Per chiunque voglia esportare i propri prodotti all’estero l’e-commerce rappresenta ormai un canale di vendita imprescindibile che non va a sostituire ma ad integrare il retail. Ciò è vero anche per il settore food che cresce costantemente sul digitale. Scopriamo insieme quali sono i passi da compiere per vendere cibo e bevande online fuori confine.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Export della School of Management del Politecnico di Milano l’export italiano di beni di consumo è in continua crescita, e nel 2017 ha raggiunto un valore pari a circa 9,2 miliardi di euro, il +23% rispetto ai 7,5 miliardi dell’anno precedente. Di questi, il 25% avviene attraverso vendita diretta di beni di consumo, mentre il 75% resta in capo ad operatori stranieri.
Se si considera la totalità dei beni di consumo il settore del food occupa il secondo posto dopo quello del fashion: vale il 15% delle esportazioni digitali Made in Italy (1,38 miliardi di euro ma appena il 3% dell’export complessivo del comparto).
Secondo un’analisi elaborata da Confcommercio si prevede che il valore delle vendite digitali di prodotti alimentari in Europa raggiungerà i 18 miliardi di dollari nel 2021, 8 miliardi in più rispetto al 2016. Situazione simile negli USA, mentre in Cina è previsto un boom che porterà il valore delle vendite online a pesare 30,3 miliardi di dollari.
Questi dati indicano che la domanda di cibo e bevande online è in costante aumento e le ragioni per le quali le aziende dovrebbero creare portali e-commerce per il loro food business sono numerose.
Infatti, l’e-commerce dà la possibilità di essere attivi 24 ore su 24 e raggiungere ogni parte del mondo ma per ottenere risultati occorre avere una strategia chiara e riuscire ad implementarla in maniera efficace.
Tra gli ostacoli principali che si incontrano vi sono quelli di natura legale, di gestione del marketing e dei canali online, nonché di natura logistica e finanziaria.
Come digitalizzare la vendita di cibi e bevande?
Il primo passo è certamente quello di conoscere gli aspetti legali e le licenze necessarie per vendere online. Le regole per la vendita di prodotti da forno, merci non deperibili o qualsiasi tipo di cibo online sono un po’ complicate: le regole variano infatti in base a dove la merce viene prodotta.
In Italia la normativa di riferimento non differisce completamente dalla normativa in tema di commercio elettronico ma viene semplicemente integrata con il Regolamento comunitario 1169/2011/UE che ne definisce meglio gli ambiti di applicazione e le prescrizioni, in particolar modo i principi, i requisiti e le responsabilità che disciplinano le informazioni sugli alimenti e l’etichettatura per tutelare la salute i consumatori. Per vendere prodotti alimentari all’estero è necessario poi essere in regola anche con le normative commerciali dei Paesi in cui si vorrebbe iniziare un’attività di vendita.
Il secondo passo è quello di selezionare i prodotti che possono avere più possibilità di essere comprati online e selezionare il Paese o i Paesi di destinazione a cui rivolgere l’offerta. Gli strumenti di analisi del web possono aiutarci molto a individuare i trend di mercato, stimare l’andamento delle ricerche e determinare il mercato di riferimento. Una volta selezionati i prodotti ed individuato il paese (o i paesi) target bisogna adeguare il sito alla lingua del mercato a cui ci stiamo rivolgendo, o comunque rendere i contenuti il più possibile accessibili e chiari alla clientela.
Il terzo passo è quello di individuare le “abitudini digitali” dei nostri potential consumer e strutturare le campagne di marketing per rendere i nostri prodotti online facili da trovare. Tuttavia alcune compagne pubblicitarie per promuovere l’e-commerce all’estero necessitano anche di un’attività di promozione in loco, anche attraverso pubblicità stampata o in punti vendita.
Scegliere la piattaforma attraverso la quale vendere i prodotti è un altro punto cruciale. Avere un e-commerce di proprietà sul sito web sarebbe l’ideale per avere il pieno controllo dei flussi di traffico e di dati perché si avrebbe la possibilità di gestire meglio il magazzino, la fatturazione e darebbe la possibilità di avere rapporti diretti con i clienti, ma richiede un investimento importante.
L’alternativa è quella di vendere online attraverso i marketplace che permettono la vendita di prodotti alimentari all’estero, o rivolgersi a piattaforme esistenti nei paesi in cui si desidera esportare, verificandone anche lo stato di concorrenza all’interno. Il vantaggio di rivolgersi ai grandi retail online è quello di poter cominciare a vendere online senza costi eccessivi.
Infatti i marketplace più diffusi hanno la capacità di attirare più visitatori che possono più facilmente trasformarsi in volumi di vendita. Tra gli svantaggi invece troviamo quello dei costi del servizio. Infatti, l’utilizzo delle piattaforme generalmente prevede un costo mensile ed una commissione sulle singole vendite. Altro aspetto negativo sta in un minor controllo sulle vendite e sul monitoraggio dei dati. Inoltre, l’utilizzo di un marketplace limita la possibilità di avere un rapporto diretto con la clientela.
In conclusione, come ha affermato Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio Export durante il convegno “Export digitale: a ciascuno il suo canale”: “Le vendite attraverso i canali digitali stanno crescendo a ritmi sostenuti… Il processo di internazionalizzazione digitale richiede un’attenta ed adeguata progettazione, che preveda l’identificazione del modello di export più adatto alla propria realtà aziendale, l’analisi degli aspetti legali, degli strumenti a disposizione e del pubblico del mercato in cui si vuole entrare”.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Emanuela Provenzano, redazione@exportiamo.it
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