Il Giappone è il più grande importatore di prodotti agroalimentari al mondo in quanto la produzione interna soddisfa solo il 40% del fabbisogno alimentare. Il Belpaese fornisce allo stato asiatico principalmente prodotti trasformati come prosciutto crudo, olio d’oliva, paste alimentari, pomodori pelati, vini fermi e formaggi. Questi prodotti sono molto apprezzati tra i consumatori locali, specialmente per via della grande e diffusa ammirazione che esiste nei confronti della cultura italiana. Tuttavia vendere prodotti alimentari nella terra del Sol Levante è piuttosto complesso perché è necessario sottostare ad un insieme di regole e controlli tutt’altro che soft.

Il sistema di accesso al mercato agroalimentare giapponese non è semplice e le normative che regolano l’introduzione dei prodotti in loco sono varie. Fra queste ve ne sono alcune imprescindibili come:

  • Food Safety Basic Law;
  • Food Sanitation Law;
  • Confectionary Hygienists Law (Legge sull’Igiene del Confezionamento);
  • Health Promotion Law (Legge sulla promozione della salute);
  • Consumer Safety Act Japanese Agricultural Standard Law (Legge sugli standard agricoli).

Nel commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, il ruolo dell’importatore è molto importante, in quanto è il responsabile dell’integrità del prodotto.

Nella maggior parte dei casi, le certificazioni utili e necessarie nel Paese di origine non sono ritenute sufficienti o in molti casi valide ai fini della circolazione nel Paese estero. Nello specifico in quello giapponese le autorità locali effettuano, a spese dell’importatore, stringenti controlli sulle merci prima dell’ingresso definitivo nel Paese.

Prodotti soggetti a divieto di importazione

Prima di esportare prodotti alimentari in Giappone, è utile sapere che sui seguenti prodotti alimentari provenienti dall’Italia o di origine italiana, grava il divieto di importazione per:

- Carne Bovina (a causa dei problemi legati alla BSE – Bovine Spongiform Encephalopathy), di pecora e di capra, ad eccezione delle carni provenienti da stabilimenti autorizzati dalle autorità giapponesi, presenti nella lista disponibile al link (disponibile solo in lingua giapponese);

- Ortofrutticoli freschi non a foglia, quasi tutti gli ortaggi e tutta la frutta eccetto le arance tarocco, moro e sanguinello;

- Pollame a causa della peste aviaria, ad eccezione del pollame proveniente da stabilimenti autorizzati dalle autorità giapponesi, presenti nella lista disponibile al link (disponibile solo in lingua giapponese).

Documenti necessari per esportare

I documenti richiesti per l’esportazione sono i seguenti:

  • Fattura commerciale;
  • Per i prodotti alimentari, la descrizione del processo produttivo e un certificato d’analisi (in originale per la prima importazione) rilasciato da laboratori riconosciuti dal Ministero della Sanità giapponese. Per i vegetali surgelati è necessario anche il certificato fitosanitario;
  • Certificato d’origine (solo se richiesto dal compratore);
  • Packing list;
  • Polizza di carico marittima o lettera di trasporto aereo;
  • Polizza d’assicurazione (se richiesta o ritenuta necessaria).

Certificato di analisi

I prodotti alimentari sono soggetti alle disposizioni della legge sulla sanità alimentare “Food sanitation law”, secondo cui qualora siano importati per la vendita o altri scopi commerciali, lo spedizioniere deve presentare l’apposito modulo di notifica per le importazioni di prodotti alimentariNotification form for importation of foods, etc.” alla quarantena della dogana d’ingresso per procedere allo sdoganamento. Al modulo deve essere allegata la descrizione del processo produttivo e un certificato d’analisi (in originale per la prima importazione) rilasciato da laboratori riconosciuti dal Ministero della Sanità giapponese.

