Il Messico rappresenta il 26° mercato di destinazione dell’export italiano che, nel 2016, ha raggiunto quota 3,704 miliardi di euro con un aumento del 6.7% rispetto al 2015. Anche la bilancia commerciale sorride al Belpaese grazie ad un surplus positivo di 2,630 miliardi di euro fatto registrare nel 2016 a fronte dei 1,074 miliardi di beni e servizi importati dal Messico (-15.2% rispetto all’anno precedente).

Le relazioni tra i due Paesi sono floride e anche SACE prevede un aumento positivo dell’export tricolore che, nel 2020, dovrebbe arrivare fino a 4,6 miliardi di euro. Questo valore potrebbe aumentare ulteriormente se i negoziati sull’aggiornamento dell’accordo di libero scambio tra UE e Messico daranno esito positivo (attualmente circa il 52% dei prodotti europei sono esenti da dazi, mentre per il restante 48% il dazio medio equivale al 5%).

Nel 2016 il Messico è stata la 14esima potenza mondiale grazie ad un PIL nominale di 1177,4 miliardi di dollari cui ha contribuito la forte ascesa della classe media, fattore che potrebbe aprire interessanti opportunità alle aziende esportatrici italiane.

C’è da dire però che tra i 122,3 milioni di abitanti del Paese la distribuzione della ricchezza è molto diseguale, tanto che l’indice di sviluppo umano varia considerevolmente da zona a zona. La fonte di ricchezza principale rimane il petrolio, anche se la diversificazione dell’economia ed il processo di industrializzazione degli ultimi anni hanno permesso all’economia messicana di crescere e di affrancarsi, almeno parzialmente, dalla dipendenza dal greggio.

Made in Italy e Messico

Circa i 2/3 delle esportazioni italiane verso il Messico sono costituite da macchinari e beni industriali intermedi, mentre il Belpaese importa soprattutto greggio. Infatti tra i settori di opportunità per le PMI nostrane individuati da SACE spiccano Oil&Gas, packaging, metalli, arredamento, trasformazione alimentare, automotive e componentistica.

La presenza italiana in Messico è corposa soprattutto in virtù dell’accordo NAFTA che permette un rapido e strategico accesso ai mercati di Stati Uniti e Canada: attualmente sono circa 1.600 le imprese tricolore presenti nel Paese, di cui circa un centinaio hanno uno stabilimento produttivo avviato.

La concentrazione maggiore si rileva nelle aree metropolitane di Città del Messico e Monterrey, nell’area industriale di Querètaro e nel distretto calzaturiero di Leon. In crescita anche gli investimenti italiani nel settore turismo soprattutto nella “Riviera Maya” dove le meravigliose spiagge di Playa del Carmen e Tulum attraggono ogni anno milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo.

Tra le tante aziende italiane presenti spiccano Enel Green Power, Ferrero, Pirelli, FCA, Brembo, Saipem, Bonatti, Elica, Stevanato e Maccaferri che già da anni sono realtà solide e affermate sul territorio messicano.

Le opportunità per il Belpaese

In Messico ci sono molte opportunità per le imprese esportatrici italiane soprattutto nei settori legati alla meccanica, costruzioni e ai mezzi di trasporto. Inoltre, grazie alla forte crescita economica degli ultimi anni, potrebbero aprirsi spazi interessanti in settori ancora poco esplorati come arredamento, Food&Beverage, tessile e abbigliamento.

In sintesi il Messico può essere considerato un mercato molto interessante per i seguenti motivi:

- Sistema economico stabile con un PIL in crescita vertiginosa dal 2010 e previsto ancora in ascesa per il prossimo triennio (+6% circa secondo BPER) dopo la contrazione fatta registrare nel 2016;

- Trend di crescita dell’export italiano positivo ed in effetti le importazioni globali messicane dovrebbero raggiungere, nel 2019, 391 miliardi di euro (+7,4% rispetto al 2016);

- Forte propensione al libero scambio ed aggiornamento dell’attuale trattato con l’Unione Europea che potrebbe finalmente eliminare le barriere tariffarie sulla maggior parte dei prodotti provenienti dall’Italia;

- Posizione strategica, essendo il Messico anche parte dell’accordo NAFTA con Stati Uniti e Canada;

- Ampiezza del mercato interno e crescita dei consumi grazie alle politiche del governo nazionale;

- Popolazione giovane ed in crescita.

Attenzione comunque al rischio di cambio ed agli indici SACE che parlano di una media rischio politico di 41/100 e rischio di credito di 36/100, valori alti se si prendono in considerazioni i principali mercati di destinazione delle PMI tricolore.

In definitiva si segnala che la crescita del Messico è evidente e che ciò potrebbe favorire l’export italiano nel prossimo futuro soprattutto nei settori ancora poco battuti dove il prodotto premium tipico del Made in Italy può trovare spazi molto interessanti in quella che, non dimentichiamolo, è la seconda economia dell’America Latina dopo il Brasile.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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