L’economia del Belpaese non può fare a meno dell’export ma certamente può migliorare le proprie performance dal momento che, secondo il Wto, l’Italia si posiziona al decimo posto su scala globale fra i principali Paesi esportatori, dietro a due competitor UE come Germania (3° posto) e Francia (5° posto).
Per comprendere quali siano gli esempi da prendere a modello è importante indagare le differenze regionali e così facendo si scopre che esistono aree del territorio nostrano che sono altamente competitive: ad esempio con 112 miliardi di export all’anno, la Lombardia è la quarta area più esportatrice d’Europa.
Un risultato di cui andare orgogliosi specialmente se le prime tre aree nel ranking stilato da ICE-Agenzia in collaborazione con le Università dell’Aquila e di Bari sono tutte tedesche: nell’ordine Baden-Wurttemberg, Baviera e Renania settentrionale-Vestfalia (il land di Colonia e Dusseldorf), che si attestano tra i 180 e i 195 miliardi di euro di export all’anno.
C’è poi un altro dato per cui vale la pena sorridere: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna insieme hanno la stessa capacità di creare ricchezza dall’export della Baviera e del Baden-Wurttemberg.
Il valore dell’export insomma è una cosa, la sua capacità di generare benessere è un’altra: quando si divide il valore delle esportazioni di una regione con il numero dei cittadini che vi abitano, le regioni italiane guadagnano posizioni anche sui colossi tedeschi.
Infine lo studio segnala che nel Vecchio Continente la Catalogna è una delle regioni che ha saputo far crescere di più le proprie esportazioni negli ultimi dieci anni, assieme alla piccola regione di Murcia che nello stesso periodo è addirittura riuscita a raddoppiare il proprio export grazie al boom dell’ortofrutta. Tornando in Italia un’ottimo trend si è registrato in Basilicata che, pur rimanendo ancora sotto la media nazionale, ha visto crescere le sue esportazioni di oltre l’80 per cento nell’ultimo decennio.