Exportiamo.it, sulla base delle previsioni fornite da SACE circa gli incrementi attesi dell’export italiano nel mondo fra il 2018 ed il 2020, ha selezionato 5 Paesi su cui le PMI italiane dovrebbero investire nel 2018. Scopriamo insieme quali sono.

Nel 2017 l’andamento del commercio mondiale ha sorpreso in molti: solo un anno fa infatti erano numerosi gli osservatori che sottolineavano il concreto rischio di un ritorno di forti ventate protezionistiche che avrebbero dovuto rallentare gli scambi internazionali danneggiando, di conseguenza, l’intera economia mondiale.

In realtà il quadro che si può tracciare oggi è molto più roseo rispetto a dodici mesi fa con gli scambi internazionali di manufatti che sono cresciuti del 4,6% e che dovrebbero proseguire il loro percorso di crescita anche nel prossimo biennio con un incremento medio pari al 5,4%.

Questa accelerazione del commercio internazionale si è accompagnata ad una crescita del PIL mondiale saldamente sopra la soglia del 3% grazie soprattutto alle ottime performance di alcuni Paesi chiave che, per un motivo o per un altro, avevano vissuto un 2016 in chiaroscuro.

A livello di aree geografiche certamente è il continente asiatico ad aver registrato il cambio di passo più deciso rispetto agli altri continenti, passando da una crescita del 2% del 2016 ad una dell’8,3% del 2017, seguito da una sempre solida America del Nord.

Ma quali sono i 5 mercati su cui le imprese italiane farebbero bene a puntare nel corso dell’anno appena iniziato?

USA

Anche nel 2018 gli States rappresenteranno un saldo punto di riferimento per il commercio internazionale e continueranno ad occupare una delle prime posizioni della classifica dei Paesi in cui si registrerà il maggior incremento percentuale di export Made in Italy fra il 2018-2020 (5,6%). In particolare, secondo le previsioni di SACE, fra i Paesi rientranti nell’area Europa avanzata e Nord America solo Belgio (5,8%) ed Irlanda (5,7%) dovrebbero registrare andamenti migliori. In crescita la richiesta di mezzi di trasporto, favorita dai rapporti infragruppo di Fca e dei suoi fornitori, di medicinali e preparati farmaceutici e di food&beverage italiano, grazie all’aumento dei consumi delle famiglie statunitensi.

Russia

Nel 2017 si sono consolidati i segnali di uscita dalla fase recessiva della Russia, tornata ad essere il primo mercato emergente per i prodotti Made in Italy in molti settori merceologici. Anche il 2018 è stimato in incremento (+2%) con una crescita che dovrebbe indirizzarsi in misura maggiore verso i beni di consumo. In tale contesto risultano particolarmente agevolate le PMI esportatrici di beni intermedi, che continueranno a beneficiare della ridotta diversificazione e sofisticazione dell’industria locale.

Emirati Arabi Uniti

Gli Emirati Arabi Uniti rimangono il primo mercato di destinazione nell’area del Golfo, nonostante la riduzione del potere d’acquisto derivante dai minori introiti derivanti dalla vendita del greggio. Secondo SACE fra il 2018 ed il 2020 l’export italiano nel Paese dovrebbe incrementare di quasi il 5%, soprattutto grazie alla progressiva implementazione dei progetti legati a Expo 2020. Fra le categorie che dovrebbero subire i maggiori aumenti spiccano quella relativa ad i beni di investimento e i beni intermedi.

Perù

Il Paese non è abitualmente considerato fra i mercati più interessanti per il Made in Italy ma le sue ottime performance economiche lo stanno lentamente ma inesorabilmente rendendo uno dei soggetti economici cui guardare con maggiore interesse. Il Perù oggi è considerato uno dei mercati emergenti dell’America Latina non solo perché vanta una crescita solida e costante (+6% annuo nell’ultimo decennio) ma soprattutto perché nel Paese si è formata una middle class che ha voglia di acquistare alcuni dei nostri migliori prodotti. Effettivamente l’aumento del potere d’acquisto della popolazione locale degli ultimi anni ha contribuito ad accrescere la domanda di alcuni dei nostri beni simbolo, soprattutto nel settore alimentare (vino, spumanti, formaggio, pasta). Le previsioni di SACE indicano una crescita per le esportazioni italiane di beni di circa il 4,2% nell’arco del prossimo triennio. Il Paese sudamericano ha in programma investimenti nel settore energetico, in progetti di generazione di energia elettrica, trasmissione e lavori di elettrificazione delle zone rurali e il potenziamento di alcune infrastrutture viarie, che favoriranno la domanda di meccanica strumentale italiana e apparecchi elettrici.

Repubblica Ceca

L’economia di Praga gode di ottima salute ed è trainata da un incoraggiante incremento dei consumi delle famiglie anche in conseguenza dell’abbattimento del tasso di disoccupazione nazionale, sceso ormai a quasi il 4%. L’interscambio con l’Italia procede a gonfie vele e nel 2016 ha segnato un nuovo record avvicinandosi sensibilmente a quota 12 miliardi di euro (+11,6% rispetto al 2015), anche se il saldo commerciale è al momento sfavorevole per l’Italia per circa 800 milioni di euro. Le previsioni segnalano tassi di crescita significativi per le esportazioni italiane di beni nel Paese anche nei prossimi anni: + 5,7%, in media, nel triennio 2018-2020. Fra i prodotti maggiormente richiesti a Praga e dintorni spiccano quelli chimici organici, medicinali e preparati farmaceutici, mezzi di trasporto, componentistica automotive e prodotti d’abbigliamento.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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