Anche se meno dei cinesi, agli italiani piace affittare le biciclette: la penisola è infatti al secondo posto per numero di bici a flusso libero in circolazione. Il settore sta evolvendo rapidamente anche in Italia, nonostante il vandalismo e le appropriazioni indebite, e nel 2020 dovrebbe realizzare un giro d’affari pari a 5 miliardi di dollari.

Quando si passeggia per le strade delle principali città del mondo, è impossibile non notare le postazioni ai lati delle strade in cui è concesso depositare le “biciclette condivise”: quelle blu di City Bike a New York City, quelle gialle di oBike per le strade di Roma, quelle rosse e grigie di Mobike a Milano. È il fenomeno del bike sharing per cui turisti e autoctoni sprovvisti di mezzi propri scelgono di affittare le biciclette per giornate intere o solo poche ore per recarsi a lavoro, fare un’escursione al parco o solo per svolgere un allenamento quotidiano.

Inoltre, da qualche tempo accanto a quello a stallo fisso, è stato avviato un altro progetto di mobilità condivisa, cioè quello del free floating, il servizio che dà la possibilità agli utenti che si registrano sull’app di noleggiare una bicicletta, di usarla e di lasciarla dove si vuole in città.

Certo, quando ha detto “lasciare la bici dove si vuole”, la società cinese GoBee Bike non immaginava che avrebbe poi ritrovato le sue biciclette verdi e nere appese agli alberi, affogate nei laghetti o buttate sui marciapiedi ad impedire il passaggio dei pedoni. Sono stati questi gli episodi che hanno convinto a metà febbraio la società ad abbandonare i mercati europei.

A febbraio quindi è scattato l’allarme per cui anche le altre compagnie di bike sharing scegliessero di lasciare l’Europa ma ciò non è accaduto e al contrario quelle già presenti hanno deciso di prendersi quella quota di mercato lasciata libera da GoBee Bike.

Gli investimenti nel settore del bike sharing e del settore green sono così aumentati ed in particolare sono i risultati del free floating a essere i più stupefacenti avendo registrato un vero e proprio boom nel corso del 2017, lanciando su strada in soli 12 mesi più biciclette di quelle messe a disposizione negli ultimi anni dal servizio a stallo fisso: oltre 21.300 bici contro poco più di 16.700, secondo i dati del 2° report dell’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility.

In Italia quello della mobilità condivisa e sostenibile è un tema che sta molto a cuore alle nuove amministrazioni e che porta numeri da capogiro a tal punto che è stimato che il bike sharing a stallo fisso e mobile entro il 2020 raggiungerà quota 5 miliardi di dollari, crescendo del 20 per cento annuo. Tra le grandi città italiane, al primo posto per consumo di mobilità condivisa c’è Milano.

L’Italia è il secondo mercato dopo la Cina per numero veicoli di free floating immessi su strada da Mobikeun altro colosso cinese nato nel 2015 e presente in 15 paesi nel mondo e capace di raccogliere circa 1 miliardo di dollari da Tencent, Foxconn e Sequoia Capital.

Alessandro Felici, ceo di Evlonet, società partner distributivo per l’Italia di Mobike, è molto critico nei confronti dell’abbandono deciso da GoBee Bike: “Siamo in presenza di un’ambizione al limite dell’arroganza, in Cina ogni giorno falliscono operatori poco organizzati e senza strategia. Gobee non è mai stata organizzata per competere: una massa critica di utenti, una flotta di biciclette di qualità e una tecnologia avanzata non si creano con un investimento da 10 milioni. Se la bici è su un albero si tira giù e si rimette su strada. Il vandalismo è un’area di attenzione e non un problema economico o strategico. Noi continueremo a puntare sull’Italia e contiamo di superare le 10 città entro l’estate per arrivare tra le 20 e le 30 nel 2019. Stiamo anche per lanciare un mezzo elettrico che speriamo di mettere in strada entro quest’anno”.

Neppure Ofo, casa cinese di bike sharing, ha voluto seguire le orme di GoBee Bike nonostante il vandalismo: “Il fenomeno esiste e bisogna tenerne conto ma in un ciclo di attività collegata al lancio. La nostra esperienza in Italia e in Europa è di un fenomeno non drammatico, non c’è la sensazione di operare in una specie di Far West incontrollato”, ha commentato Marco Menichetti, city manager di Ofo.

Anche nella bozza del contratto di governo a firma Movimento 5 stelle e Lega si legge una sezione dedicata a trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni, dove si fa esplicito riferimento alle auto ibride ed elettriche, ma anche al car e bike sharing: “È necessario concedere spazi pubblici per il car sharing a fronte di quote crescenti di vetture elettriche nella flotta. Occorre incentivare lo sviluppo delle reti ciclabili urbane ed extra urbane e di un sistema di bike-sharing capace di integrare differenti sistemi di mobilità su ferro e su gomma. Le ciclostazioni dovrebbero essere presenti in prossimità dei parcheggi intermodali, delle stazioni ferroviarie, metropolitane e degli autobus, nonché prossime ai siti di interesse turistico”.

È fondamentale tenere presente quanto sia importante orientare alla mobilità condivisa e sostenibile ogni scelta collettiva, nell’interesse di ognuno e del progresso della società. I primi passi sono stati fatti nella giusta direzione, quello che conta adesso è continuare a pedalare.

Fonte: a cura di Exportiamo, Claudia Cavaliere, redazione@exportiamo.it

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