Ora tutti attendono le mosse del giovanissimo futuro premier austriaco capace di raccogliere il 31,7% dei consensi staccando i socialdemocratici del cancelliere uscente Christian Kern (26,8%) e l’estrema destra di Heinz Christian Strache (26%).

Nella giornata di oggi - non appena terminato lo scrutinio dei voti per corrispondenza che potrebbe ancora riservare sorprese per il “secondo posto” - il Presidente della Repubblica d’Austria, Alexander Van der Bellen, incaricherà Sebastian Kurz, leader del partito popolare ÖVP, di formare il nuovo governo austriaco.

Quasi la totalità dei commentatori e degli esperti, all’indomani delle elezioni, si è concentrata più sul profilo personale dell’astro nascente della politica austriaca che sul programma politico che Kurz intende adottare nei prossimi mesi.

Effettivamente a leggere la carta d’identità dell’ormai ex ministro degli Esteri c’è da stropicciarsi gli occhi perché Kurz, nato il 2 agosto del 1986, si appresta a diventare il più giovane capo di governo a livello globale.

La sua è stata un’ascesa folgorante: sottosegretario all’Integrazione a soli 24 anni, deputato a 26 e, come accennato, addirittura ministro degli Esteri a 27. Ma l’impresa più importante il “leader dalla faccia pulita” l’ha compiuta negli ultimi 5 mesi portando il partito cristiano-democratico ad essere la lista più votata per la seconda volta nella sua storia.

La campagna elettorale dell’enfant prodige viennese è stata tutta incentrata sul tema del contrasto all’immigrazione, della lotta all’islamismo radicale ed a favore della chiusura delle frontiere europee. Non una novità se si considera il ruolo che Kurz ha avuto nella chiusura della rotta balcanica da ministro degli Esteri.

Il giovane politico è quindi riuscito a parlare alla pancia degli austriaci veicolando un messaggio semplice quanto diretto ovvero che tutti i problemi del Paese siano, in qualche modo, il frutto dell’incapacità di frenare il flusso di migranti in entrata nel Paese.

Tuttavia solo ora che la vittoria è stata raggiunta si svelerà il vero volto di Kurz. E qualcosa di più sulle reali intenzioni del leader dell’ÖVP potrebbe iniziare a capirsi già dalla formazione dell’esecutivo.

La scelta, con tutta probabilità, dovrebbe ricadere sulla destra nazionalista dell’FPÖ (più complicata una Grosse Koalition con i socialdemocratici), con cui Kurz vorrebbe governare nei prossimi anni proprio per non lasciarle l’esclusività di alcuni temi (su tutti sicurezza e immigrazione) che accendono i cuori degli elettori austriaci.

Programma economico

Ma quali sono le misure che Kurz intende adottare per rilanciare l’economia di Vienna?

Abbassamento delle tasse e contenimento della spesa pubblica. Questi sembrano essere i due pilastri attorno ai quali si svilupperanno le politiche nazionali.

In particolare Kurz propone di eliminare la progressività automatica della tassazione che in alcuni casi rende addirittura dannoso ricevere un aumento salariale.

D’altra parte verrebbe messo in atto un corposo programma di riduzione dei contributi a carico del datore di lavoro oltre ad una riduzione delle aliquote per le fasce meno abbienti (dal 25 al 20%, dal 35 al 30% e dal 43 al 40%).

Il premier in pectore ha poi promesso di tagliare di 1500 euro annui le tasse sui redditi per ogni figlio al di sotto dei 18 anni e di non appesantire ulteriormente l’imposizione sulla prima casa di proprietà.

Inoltre, tutti i cittadini austriaci che decideranno di lavorare oltre il limite dei 63 anni attualmente in vigore, otterranno un aumento salariale del 5,5% annuo.

I rapporti con l’Italia

Il governo italiano ha già avuto modo di conoscere e scontrarsi con Kurz che, sulla propaganda dei controlli alle frontiere (in particolare quella del Brennero che separa Italia ed Austria), ha costruito parte della sua popolarità.

Nella veste di ministro degli Esteri, infatti, è stato protagonista di un braccio di ferro che ha portato i due Paesi sull’orlo di una crisi diplomatica sostenendo che la sospensione dei controlli di frontiera all’interno dell’area Schengen fosse ammissibile soltanto a fronte di un adeguato controllo delle frontiere esterne dell’Europa: “L’Austria deve essere nella posizione di decidere chi può entrare nel Paese e chi no”.

Inoltre, solo qualche settimana fa, Kurz ha avanzato, in un’intervista rilasciata al quotidiano Kurier, un’altra proposta che ha infastidito non poco le istituzioni del Belpaese.

In effetti a detta del leader dell’ÖVP, qualora non si riuscissero a bloccare tutti i barconi colmi di migranti che quotidianamente tentano l’approdo sulle coste europee ed in particolare italiane (cosa difficilmente pensabile), si dovrebbe utilizzare Lampedusa come contenitore dove “stipare” tutti i profughi per poi rispedirli nei loro Paesi di provenienza.

Una atteggiamento che tutto rappresenta meno che una mano tesa nei confronti di un Paese come l’Italia che, ormai da tempo, reclama l’aiuto europeo nella gestione dei consistenti flussi migratori a cui, per ragioni geografiche, è inevitabilmente sottoposta.

Per questa ragione è bene tenere sotto osservazione le prossime mosse del primo premier appartenente alla generazione dei Millennials, soprattutto per capire quali saranno le ripercussioni sulle relazioni politiche e commerciali fra Roma e Vienna.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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