2017 si è chiuso il primo triennio del Piano straordinario per la promozione del Made in Italy. Gli interventi più importanti hanno riguardato:

  • realizzazione di progetti promozionali per il sostegno di specifici settori;
  • iniziative di valorizzazione delle principali manifestazioni fieristiche italiane;
  • campagne per rafforzare la presenza dei prodotti italiani presso le catene della GDO e sostenere il loro accesso alle piattaforme di e-commerce;
  • azioni di formazione e strumenti – come i voucher per il temporary export management – per accrescere le competenze necessarie alle PMI per espandersi sui mercati esteri;
  • campagne di comunicazione per promuovere l’immagine del Made in Italy sui mercati esteri.

I risultati delle misure realizzate, analizzati in uno studio commissionato dal MISE, evidenziano ricadute positive sulle imprese coinvolte (circa 17.000) e sul sistema economico nel suo complesso. L’88% delle imprese che hanno partecipato alle attività di formazione ed informazione ha avviato nuovi progetti di sviluppo internazionale. Il valore medio in termini di ricavi generati dall’investimento (ROI) di 1 euro in attività di promozione è pari a circa 3 euro con punte di 14/15 euro nella GDO e di 4/5 euro per i progetti di potenziamento delle fiere.

L’impegno dell’Agenzia ICE, insieme a tutti gli attori istituzionali per l’internazionalizzazione, continuerà e si intensificherà per favorire l’aumento del numero degli esportatori, dei valori medi esportati e delle opportunità di internazionalizzazione per le imprese del Mezzogiorno. Particolare attenzione sarà rivolta a promuovere l’internazionalizzazione in Asia e a tutti i canali di commercio digitale, anche favorendo lo sviluppo delle competenze nelle imprese e con azioni di comunicazione volte ad aumentare la competitività italiana.

Il 2017 è stato quindi un anno magico per l’export italiano, mentre per il 2018 le previsioni non sono altrettanto rosee per via sia della guerra commerciale a stelle e strisce sia per l’incertezza politica in cui è piombata l’Italia all’indomani delle elezioni del 4 marzo scorso e risoltasi dopo ben tre mesi. Per tutte queste ragioni quest’anno è prevista sì una crescita, ma inferiore, pari al +5.8%, mentre nel triennio 2019-2021 è prevista una crescita media annua del +4.5%, sfiorando i 500 miliardi di euro già nel 2019 e superando i 540 miliardi nel 2021.

Fonte: a cura di Exportiamo, Giancarlo Cabillon, redazione@exportiamo.it

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