Fino a solo qualche anno fa pensare di poter lavorare da remoto e per obiettivi era quasi impensabile mentre oggi le forme di “lavoro agile” si stanno diffondendo a macchia d’olio in Europa e nel mondo.

Ogni anno aumentano le persone che possono scegliere dove e quando lavorare grazie allo “Smart Working”. La legge numero 81 del 2017 lo ha istituzionalizzato anche in Italia dando così la possibilità, ai residenti nel Belpaese, di svolgere attività di lavoro subordinato lontano dagli uffici.

Per approfondimenti si consiglia di consultare la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 13 giugno 2017, in particolare da pagina 1 a pagina 19.

Che cosa è lo smart working?

Lo smart working è una nuova modalità di lavoro la cui innovazione principale è costituita dal fatto che essa non necessita una presenza fisica continuativa del dipendente nella sede aziendale. Il più delle volte quindi chi usufruisce di tale modalità può lavorare comodamente dalla propria abitazione (o da qualsiasi altra postazione), lavorando per obiettivi e non per ore, stimolando la produttività dei lavoratori.

Lo smart working a chi si rivolge?

Lo smart working si rivolge a professionalità di tipo impiegatizio o manageriale e si basa su tecnologie in mobilità come tablet e smartphone. Prevede inoltre che il dipendente svolga una parte dell’orario di lavoro fuori dai locali dell’azienda (mentre il resto del tempo lavora in modo “tradizionale”).

A chi non si rivolge?

I liberi professionisti, freelancer e i consulenti non possono considerarsi smart worker, perché il lavoro agile richiede la dimensione aziendale per essere messo in pratica.

Lo Smart Worker guadagna di meno rispetto ai suoi collegi presenti in ufficio?

No, perché la retribuzione non si calcola in base dell’orario di lavoro ma sulla base dell’obiettivo concordato con il datore di lavoro.

Quanti giorni si può lavorare in smart working?

I giorni in cui è possibile lavorare lontano dall’ufficio dipendono dall’accordo fra le parti e dal tipo di lavoro, ma normalmente si parla di uno o due giorni a settimana. Anche il tipo di ruolo nell’azienda è importante: ad esempio secondo i dati raccolti da Regus, fornitore di spazi di lavoro flessibili, il 52% dei manager e dei professionisti lavora lontano dalla propria azienda per oltre 2,5 giorni a settimana, una cifra in linea con ciò che avviene in Italia.

Quali sono i benefici dello smart working?

Al primo posto c’è certamente un migliore bilanciamento tra vita privata e lavorativa (il work-life balance), al secondo posto un sviluppo professionale in termini di carriera derivante dall’essere parte di un team.

Si risparmia con lo smart working?

Lo smart working inoltre è anche un modo per tagliare alcuni costi come le spese energetiche connesse all’illuminazione dei locali, alla climatizzazione estiva ed invernale, alla gestione delle mense aziendali, alla pulizia, ecc.

Smart Working in Italia

Nel 2017, secondo la ricerca dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico, circa 305 mila lavoratori hanno sperimentato questo tipo d’impiego agile (+60% rispetto al 2016).

Oggi in Europa in media il 17% dei lavoratori utilizza lo smart working mentre in Italia siamo ancora piuttosto indietro perché tale percentuale scende fino al 6%.
Ad essere interessate ai lavoratori agili sono le grandi aziende (il 30 per cento ha realizzato nel 2016 progetti ad hoc) molto più delle piccole e medie imprese. Gli uomini prediligono lavorare con questa modalità (69%), in particolare quelli con un’età media intorno ai 40 anni e residenti nel Nord della Penisola.

In Italia, secondo l’87% delle persone che l’hanno sperimentato, il lavoro agile permette di mantenere un buon equilibrio tra vita privata e vita professionale, un dato superiore del 5% rispetto alla media globale e del 7% rispetto a quella europea. Nello specifico, in Europa solo Francia, Svizzera e Portogallo hanno registrato percentuali maggiori, rispettivamente l’88% le prime due e il 90% nel terzo caso.

Di contro il 47% degli italiani (+3% rispetto alla media globale e +6% rispetto a quella europea) è convinto che lo smart working aggiunga stress alla vita privata perché impedisce di staccare dal lavoro.

Il dato di fatto è che oggi anche le aziende italiane si stanno muovendo: il 62% dei dipendenti italiani ha infatti dichiarato che i loro datori di lavoro hanno fornito tutti gli strumenti tecnologici necessari per poter lavorare da remoto (+6% rispetto alla media totale), mentre il 41% ha affermato di utilizzare regolarmente strumenti per organizzare riunioni online in video-conferenza, battendo anche in questo caso la media mondiale attestata al 36%.

In conclusione si rammenta che una condizione fondamentale per utilizzare lo smart working è la capacità delle aziende, abituate a controllare da vicino i dipendenti, di comprendere i vantaggi di questa modalità di lavoro imparando a gestire il personale anche “da lontano” e mettendolo nelle condizioni di incrementare la propria produttività. Cosa non sempre semplice, soprattutto in aziende a gestione familiare che in Italia sono davvero numerose.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi, redazione@exportiamo.it

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