Donald Trump torna alla carica. Dopo la quiete degli ultimi mesi sulla linea protezionistica promossa in campagna elettorale al grido “Make America Great Again”, il tycoon ha annunciato nuovi dazi su lavatrici e pannelli solari importati negli Stati Uniti mettendo nel mirino i surplus commerciali di Corea del Sud e soprattutto Cina.

E non a caso la decisone arriva qualche giorno prima dell’atteso intervento di domani al World Economic Forum di Davos che vede la partecipazione di politici e personaggi di spicco dell’economia mondiale impegnati nel confronto sul tema “creare un futuro condiviso in un mondo frammentato”.

In un periodo di forti divisioni, gli organizzatori della 68esima edizione del WEF si auspicano un forte impegno per la cooperazione internazionale in settori come la tecnologia, il cambiamento climatico e l’economia globale.

Sarah Sanders, capo dell’ufficio stampa della Casa Bianca, ha annunciato in un comunicato ufficiale che “durante il suo intervento al World Economic Forum del 2018 il Presidente è impaziente di promuovere le sue linee politiche per rafforzare le imprese americane, le industrie americane e i lavoratori americani”. Insomma, grande l’attesa per il discorso che Trump terrà domani nella cittadina svizzera: l’unica cosa certa è che la parola chiave del suo intervento sarà “America First”.

Un clima incandescente

Insomma il clima che si respira a Davos è già molto teso. Infatti la decisione di applicare nuovi dazi su pannelli solari e lavatrici ha scatenato le forti proteste di Cina e Corea del Sud che hanno già annunciato un ricorso al WTO.

In particolare la tariffa sulle lavatrici sarà del 20% sui primi 1,2 milioni di pezzi importati e salirà fino al 50% per i successivi (salvo poi ridursi del 5% ogni anno per i prossimi tre anni), mentre per i pannelli solari il dazio sale al 30% fino al 2022. Un colpo deciso alle due economie asiatiche che conservano un surplus commerciale rispettivamente di circa 347 e 28 miliardi di dollari nei confronti degli Stati Uniti.

Pesanti anche le dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel durante il WEF con un riferimento implicito alla linea politica statunitense: ”Oggi, 100 anni dopo la catastrofe della Grande Guerra, dobbiamo chiederci se abbiamo davvero imparato la lezione della storia, e a me pare di no. L’unica risposta è la cooperazione e il multilateralismo. Il protezionismo non è la soluzione, dobbiamo cercare risposte multilaterali, l’isolamento non aiuta”.

Sulla stessa linea anche il Primo ministro indiano Narendra Modi, ospite d’onore della manifestazione, secondo cui “il protezionismo nell’era della globalizzazione rappresenta una minaccia non meno preoccupante del cambiamento climatico e del terrorismo”.

Anche il Premier italiano Paolo Gentiloni si è schierato decisamente al fianco di Angela Merkel: ”È importante che non si verifichi una rincorsa verso posizioni protezionistiche. Infatti il protezionismo apparentemente tutela i singoli Paesi, ma alla lunga creerebbe enormi problemi economici. Se si vuole la crescita, il benessere, se si vuole proteggere il lavoro, serve un ambiente economico che funzioni e per averlo c’è bisogno di libertà commerciale, di libero mercato e non di protezionismo: questo è uno dei motivi che ci ha permesso di uscire dalla crisi. Sono convinto che si può spingere l’amministrazione americana ad avere punti di compromesso perché un atteggiamento distruttivo non può portare a nulla di buono nel lungo periodo”.

Dal fronte americano, in attesa dell’intervento di Trump, ha parlato il Segretario del Tesoro Steven Mnuchin: ”Non ci sono incoerenze tra il programma del Presidente Trump e l’obiettivo di collaborare con gli altri Paesi dal punto di vista commerciale.” Chi si aspetta ritorsioni commerciali da parte della Cina è Wilbur Ross, Segretario del commercio statunitense secondo il quale “le guerre commerciali sono combattute ogni singolo giorno e che c’è sempre qualcuno che cerca di violare le regole per ottenere vantaggi”.

Un clima incandescente che vede da una parte i sostenitori del libero commercio e dall’altra la linea protezionistica promossa dagli Stati Uniti: domani a Davos i riflettori di tutto il mondo saranno inevitabilmente puntati sul discorso di Donald Trump.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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