Il convegno “Il retail negli USA: trend ed opportunità per le imprese italiane” svoltosi al TUTTOFOOD di Milano e tenuto dal Dott. Alessio Gambino, CEO di IBS Italia e Founder di Exportiamo, ha confermato il grande interesse nei confronti del tema ed ha raccolto numerose adesioni fra i partecipanti alla fiera.
Effettivamente, negli Stati Uniti, il livello di attenzione verso i prodotti autentici Made in Italy sta crescendo e, a dimostrazione di ciò, anche nella GDO (fino ad ora canale proibitivo per le PMI esportatrici italiane) qualcosa si sta muovendo tanto che Walmart, il più grande rivenditore al dettaglio a livello globale, grazie all’accordo siglato con l’Agenzia ICE, dedicherà una linea esclusiva ai prodotti nostrani all’interno dei propri punti vendita.
A seguito di questo importante accordo si prevede un aumento di circa il 16% del fatturato per il colosso americano che si è anche impegnato ad apporre, in esclusiva, il logo “Extraordinary Italian Taste” su tutto il materiale promozionale e di marketing riguardante i nostri prodotti.
A seguito di questo importante accordo, il ministro Calenda ha espresso tutta la sua soddisfazione rimarcando l’importanza strategica del mercato statunitense per il Belpaese: “L’accordo dimostra in maniera evidente che il suolo americano, nonostante sia già uno dei principali mercati di sbocco per i nostri prodotti, consente ancora notevoli margini di crescita. In particolare per il Food, negli ultimi due anni sono stati chiusi con successo 10 accordi con 7 retailer, che hanno portato all’introduzione di 368 nuovi fornitori e 1200 nuovi prodotti italiani sugli scaffali americani”. E da oggi le aziende nostrane potranno contare anche sui circa 3600 punti vendita di Walmart dislocati in tutti gli Stati Uniti con un fatturato monstre di 353,108 miliardi di dollari.
2017: I fattori chiave del retail
Durante il convegno è stato posto l’accento sui fattori chiave che quest’anno porteranno ad un’importante crescita delle vendite retail negli Stati Uniti. Tra questi:
- I consumatori americani continuano ad acquistare su più canali: cresce la fedeltà verso i rivenditori meno tradizionali;
- Diventa più difficile fidelizzare il cliente: i rivenditori possono attirare consumatori garantendo una migliore qualità percepita, freschezza e diversificazione dell’offerta;
- Lo slancio dell’online: sempre più consumatori fanno acquisti dal proprio cellulare o pc, tanto che ormai tutti i più grandi rivenditori offrono servizi di ordine e consegna online. Per alcuni è anche diventata una moda, soprattutto tra i Millennials. Crescono i fatturati delle App che riescono ad offrire una spesa “a portata di telefonino”, come Seamless e GrubHub;
- Digital e Food: nel futuro gli strumenti digitali saranno parte integrante dello shopping alimentare. Infatti cresce il numero dei consumatori che pianificano, acquistano e condividono le proprie esperienze alimentari sui social. Anche in questo caso i Millennials sono il segmento più attivo (circa il 73%).
Piccolo cenno alla scelta dei retail come principali canali di approvvigionamento secondo lo studio del Food Marketing Institute: in leggero calo rispetto al 2010 la scelta di supermercati e ipermercati, crescono invece i delicatissen e i punti vendita specializzati in prodotti organici. Per quanto riguarda invece le previsioni di vendita entro il 2020 crescono quelle di ipermercati (+15.7% fino a 250,4 miliardi), convenience store (+8.75% fino a 174,4 miliardi), centri all’ingrosso (+17% fino a 124,2 miliardi), negozi specializzati (+45.7% fino a 51,8 miliardi) e prodotti freschi (+64.7% fino a 27,93 miliardi). Restano stabili i supermercati a 470 miliardi di dollari circa (+0,9%), mentre una leggera contrazione ci sarà per i punti vendita discount (-2% fino a 46,9 miliardi).
Come già sottolineato in precedenza una grande opportunità per le imprese esportatrici italiane si potrebbe aprire grazie all’online: secondo FMI e Nielsen entro il 2025 il 20% delle vendite di prodotti alimentari negli Stati Uniti si sposterà sul canale online (attualmente è al 5% circa). Se nel 2016 il totale delle vendite online sono comparabili a quelle di 764 negozi, nel 2025 questa cifra arriverà a 3900 unità.
Già ora più della metà degli shopper americani acquistano e/o condividono le proprie esperienze culinarie tramite i social network. Il boom è nella fascia dei Millennials (18-37) che utilizzano maggiormente Facebook, Pinterest, Youtube, Instagram e Google per la ricerca di ricette.
Dunque un cambiamento importante che riguarda da vicino tutte le aziende che intendono approcciare il mercato a stelle e strisce: lo storico paradigma produttore-importatore-distributore sta cedendo importanti quote di mercato ai canali online e dell’e-commerce. Senza alcun dubbio un’inversione di tendenza che da ora in poi deve essere necessariamente presa in considerazione nei piani strategici delle PMI esportatrici italiane, soprattutto per quelle che cullano il sogno americano.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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