Mondiali Russia 2018: l’assenza degli Azzurri danneggia anche il Made in Italy

Mondiali Russia 2018: l’assenza degli Azzurri danneggia anche il Made in Italy

22 Giugno 2018 Categoria: Marketing Internazionale

La mancata qualificazione della nazionale italiana di calcio ai Mondiali di Russia 2018, oltre ad avere un impatto emozionale non indifferente per milioni di tifosi azzurri, ha generato delle significative ricadute economiche con mancati guadagni per un valore di circa 10 miliardi di euro.

Niente inno di Mameli cantato a squarciagola con la mano sul cuore. Niente bandiera tricolore a sventolare sul terrazzo. Niente maglia azzurra e niente trombetta. Niente birra e popcorn sul divano e niente pizzeria con gli amici che per trovare un tavolo dovevi prenotare l’anno prima. E nessun pretesto per comprare la nuova tv supermegagalattica da 80 pollici full hd per guardare “la partita dell’Italia ai Mondiali”. Niente di niente. Perché tanto l’Italia ai Mondiali quest’anno non c’è…

Aver mancato la qualificazione alla Coppa del Mondo per l’Italia è a tutti gli effetti un’”Apocalisse” non solo sportiva ma anche economica come sottolineato da molti giornali. Sì, perché la mancata partecipazione ai Mondiali, oltre alle tante lacrime versate dai giocatori e dai tifosi azzurri, costa al Paese fior di quattrini.

Un Mondiale di calcio non è, infatti, solo un evento sportivo ma una vera e propria “macchina da soldi”, una sorta di “Expo” per il Paese che vi partecipa. E, in “gioco” ci sono davvero tanti interessi. Certo, fare calcoli esatti è difficile, ma il calcio mondiale crea un enorme interesse, con ricadute milionarie su pubblicità e consumi. È il cosiddetto “impatto invisibile”, come spiega Dino Ruta, professore di Sport management alla Bocconi ed alla Columbia University.

Quanto costa all’Italia l’esclusione dai Mondiali?

E’ la domanda che si stanno ponendo tanti italiani che al di là del cuore pensano anche ai costi economici di questa débâcle sportiva ma non solo.

Per le stime legate al business strettamente sportivo si parla di almeno di 100 milioni di euro ma se si considera tutto l’indotto che vi gira attorno, e quindi sponsor, pubblicità, diritti tv, vendite sportive, mancate scommesse, consumi, viaggi, effetto positivo per la Borsa e i titoli quotati, effetto positivo sul Made in Italy all’estero, secondo una stima di Moody’s le perdite si aggirerebbero intorno ai 10 miliardi di euro.

Inoltre, secondo Coldiretti, una vittoria mondiale varrebbe addirittura l’1% del Pil, qualcosa, dunque, intorno ai 16 miliardi, considerando che il nostro prodotto interno lordo si aggira sui 1600 miliardi.

Certo la vittoria (che varrebbe tra i 15 e i 18 miliardi) non sembrava tra le opzioni ma una partecipazione con il passaggio di una parte dei gironi avrebbe potuto fruttarci qualcosa come una cifra intorno ai 10 miliardi.

A credere nell’influenza positiva della coppa del mondo sono poi anche le banche d’affari come Goldman Sachs che in un report ha ricordato come nel luglio del 1982, e in quello del 2006 (il mese dei trionfi), Piazza Affari ha garantito ritorni del 3% mese su mese. Un beneficio analogo (+2,7%) lo otterrebbe anche la nazione ospitante; di contro, per gli sconfitti il trauma collettivo pesa per un -2% sugli scambi.

Dal marketing ai diritti televisivi ecco cos’è andato in fumo

Cosa ci siamo persi esattamente?

  • Sponsor e Royalties: il primo effetto è ovviamente la svalutazione del “brand” Italia in termini di sponsorizzazioni. Per esempio quella dello sponsor tecnico Puma, che ha siglato un contratto fino al 2022 con la Federazione da 18,7 milioni annui fissi. L’azienda tedesca, oltre al corrispettivo fisso, riconosce delle royalties legate alla partecipazione della Nazionale a eventi speciali (Mondiale ed Europei). Nel 2014 in Brasile il Mondiale ha rappresentato metà dell’intero merchandising azzurro, con circa 2,7 milioni di euro di royalties. Che nel 2018 semplicemente non ci saranno. Senza contare che la mancata qualificazione a Russia 2018 avrà ora un inevitabile effetto depressivo sui contratti futuri da stipulare con gli sponsor per il quadriennio che porta a Qatar 2022. Anche gli altri partner, infatti, potrebbero cessare o al meglio rinegoziare al ribasso i loro accordi.
  • Svalutazione del Made in Italy: per l’Italia poi, paese calciofilo per eccellenza, il Mondiale vale oro anche per la valorizzazione delle vendite nazionali all’estero, soprattutto del Made in Italy. Il danno di immagine e reputazione è enorme: secondo analisti del settore che monitorano l’esportazione del brand tricolore top level – auto e moto di lusso, arte, cultura, cibi, vino e griffe di moda – la mancata partecipazione al Mondiale può valere fino a 2-3 miliardi di euro di mancati introiti.
  • Il premio partecipazione: quello russo è il Mondiale più ricco di sempre, con un totale dei contributi economici che ammonta a 790 milioni di dollari, di cui 400 milioni di dollari riservati alle 32 squadre che partecipano alla fase finale. Ciascuna delle 32 finaliste riceverà dunque un gettone da 1,5 milioni di dollari, mentre le 16 eliminate nella fase a gironi intascheranno comunque 8 milioni di dollari ciascuna. Superare i gironi e avviarsi verso gli scontri a eliminazione diretta garantirà altri premi e le due finaliste potrebbero accumulare un tesoro di 38 milioni di dollari per la vincitrice e 28 per la seconda classificata.
  • Diritti tv al ribasso: nell’ambito dei diritti televisivi l’ha spuntata il gruppo Mediaset con un’offerta di 78 milioni di euro ben accettati dalla Fifa a discapito dei 65 milioni di euro offerti dalla Rai. Svolta clamorosa ma condizionata proprio dall’assenza della nazionale ai mondiali: la cifra offerta dal “biscione” infatti ammonta a meno della metà (180 milioni ciascuno) di quella pagata da Rai e Sky per i diritti degli ultimi due tornei, Sudafrica e Brasile nei quali, però, l’Italia giocava.
  • Erario: anche il nostro fisco pagherà le conseguenze di questa imprevedibile assenza. Relativamente al business delle scommesse i bookmaker italiani prevedono un calo del 20-25%. In ballo ci sono circa un miliardo di euro di introiti: a tanto equivale infatti il gettito erariale prodotto dalle giocate sulle partite degli Azzurri, che nell’ultimo mondiale brasiliano hanno mosso 19 dei quasi 268 milioni di euro di raccolta.
  • Merchandising, ristorazione e viaggi: dalla vendite di magliette e gadget vari fino alla vendita di televisori, passando per le attività di ristorazione classicamente legate alla partita in compagnia (bar, pub, pizzerie), fino ai viaggi per seguire da vicino la squadra del cuore. Sono altri 3 i miliardi di mancate entrate da mettere in conto.

Un’occasione di crescita mancata quindi per la quale ci rimane ben poco da fare se non consolarci con un ottimista e quanto mai lapalissiano “andrà meglio la prossima volta”. Forse, perché altrettanto banalmente “il pallone è tondo”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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