Una delle grandi promesse fatte da Trump durante la campagna elettorale che lo ha portato alla Casa Bianca è stata la rinegoziazione del NAFTA (North American Free Trade Agreement), ovvero l’accordo di libero scambio tra Canada, Messico e Stati Uniti.

Il tycoon ha definito questo patto un “disastro” per le aziende americane del reparto manifatturiero, pur riconoscendo gli influssi positivi su agricoltura, servizi di investimento ed energia.

L’obiettivo principale del nuovo Governo è quello di ridurre il disavanzo commerciale americano che, secondo il Dipartimento del Commercio, ha raggiunto nel 2016 (tra beni e servizi) quota $502,3 miliardi, con un aumento dello 0,4% rispetto all’anno precedente. Sotto la lente d’ingrandimento tutti i partner commerciali verso cui pende fortemente la bilancia commerciale, tra questi: Cina (-$347 miliardi), Giappone (-$68,9 miliardi), Germania (-$64,9 miliardi) e Messico (-$63,2 miliardi). Staccato invece il Canada (-$11 miliardi), mentre tra gli osservati speciali vi è anche l’Italia che si piazza in settima posizione per ciò che concerne il disavanzo commerciale (-$28,5 miliardi).

Ritornando al NAFTA si segnala che il nuovo rappresentante statunitense per il commercio Robert Lighthizer ha inviato una lettera ai parlamentari americani per avviare un periodo di consultazione di 90 giorni con il Congresso USA. Dunque, se verranno rispettati i tempi, potremmo assistere ad un primo vertice già a partire dalla metà di agosto. Chiara la linea del nuovo Governo che, attraverso Lighthizer, ha affermato la necessità di “invertire la traiettoria pericolosa che ha preso il commercio estero: mentre la nostra economia è mutata considerevolmente, l’accordo non si è adeguato ai tempi. In questo periodo di consultazione dobbiamo capire cosa ha funzionato e cosa invece no”. Nella lettera vengono fatti dei riferimenti specifici ai temi caldi del NAFTA che devono necessariamente essere rivisti e modernizzati: commercio digitale, proprietà intellettuale, standard lavorativi e ambientali, aspetti normativi, regole per le imprese statali e standard qualitativi del cibo. L’auspicio degli americani è quello di trovare un accordo entro la fine del 2017.

Le reazioni di Canada e Messico

Non si sono fatte attendere le reazioni di Canada e Messico che già avevano contestato Trump (apertamente o meno) sul tema dell’immigrazione a tal punto che lo scorso gennaio il Presidente messicano Peña Nieto aveva chiesto rispetto per il popolo messicano. Per ora il discorso del muro fisico è stato messo da parte, ma è evidente che la distanza tra Washington e Città del Messico è aumentata negli ultimi tempi sui (delicatissimi) temi politici ed economici. Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca, ha infatti aperto alla possibilità di una tassa del 20% sui prodotti importati dal Messico che permetterebbe di raccogliere circa 10 miliardi di dollari all’anno.

La risposta del Governo messicano è arrivata tramite il Ministro degli Esteri Luis Videgaray, il quale ha confermato la necessità di aggiornare il patto a distanza di 25 anni. Eloquenti le sue parole che hanno sottolineato un’ulteriore apertura verso la rinegoziazione del NAFTA anche da parte di Città del Messico: “Il mondo è cambiato, abbiamo imparato tanto e possiamo renderlo migliore”. Evidente il riferimento alla necessità di modernizzazione del patto.

Più neutrale, invece, la linea di Chrystia Freeland, Ministro degli Esteri canadese, per la quale “il Canada è fermamente impegnato nell’accordo di libero scambio del NAFTA”, rimarcando il fatto che circa 9 milioni di posti di lavoro americani dipendono dal commercio con Ottawa.

Dunque si va verso una rinegoziazione parziale del patto dopo che ad aprile Trump aveva ipotizzato addirittura di uscire dall’accordo di libero scambio, con l’allarme (fortunatamente) rientrato dopo qualche ora.

Secondo Lighthizer l’obiettivo principale è dare “un colpo forte al NAFTA” mantenendo però la composizione trilaterale ed “una struttura simile a quella attuale” lavorando per risolvere alcune singole questioni con Messico e Canada. In caso fallisse questo tentativo gli USA sono però pronti a prendere una direzione differente. Non resta quindi che attendere il prossimo appuntamento fissato a metà luglio, quando è previsto un commento pubblico di Robert Lighthizer che comunicherà gli obiettivi concreti della rinegoziazione.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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