Il certificato può essere ritenuto sufficiente, e in tal caso non sarà effettuata alcuna analisi nella zona franca doganale, procedendo allo sdoganamento. E’ consigliabile che lo spedizioniere presenti i documenti in originale alla dogana, con un certo anticipo rispetto all’arrivo della merce. Salvo non conformità o irregolarità, ripetendo più importazioni dello stesso articolo le autorità dovrebbero non effettuare analisi e ritenere sufficienti le copie del certificato iniziale per un certo periodo (circa un anno), ma è opportuno che lo spedizioniere verifichi tale eventualità.

L’esportatore in Italia dovrà predisporre i documenti che solitamente sono richiesti per l’esportazione (pro-forma invoice, packing list, etc.) più i documenti (certificato di analisi e descrizione del processo produttivo) che richiederà l’importatore in Giappone è dunque essenziale la massima collaborazione tra i due.

Standard di etichettatura

I prodotti alimentari destinati alla vendita devono rispettare le norme sugli standard d’etichettatura secondo la Legge JAS, la Legge sulla Sanità Alimentare e la Legge sulle Misurazioni. Per quanto riguarda i prodotti esteri, gli importatori e i rivenditori (responsabili della vendita dei prodotti nel mercato giapponese) devono apporre sui contenitori un’etichetta obbligatoria con le seguenti voci in lingua giapponese:

a) Nome del prodotto.;

b) Ingredienti e additivi alimentari (es. antiossidanti e conservanti);

c) Contenuto alcolico (solo per gli alcolici);

d) Quantità contenuta netta;

e) Paese di provenienza;

f) Metodo di conservazione;

g) Nome e indirizzo dell’importatore e del rivenditore;

h) Indirizzo del distributore (solo se non coincide con il punto g);

i) Etichettatura per scoraggiare il consumo da parte dei minorenni (solo alcolici).

Processo di controllo per prodotti alla prima importazione

Nel caso si tratti di una prima vendita in Giappone, ’importatore è tenuto a consegnare agli uffici del Ministry of Health, Labour and Welfare (MHLW):

• una dichiarazione di conformità dell’alimento alle norme vigenti nel Paese esportatore;

• un elenco degli ingredienti;

• una descrizione del processo produttivo;

• una campionatura dell’alimento in modo da consentire il controllo da parte delle autorità nipponiche.

In alternativa è possibile allegare alla campionatura i risultati analitici riscontrati durante le prove effettuate da un laboratorio giapponese riconosciuto, attestanti la conformità delle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche all’aggiornata normativa nazionale.

L’elenco dei laboratori stranieri riconosciuti è consultabile sul sito del MHLW.

Se il prodotto viene giudicato idoneo l’importatore può predisporre la Notifica d’importazione.

Processo di controllo per prodotti già importati

Nel caso si tratti di vendita di alimenti conosciuti o già precedentemente importati dal Giappone, l’importatore presenta la notifica d’importazione nella stazione di quarantena dove verrà importata la merce.

La notifica dovrà essere presentata prima che la merce giunga al deposito doganale, almeno una settimana prima della data presunta di arrivo. Negli uffici doganali delle stazioni di quarantena verranno esaminati i documenti e verrà emesso il certificato di notifica. Per ottenere tale certificato è necessario che non si rilevino non conformità; alcune tipologie di prodotti agroalimentari, inoltre, possono essere sottoposte all’ispezione di monitoraggio a carico del MHLW secondo un programma di controllo del commercio degli alimenti predisposto annualmente. Nel caso di alimenti giudicati a rischio a seguito di segnalazioni provenienti dal Paese di origine o per non conformità già registrate in precedenza, si procede all’Ordinanza di ispezione a carico dell’importatore, che nel caso di prodotto non idoneo, porta o al respingimento o alla distruzione del prodotto.

In conclusione è bene valutare attentamente il processo di importazione che adotta il Paese così da organizzare nel migliore dei modi le attività di esportazione ed evitare spiacevoli ritardi nelle consegne ai clienti locali.

Fonte: a cura di Exportiamo, Giancarlo Cabillon, redazione@exportiamo.it

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