Milano non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione offerta dalla Brexit e si candida ufficialmente a prendere il posto di Londra come città sede dell’EMA, l’Agenzia europea dei medicinali.
Lo scorso 24 luglio, un comitato composto dal Presidente del Consiglio Gentiloni, il Presidente della Regione Lombardia Maroni ed il Sindaco di Milano Sala ha ufficialmente presentato a Milano, nella splendida cornice offerta dall’osservatorio Enzo Jannacci, al 31° piano del grattacielo Pirelli, la candidatura di Milano come sede dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA) che, per via delle conseguenze della Brexit, sarà costretta ad abbandonare l’attuale sede londinese entro il mese di marzo del 2019.
Attualmente l’EMA conta 890 dipendenti, i quali sovraintendono ad un network di oltre 3700 esperti, distribuiti in sette differenti comitati scientifici e 43 tavoli di lavoro. Nel corso del 2015, ben 36mila ricercatori, esperti e funzionari, provenienti da tutto il continente e non solo, si sono recati presso la sede londinese di EMA per effettuare incontri e riunioni, al fine di autorizzare farmaci innovativi e monitorare la qualità di quelli in commercio.
La candidatura di Milano ad ospitare le strutture di EMA è un’azione strategica e strutturata con attenzione meticolosa. L’Italia offre infatti all’Unione Europea una nuova sede operativa, perfettamente in grado di garantirne la continuità gestionale.
L’Agenzia oggi riveste un ruolo importantissimo per la salvaguardia della salute di 500 milioni di cittadini europei avendo la responsabilità di autorizzare l’immissione sul mercato dei nuovi farmaci.
Per comprendere l’importanza dell’attività svolta dall’organizzazione è sufficiente sapere che, nel corso del 2016, ha raccomandato 81 nuovi farmaci e ricevuto 114 nuove richieste di valutazione, 118 notificazioni di farmaci ritirati dal mercato, 672 richieste di ispezioni per pratiche di produzione dei farmaci e 121 per pratiche cliniche.
La validità dell’offerta fatta pubblicamente all’EMA dalle istituzioni italiane, sta anche nell’immediata disponibilità di un edificio quale il grattacielo Pirelli, di proprietà pubblica e di agevole riconversione alle esigenze dell’agenzia comunitaria, indubbio punto di forza a favore del capoluogo lombardo.
Ora la palla passa all’Agenzia europea, che dovrà iniziare un processo decisionale strutturato in più fasi che si concluderà con un voto a maggioranza semplice ed eliminazione progressiva (massimo tre sessioni di voto previste) in occasione del Consiglio Affari Generali del 20 novembre.
L’Italia comunque appare convinta di poter superare la concorrenza delle altre numerose città europee che ambiscono a diventare la futura location prescelta da EMA e tale convinzione deriva dalla consapevolezza di aver costruito una candidatura altamente competitiva ed autorevole, preparata in modo accurato nel corso degli scorsi mesi.
L’industria farmaceutica lombarda e italiana attraversa oggi un momento particolarmente felice, che vedrebbe nel collocamento milanese di EMA un coronamento importante.
Dal 2010 tutte le grandezze del comparto crescono costantemente, e con 30 miliardi di euro di produzione, di cui oltre il 70% destinato all’esportazione, l’Italia sta ormai contendendo alla Germania il titolo di principale Paese produttore d’Europa.
Quella farmaceutica è inoltre una delle industrie a più alto tasso di ricerca e innovazione e la presenza dell’EMA, un grande “hub di intelligenze”, accanto al nuovo centro di ricerca Human Technopole, che si sta sviluppando nell’area dell’Expo 2015, porterebbero l’Italia e la Lombardia ad un ruolo ancora più centrale nelle scienze e nelle industrie dedicate al miglioramento della vita delle persone.
Ad oggi comunque vi è già una buona notizia che riguarda l’indiscutibile evoluzione della città, sempre più internazionale, non solo per via del possibile approdo dell’EMA ma anche di aziende, banche ed istituti finanziari in libera uscita nel periodo del post Brexit.
Il sindaco Beppe Sala commentò già a marzo, in occasione del festival di Cannes, l’evoluzione cittadina e la possibilità di attirare investitori esteri: “Gli investitori internazionali non puntano a singoli Paesi ma a singole città. Milano ha i numeri per distinguersi nella competizione internazionale perché è profondamente cambiata negli ultimi 15 anni, ha decentrato molte funzioni in diverse aree, ha grandi progetti sugli ex scali ferroviari e sul dopo Expo ed attrae molto le giovani generazioni”.
Detto ciò una spinta molto importante potrebbe essere fornita da un sensibile abbassamento delle imposte per chi investe nel capoluogo lombardo, una misura che sarebbe senza dubbio in gradi di attrarre numerosi investimenti stranieri.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Riccardo Ciabattoni, info@exportiamo.it
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