Uno degli argomenti caldi degli ultimi mesi per quel che concerne la politica estera è sicuramente la relazione degli Stati Uniti con la Russia: ecco gli ultimi sviluppi che continuano a tenere il mondo intero con il fiato sospeso.
Solo nove mesi fa numerosi commentatori salutavano l’elezione di Trump come un evento storico che avrebbe potuto portare all’instaurazione di una special relationship fra Mosca e Washington.
I fatti, tuttavia, stanno smentendo questa teoria anche per via del recente colpo di scena che ha visto il Congresso americano approvare all’unanimità la legge che autorizza sanzioni contro la Russia per aver interferito sulle elezioni del 2016 e per altre violazioni del diritto internazionale - oltre a confermare l’impossibilità di revocare quelle già in vigore.
Trump è stato costretto a firmare tali sanzioni per non perdere ulteriore credibilità e peso politico, pur invitando il Congresso a non adottare queste misure poiché incostituzionali.
Già all’inizio di questa settimana è arrivata la pronta risposta del leader russo Vladimir Putin che ha annunciato che ben 755 diplomatici americani dovranno lasciare il Paese entro settembre 2017 ed ha inoltre confiscato una dacia ed un magazzino a stelle e strisce in Russia affermando che “è venuto il momento di mostrare agli Stati Uniti che non lasceremo le loro azioni senza risposta, Washington ha assunto posizioni che peggiorano inevitabilmente le nostre relazioni bilaterali. Siamo pronti a mettere in campo ulteriori misure se necessario”.
Mosca ha poi annunciato che dal 1 settembre gli USA potranno contare al massimo su 455 diplomatici in Russia (lo stesso numero di personale attualmente impiegato del Cremlino).
Impietosa anche la sentenza di Konstantin Kosachev, presidente della commissione esteri al Parlamento di Mosca, il quale ha commentato la notizia dicendo “la speranza è ultima a morire, ma adesso è morta”.
Ma non è finita: il testo votato dal Congresso, per favorire le esportazioni di gas americano, mette nel mirino anche le compagnie europee che partecipano ai progetti energetici russi minacciando sanzioni, prospettiva che preoccupa inevitabilmente la Commissione europea e tutti i soggetti che intrattengono relazioni commerciali con la Russia.
Mentre si attendono anche risposte da Bruxelles, sul fronte americano la mossa di Putin è stata definita “un atto riprovevole e ingiustificato”, ma che si traduce come un ulteriore colpo alla nuova amministrazione Trump in materia di politica estera.
Il duro colpo del Congresso
Eppure non ci si aspettava un tale epilogo soprattutto dopo l’8 novembre, giorno dell’elezione di Trump alla guida degli Stati Uniti, quando Putin si è congratulò pubblicamente con il tycoon augurandosi l’inizio di un nuovo rapporto basato su una solida cooperazione, in particolare per contrastare l’egemonia economica della Cina e arrivare ad accordi importanti in materia di politica estera.
Anche l’incontro al G20 di Amburgo aveva dato indicazioni positive con i due leader che hanno avuto un lungo colloquio seguito da una serie di complimenti in mondovisione.
Ma a quanto pare con questa decisione il Congresso americano ha fatto naufragare l’idea del binomio Mosca-Washington, spezzando dunque l’idillio Trump-Putin.
Proprio mercoledì il tycoon ha firmato il testo, obbligato poiché avevano votato a favore un numero di senatori tale da aggirare un eventuale veto presidenziale.
Si può parlare di sconfitta per Trump per due motivi principali: il primo è che verranno notevolmente ridotti i poteri del Presidente (qualsiasi sanzione futura dovrà essere approvata dal Congresso), mentre il secondo è che tale decisione fa definitivamente tramontare un ulteriore obiettivo della nuova amministrazione, ovvero la ricostruzione della relazione USA-Russia.
Anche Putin, al di là delle misure simboliche come quella adottata contro i diplomatici americani, deve assolutamente difendere gli interessi del Cremlino ed in particolare degli investitori americani, componente fondamentale per l’economia russa.
Insomma entrambi i leader ne escono sconfitti e si trovano di fronte ad un epilogo sicuramente inaspettato rispetto agli auspici di qualche mese fa quando entrambi erano convinti di creare un asse importante in materia economica e politica tra Mosca e Washington.
Insomma una guerra senza vincitori, dove per l’Italia diventa fondamentale costruire un programma solido con l’Europa a difesa dei propri interessi economici (in primis sulla questione energia e il progetto Nord Stream 2) per evitare pesanti conseguenze economiche e diplomatiche dalla crisi tra Stati Uniti e Russia.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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