Il 2017 sarà un anno all’insegna di profondi cambiamenti per il vino italiano, alcuni positivi grazie all’acquisizione di nuovi sbocchi commerciali, altri invece meno brillanti, per via della perdita di quote di mercato.
“Per il mercato del vino si profila un anno di sorpassi, con l’Italia che rischia di cedere alla Francia lo storico scettro nel mercato più importante al mondo – gli Usa – mentre è in netto recupero in Cina, dove si appresta a scippare il quarto posto alla Spagna. Complessivamente l’Italia esce malconcia dai primi 5 mesi di export nei Paesi terzi rispetto ai competitor francesi e ai cileni, i primi perché riescono a impiegare meglio di noi le risorse Ue per la promozione, i secondi invece cominciano a monetizzare al massimo gli accordi di libero scambio, come in Giappone e Cina”.
Queste le parole di Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies, a commento dei nuovi dati elaborati dall’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies, realizzato in collaborazione con Nomisma Wine Monitor, sulle importazioni dei principali mercati di sbocco: Usa, Cina, Giappone, Svizzera, Brasile, Norvegia e Sud Corea, che hanno aggiornato le proprie statistiche doganali ai primi cinque mesi di quest’anno.
Nel complesso, i numeri del vino italiano nei 7 principali mercati di sbocco, mostrano un incremento delle quote di mercato solamente in 2 Paesi: Cina (dal 5,6% al 6,2%) e Brasile (dal 9,2% al 10,5%) mentre si evidenzia un arretramento in Usa, Giappone, Svizzera, Norvegia e Corea del Sud.
La Francia invece migliora le proprie quote di mercato in 5 Paesi su 7 (con perdite solo in Cina e Corea del Sud) così come è eccellente la performance del Cile, che grazie ai Free Trade Agreement esplode in Cina (+24,3%) e in Giappone (+15,6%), dove attualmente i dazi sul vino europeo sono i più alti tra i top buyer.
Mentre in Giappone il Belpaese sorpassa la Spagna grazie a una crescita del +13% in valore, negli Usa la battuta d’arresto pesa doppiamente, poiché tutta a vantaggio della Francia, che segna un incremento del 14,2%.
Ad oggi stando alle elaborazioni dell’Osservatorio, il valore in dollari delle importazioni di vino italiano negli USA è di circa 727 milioni di dollari, contro i 674 milioni di quello francese. Se il trend dovesse mantenersi costante, entro il prossimo autunno potrebbe avvenire lo storico sorpasso nel principale ‘feudo’ italiano del vino.
Un altro mercato in cui il vino made in Italy potrebbe essere sorpassato da quello francese è la Norvegia, piazza importante dove da anni la leadership italiana sembrava essere consolidata.
Nel ricco Paese dell’estremo Nord, il prodotto italiano ha perso ben 22,3 punti percentuali in valore, fermandosi in questi primi 5 mesi dell’anno a 36,4 milioni di euro, con i francesi vicinissimi a quota 34 milioni.
Altro grosso rischio proviene da un mercato piccolo per dimensioni ma importante come quello della Svizzera, dove la Francia (+23,9%) insidia la leadership italiana, ferma a +0,8% con un controvalore registrato di 144 milioni di euro, contro i 138 dei francesi.
Buone notizie arrivano invece dal Sud America: in Brasile, infatti, l’Italia registra una performance del +45,3% facendo avvicinare il valore delle nostre esportazioni a quelle della Francia.
Vino biologico
Una breve parentesi va aperta su una nicchia potenzialmente importantissima all’interno del comparto vitivinicolo del Belpaese: il biologico.
A livello di mercato interno, nel 2016 le vendite di vino biologico hanno raggiunto complessivamente 275 milioni di euro, registrando un +34% rispetto al 2015.
La nicchia del biologico è di fondamentale importanza e può rappresentare una vera e propria chiave di volta per il nostro export basti pensare che il consumo nazionale vale solamente il 30% del totale (83 milioni di euro, +22% rispetto al 2015).
Il grosso del giro d’affari complessivo del segmento è realizzato sui mercati internazionali: 192 milioni di euro, con un’impennata del +40% rispetto al 2015 (a fronte di un più debole +4% dell’export di vino totale).
Questo è quanto emerge dalla ricerca Wine Monitor Nomisma realizzata in occasione del Vino Bio DAy per Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
In definitiva il quadro generale è in chiaroscuro e lascia intravedere ampi margini di miglioramento per le nostre produzioni vitivinicole che, a dirla tutta, hanno davvero poco da invidiare in termini di qualità a quelle dei nostri principali competitor.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Riccardo Ciabattoni, info@exportiamo.it
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