Dall’inizio della grande recessione nel 2008, il commercio mondiale sembra non essere più in grado di svolgere un ruolo di traino dell’economia internazionale. A conferma di questo fatto gli economisti segnalano come da una crescita tendenziale a prezzi costanti superiore al 5%, registrata nella prima parte del secolo, dopo il 2008 il commercio mondiale non arriva , in media annua, al 2%.
L’analisi a prezzi costanti è fondamentale per gli economisti, perché le leggi che regolano le dinamiche degli aspetti quantitativi dell’economia sono diverse da quelle che regolano gli aspetti monetari.
La distinzione tra queste due misure dei fatti economici (quantità e prezzi) è fondamentale se l’obiettivo è capire quali determinanti sono in azione e quali sono i canali di trasmissione. Se tuttavia l’obiettivo dell’analisi del commercio mondiale è quello di misurare le potenzialità di sviluppo all’estero per un’impresa italiana, allora la distinzione tra quantità e prezzi perde di importanza e diventa più centrale la misura dei valori in euro, la cui dinamica esprime le potenzialità di crescita del fatturato sui mercati esteri. Se si analizza la dinamica del commercio mondiale in euro, questo decennio si caratterizza per una forte ciclicità.
Il grafico 1 presenta i tassi di variazione tendenziali (semestre sul semestre corrispondente dell’anno precedente) della domanda mondiale semestrale, misurata in euro. Dall’analisi del grafico risulta chiara una netta periodizzazione.
Il decennio è iniziato con una dinamica accentuata del commercio mondiale, arrivando, nel primo semestre del 2012, a registrare tassi di crescita prossimi al 10%. A questa fase di forte crescita è seguito un progressivo rallentamento, portando il commercio estero a registrare tassi di variazione tendenziali negativi tra il primo semestre 2013 e il primo semestre 2014.
Il deprezzamento dell’euro, tra la primavera del 2014 e quella del 2015 (passato da 1.4 dollari per euro a 1.1), ha determinato una nuova fase espansiva della domanda mondiale in euro, il cui picco di crescita è stato raggiunto nel primo semestre 2015. La stabilizzazione dell’euro e il suo successivo apprezzamento hanno portato ad una nuova fase di debolezza della domanda mondiale che ha accusato una caduta del 4% nel primo semestre 2016.
Arrivando ai giorni nostri, quello che il grafico mette chiaramente in evidenza è come il primo semestre 2017 si sia caratterizzato per una nuova fase di crescita significativa della domanda mondiale in euro. Dal punto di vista delle potenzialità delle vendite all’estero tra la fine del 2016 e l’inizio di quest’anno si è avviata quindi una nuova fase positiva.
Può essere utile analizzare se questa nuova fase di espansione del commercio estero si caratterizzi o meno per specificità merceologiche. Esistono, in altre parole, settori o prodotti la cui domanda sui mercati esteri sta crescendo a tassi significativamente maggiori della media ed altri la cui crescita risulta più modesta?
Utilizzando i dati del Sistema Informativo Ulisse abbiamo costruito la tree-map che segue. In essa sono riportate le oltre 5000 merci, oggetto di scambi internazionali, raggruppate in 20 industrie . In questo modo è facile vedere quali sono le industrie che stanno registrando i maggiori tassi di crescita e qual è il loro peso all’interno del totale dei flussi di commercio mondiale.
L’analisi di questa mappa fa emergere innanzitutto la specificità dell’area delle Materie prime sia Industriali che Naturali. Queste sono due Industrie che hanno un peso rilevante nel commercio mondiale e, grazie anche al recupero dei prezzi delle materie prime, stanno registrando tassi di crescita significativamente superiori al 9%.
Una sola altra industria ha raggiunto tassi di crescita superiori al 9% ed è ‘Macchinari e Impianti’. Se si osserva che tutte le altre industrie che producono beni di investimento (posizionate in alto a sinistra delle mappa) appartengono ai cluster con tassi di crescita compresi negli intervalli 3-6 e 6-9, risulta confermato un sostegno significativo del ciclo di investimenti all’attuale fase di recupero dell’economia mondiale.
Anche le industrie dei beni di consumo (posizionate in basso a sinistra) della mappa appartengono a queste due classi di crescita. Tra queste, le più dinamiche risultano i ‘Beni per la salute’ e l’Industria Alimentare.
L’unica area della mappa dove sono presenti delle industrie con tasso di crescita inferiori al 3% è quella dei beni intermedi, posizionati in alto a destra. Questo sembra confermare le analisi qualitative che segnalano come, nel corso di questo decennio, siano venuti meno, tra i fattori di sostegno della domanda mondiale, i processi di offshoring e di frammentazione della produzione a livello internazionale.
Conclusione
L’analisi delle dinamiche del commercio mondiale a livello di industria evidenzia un effetto prezzo, di sostegno alla crescita dei valori, soprattutto per le materie prime. Sta tuttavia crescendo a tassi significativi anche la domanda mondiale di beni finali di investimenti e di consumo, a conferma che l’attuale ciclo economico mondiale trova sostegno in un recupero degli investimenti e dei consumi. Leggermente meno dinamica risulta la domanda di alcuni beni intermedi.
Fonte: a cura di Luigi Bidoia di UlisseMag.it, redazione@exportiamo.it
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