La festività più importante della cultura cinese porta con sé una vasta gamma di opportunità per le aziende italiane, che devono però essere in grado di mettere in campo validi strumenti per agevolare l’acquisto di prodotti Made in Italy da parte dei consumatori asiatici.
La Cina è in fibrillazione per quella che è considerata la più importante festività dell’anno, il Capodanno cinese, iniziato il 16 febbraio e calcolato sulla base del calendario lunisolare.
I festeggiamenti durano per circa 15 giorni e si concludono con la “Festa delle lanterne”, occasione per trascorrere una giornata in famiglia e consumare una gran quantità di yuanxiao, delle palline di riso ripiene.
Nel corso di queste due settimane moltissimi cittadini cinesi si sono messi e si metteranno in viaggio: c’è chi farà rientro nelle proprie cittadine d’origine e chi invece ha deciso di cogliere l’opportunità per concedersi una vacanza all’estero.
Proprio per questo motivo il Capodanno cinese è accolto con grande favore anche dalle aziende italiane ed in particolare dai retailer del settore lusso, che si trovano a dover esaudire le richieste di numerosi viaggiatori in entrata del Belpaese.
Per farlo però è bene che i rivenditori al dettaglio italiani si organizzino in modo da incentivare i consumatori asiatici ad acquistare i prodotti da loro commercializzati, cosa non così semplice come potrebbe apparire.
Per prima cosa è un’ottima idea fare in modo che i consumatori cinesi ricevano preziose ed adeguate informazioni commerciali.
In particolare l’utilizzo di piattaforme come Ctrip e WeChat può rivelarsi decisivo perché può fornire un supporto molto interessante agli shopper cinesi. Fra le funzioni più utili ad attrarre un crescente numero di clienti rientrano, ad esempio, la localizzazione geografica dei negozi tax free e la possibilità di comprare prodotti direttamente attraverso la relativa app.
In ogni caso il 2018 dovrebbe essere un anno particolarmente proficuo per il turismo sull’asse Pechino-Bruxelles dal momento che sarà l’anno del turismo Europa-Cina e sarà dunque l’occasione per focalizzare l’attenzione sull’importanza del mercato cinese per il Vecchio Continente e sullo studio del comportamento dei consumatori locali, con l’obiettivo di individuare delle modalità d’azione che possano renderne la shopping experience più semplice ed affascinante.
Il turista cinese medio ha difficoltà a parlare inglese, tende a muoversi in gruppo e, almeno all’inizio, dimostra una certa diffidenza ma, per ottenere dei risultati soddisfacenti, è bene studiarne più in profondità le abitudini d’acquisto che, comunque, rimangono in continua evoluzione.
A confermare quanto nel corso del capodanno cinese si possa verificare un picco dei viaggi in entrata verso l’Italia ci sono i dati diffusi da Premier Tax Free, azienda leader per i servizi di tax refund, che ha esaminato, sulla base dei dati relativi al 2017, quanto il flusso di viaggiatori cinesi in occasione di questa festività possa influenzare il numero di vendite tax free degli esercenti italiani.
Lo scorso anno gli acquisti tax free effettuati da turisti cinesi sono cresciuti del 39% e questo incremento ha riguardato tutti e tre i maggiori poli dello shopping italiano: Roma (+ 51%), Milano (+47%) e Firenze (+36%). Tale crescita ha raggiunto un picco del 57% proprio durante il capodanno cinese 2017 con incrementi impressionanti a Milano (dal 47% durante l’anno al 75%) e Venezia (dal 22,5% durante l’anno al 72%).
Attenzione però a non dimenticare che il Capodanno cinese non riguarda solo il cosiddetto “gigante dai piedi d’argilla” ma tale festività è molto sentita anche in molti altri Paesi asiatici come Corea del Sud, Filippine ed Indonesia oltre che, naturalmente, nelle svariate comunità cinesi disseminate ormai in ogni parte del mondo.
Italia-Cina: export a gonfie vele
A confermare che le relazioni economiche fra Italia e Cina stanno attraversando un periodo molto positivo ci sono anche i dati sul commercio estero recentemente diffusi dall’Istat dai quali emerge che la Cina, rispetto ad i principali mercati di sbocco dell’export italiano, abbia registrato le migliori performance con un incremento che ha toccato quota +22,2%.
Il totale delle vendite di Made in Italy verso Pechino è quindi passato da 11, 1 a circa 13,6 miliardi di euro, lasciando intravedere potenzialità e margini di miglioramento davvero interessanti.
Fra i settori in cui si riscontra una maggiore richiesta di prodotti della Penisola spicca la meccanica seguita da abbigliamento, mezzi di trasporto e prodotti chimici ma l’Italia deve assolutamente mettersi al lavoro per aumentare ulteriormente la propria quota di mercato relativa all’export in Cina (lo scorso anno pari ad appena l’1%) soprattutto rispetto ad i suoi principali competitor, Germania e Francia, che nel 2016 detenevano rispettivamente il 5,2 e l’1,5%.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA