La crisi politica italiana, giunta ormai al suo 86esimo giorno, è sfociata in uno scontro istituzionale durissimo che con ogni probabilità trascinerà il Paese in una nuova campagna elettorale senza esclusione di colpi in cui potrebbe esser messa in discussione la permanenza dell’Italia nell’UE. Scopriamo insieme quali sono i rischi per imprese e cittadini di una nuova ed estenuante campagna elettorale.
Dopo quasi tre mesi di trattative e proprio quando il traguardo sembrava essere ad un passo naufraga l’accordo politico fra Lega e Movimento 5 stelle: Mattarella ha detto no a Paolo Savona, economista euroscettico designato da Salvini e Di Maio come ministro dell’Economia del governo “giallo-verde”.
A nulla sono quindi serviti i colloqui fra i due leader ed il Presidente della Repubblica se non ad acuire le tensioni che hanno abbondantemente oltrepassato il livello di guardia portando Di Maio a chiedere addirittura la messa in stato d’accusa della massima carica dello stato mentre Salvini già parla di prossime elezioni sostenendo che alle urne gli italiani saranno chiamati a scegliere fra “chi vuole un’Italia libera e chi vuole un’Italia serva”.
L’orizzonte in effetti è proprio quello: a settembre o ad inizio 2019 si tornerà a votare, tutto dipenderà dall’esito del lavoro che svolgerà Carlo Cottarelli, soggetto “neutrale” individuato da Mattarella per tenere i conti in ordine e “rasserenare” i mercati fino al nuovo esito elettorale.
Non sarà un compito facile districarsi fra spread in aumento, titoli bancari in picchiata e gli inevitabili attacchi di oltre la metà dell’arco politico che già lo bolla come un uomo delle banche scelto in accordo con Berlino e Parigi e quindi fulgido esempio di quanto il pronunciamento elettorale del 4 marzo sia rimasto inascoltato.
Al di là dei giudizi di merito politico in cui esperti e non si stanno prodigando in queste concitate ore è bene chiarire quali potrebbero essere le principali conseguenze economiche frutto di questo periodo d’incertezza politica senza precedenti.
Per prima cosa sarà necessario capire se l’economista ed ex commissario del governo Letta alla spending review Carlo Cottarelli sarà in grado di placare i mercati come ha immediatamente cercato di fare nella sua prima dichiarazione agli organi di stampa specificando che “negli ultimi giorni sono aumentate le tensioni sui mercati finanziari e lo spread è aumentato tuttavia l’economia italiana è ancora in crescita ed i conti pubblici rimangono sotto controllo e vi posso assicurare nel modo più assoluto che un governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei nostri conti pubblici”.
Si rammenta che lo spread non fa altro che misurare la differenza di rischiosità fra prestare soldi e quindi investire sullo stato italiano attraverso l’acquisto di Btp ed investire sullo stato tedesco acquistando invece Bund.
Più esso sale più prestare soldi allo stato italiano diventa rischioso provocando la conseguente crescita dei tassi d’interesse che l’Italia deve riconoscere per finanziare il proprio mostruoso debito pubblico. Tuttavia la crescita di questo differenziale ha degli effetti non solo sulle casse dello stato ma anche su cittadini ed imprese, specialmente quelle votate all’export.
La crescita dei tassi d’interesse poterebbe infatti le banche a “scaricare” sui propri clienti (ovvero imprese e cittadini) gli aggravi, determinando così oneri finanziari aggiuntivi che, solo nel corso del 2011, costarono alle nostre imprese ben 15 miliardi di euro.
Inoltre una significativa crescita dello spread renderebbe più complicato per le imprese (specialmente quelle più deboli) accedere ai finanziamenti erogati dalle banche che stringerebbero i cordoni della borsa perché preoccupate di non riuscire a recuperare i propri crediti.
Dal punto di vista dei cittadini i principali problemi potrebbero sorgere invece per chi ha acceso un mutuo a tasso variabile con un incremento delle rate mensili (anche se sarebbe necessario che la crisi si prolungasse e si aggravasse per vedere concretamente i primi effetti) e soprattutto per i nuovi mutui che sarebbero caratterizzati da tassi d’interesse sensibilmente più elevati.
Per il momento è comunque ancora presto fare previsioni anche perché oggi i mercati, rispetto a dieci anni fa, sono molto più propensi a farsi guidare dai fatti più che dalle dichiarazioni ma, senza dubbio, la prospettiva di altri mesi di stallo caratterizzati da una campagna elettorale dominata da temi anti-euro (e dall’esito quanto mai incerto visto l’impianto prevalentemente proporzionale della legge elettorale vigente) non gioverebbe all’immagine del Paese. Un’immagine che, a dirla tutta, già adesso non scoppia di salute come dimostrato da un articolo apparso solo pochi giorni fa nell’edizione online di un noto settimanale tedesco, il Der Spiegel, in cui si arriva addirittura ad affermare che l’Italia è una “scroccona aggressiva” (anche se “i mendicanti almeno dicono grazie”) al cui confronto la situazione greca è “una bazzecola”. A commentare invece l’accaduto delle ultime ore invece ci ha pensato Le Monde che parlato di “un’Italia che versa nell’incertezza più totale” a cui hanno fatto eco il Financial Times, El Pais ed il New York Times che sebbene con accenti diversi, lasciano trapelare, un certo sollievo per il fallimento del governo di forze definite come “populiste”.
Pieno ed incondizionato sostegno all’operato del Presidente della Repubblica è arrivato invece da Macron che ha voluto riconoscere a Mattarella “grande senso di responsabilità e coraggio”, garantendogli un importante appoggio in uno dei momenti più bui ed incerti di tutta la storia repubblicana.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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