L’instabilità coreana rischia di mettere in difficoltà una delle zone economiche più dinamiche al mondo in termini di crescita economica. In questa crisi giocano un ruolo chiave le grandi potenze, che appaiono ancora lontane dal raggiungere un compromesso sul programma nucleare della Corea del Nord.
Agli albori della guerra fredda, la penisola coreana è stata teatro di tensioni geopolitiche fra due superpotenze egemoniche - l’Unione Sovietica (URSS) e gli Stati Uniti - che hanno dato origine a due stati completamente diversi: la Repubblica Popolare Democratica di Corea, uno stato totalitario socialista nel nord della penisola, e la Repubblica di Corea, uno stato democratico semipresidenziale nel sud della penisola.
Mentre il primo si è isolato dal resto del mondo ponendo come obiettivo primario la sopravvivenza del proprio regime, il secondo si è aperto al mondo stabilendo un’economia di mercato aperta e promuovendo lo stato di diritto.
Negli ultimi anni, il programma nucleare del regime di Kim Jong-un ha generato nuove tensioni fra le due Coree, mettendo in allarme le potenze coinvolte nella regione.
In uno scenario in cui la nuova amministrazione degli Stati Uniti predilige accordi bilaterali e la Cina si dimostra incapace di persuadere la Corea del Nord a sospendere il suo programma nucleare, l’Unione Europea diventa l’unico attore a poter promuovere un sistema multilaterale che attenui le tensioni regionali grazie alla sua posizione neutrale nella regione.
La penisola coreana si trova in una delle regioni più produttive del mondo e la sua stabilità è quindi fondamentale per mantenere in equilibrio gli interessi economici delle potenze.
Il Nord-est dell’Asia è un’area economica molto dinamica che contribuisce per quasi la metà alla crescita economica globale nonostante ci siano ancora frizioni regionali che ostacolano la cooperazione e la risoluzione della crisi della penisola coreana.
L’Italia ha tratto beneficio da questo dinamismo economico intraprendendo delle proficue attività commerciali con le potenze dell’area (ad esclusione ovviamente della Repubblica Popolare Democratica di Corea).
Fra questi Paesi, l’Italia presenta rilevanti somiglianze con la Corea del Sud sotto il profilo economico: entrambi i Paesi infatti rappresentano due economie fortemente trainate dalle piccole e medie imprese (PMI).
La Corea del Sud vanta 3,5 milioni di PMI attive in cui lavorano 15 milioni di persone fra cui funzionari, impiegati e operai e contribuiscono per il 43,8% della produzione totale del Paese, generando un valore aggiunto del 51,2%.
In particolare Seul rappresenta la ragione con la più alta concentrazione di PMI, oltre ad essere il centro politico decisionale per l’attuazione di politiche mirate all’innovazione delle PMI anche sulla base dell’industria 4.0.
Negli anni del miracolo economico italiano, l’Italia ha fornito consulenza e know-how alle imprese della Corea del Sud che vedevano l’Italia come un modello da seguire in quel periodo. Sulla base di ciò, si sono formate importanti collaborazioni, fra cui spiccano la collaborazione fra la FIAT e la KIA e la consulenza settoriale per il design della Hyundai.
Sin dal 2011, le attività commerciali fra Italia e Corea del Sud si sono rafforzate grazie all’accordo commerciale fra l’Unione Europea e la Corea del Sud (FTA EU-KOREA) che ha abolito il 97% dei dazi imposti sui prodotti.
Fra i prodotti più esportati, i macchinari italiani risultano ancora essere una componente chiave per i fattori produttivi delle industrie coreane.
La Corea del Sud vanta un’economia solida e moderna in grado di cambiare velocemente in base alle nuove tendenze, rappresentando per l’Italia sia una concorrente che un partner commerciale importante, in particolar modo nel sud-est asiatico.
Fonte: a cura di Exportiamo, Claudio Passalacqua, redazione@exportiamo.it
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