La vittoria di Emmanuel Macron in Francia rappresenta una boccata d’ossigeno per l’Europa ed una risposta all’ondata populista che ha avuto il suo picco con la Brexit. Ma riuscirà il candidato di En Marche a rilanciare il progetto comunitario?
In una fredda mattinata di maggio Parigi e la Francia si risvegliano più europeiste di quanto gli stessi francesi potessero immaginare.
Questa volta dunque le urne non hanno smentito i sondaggisti che indicavano senza incertezze Emmanuel Macron come il superfavorito per diventare il 25esimo Presidente della Repubblica Francese.
La vittoria è stata netta e, a dirla tutta, ha assunto le sembianze di un vero e proprio trionfo non solo nei numeri assoluti (circa 2 francesi su tre hanno scelto Macron) ma specialmente se si raffrontano i risultati del primo e del secondo turno.
Il candidato del giovane movimento En Marche è infatti riuscito nell’impresa di più che raddoppiare (quasi) i suoi voti passando dai circa 8,5 milioni del primo turno ad oltre 20,7 milioni di preferenze.
Macron, con il suo stile posato ed istituzionale, ha convinto il popolo francese che ha così respinto la proposta populista del Front National di Marine Le Pen che, solo fino a qualche mese prima delle elezioni, sembrava correre veloce verso l’Eliseo.
La vittoria di Macron però non è solamente la vittoria di un uomo, di un programma e di un messaggio ma è anche la vittoria di un nuovo modo di intepretare l’istituzione presidenziale, distante anni luce da quello a cui i francesi sono stati abituati negli ultimi anni.
Macron non è infatti né l’uomo forte alla Sarkozy né una figura goffa ed incolore come quella del Presidente Hollande, capace di essere “beccato” alla guida di un motorino e nel cuore della notte mentre raggiungeva la sua amante con cornetti caldi alla mano.
Il 39enne sembra infatti intenzionato a guidare la Francia con un fare sobrio e senza forzature, restituendo pieno diritto di esercitare il potere legislativo al primo ministro ed alla sua squadra.
Certo è che molto del futuro della Francia si giocherà nelle elezioni legislative di giugno (anche se l’effetto traino delle presidenziali sarà comunque forte) nelle quali è però molto complicato che En Marche riuscirà ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, essendo ancora poco radicato sul territorio.
Per questa ragione è assai probabile che si dovrà ricorrere ad un governo frutto di un compromesso fra diverse forze politiche - con un primo ministro che potrebbe essere espressione di un partito diverso da quello del neo-Presidente - di cui Macron dovrà incaricarsi di fare da trait d’union.
Il futuro dell’Europa
“Difenderò la Francia e l’Europa”, il messaggio nel suo discorso da ottavo Presidente della quinta Repubblica francese, è inequivocabile.
Fra le proposte di Macron per rilanciare il progetto comunitario una sembra effettivamente avere maggiori opportunità di essere adottata e riguarda la creazione di un fondo UE per sviluppare un sistema di difesa comune, fatto che aumenterebbe non di poco l’efficienza miliare europea.
Di difficile attuazione invece la creazione di un Ministro delle Finanze e di un bilancio comune dell’Eurozona per via della resistenza di Berlino, spaventata dal fatto che una misura del genere possa rendere di fatto strutturali i trasferimenti fiscali verso i Paesi con economie meno solide.
Secondo Macron la prosperità della Francia è sì legata a quella dell’Europa ma con un’idea di base molto diversa da quella iperliberista che si è sviluppata fin adesso.
Sul lato del commercio internazionale, la visione dell’ex Ministro dell’Economia appare effettivamente molto meno liberista di quella portata avanti fino ad oggi da Bruxelles tanto che egli vorrebbe introdurre, ad esempio, controlli più stretti sugli investimenti diretti esteri.
Nonostante in Italia siano in molti ad esultare per la vittoria dell’ex banchiere (soprattutto nel centrosinistra) il rischio che con Macron si ricrei l’asse franco-tedesco - notevolmente indebolito negli anni della Presidenza Hollande - è molto elevato. Il Belpaese potrebbe dunque ritrovarsi a giocare un ruolo da comprimario in Europa cancellando di fatto le piccole conquiste di questi ultimi anni che hanno riportato la “voce italiana” ad avere un peso maggiore in UE rispetto al passato.
In ogni caso tutto è ancora in piena evoluzione e, al momento, non è semplice fare delle previsioni perché Macron è una figura ancora difficile da decifrare e le sue azioni saranno, per di più, fortemente condizionate dalla tornata elettorale che si terrà fra poco più di un mese.
Ciò che è certo però è che questo quasi quarantenne dagli occhi blu non ha avuto paura di dipingersi per quello che è: un esponente dell’elite benestante francese, con un passato da banchiere d’affari, che si è scelto una compagna 24 anni più grande di lui.
Macron si è presentato come un candidato alternativo alla destra e alla sinistra tradizionali ed ha aggregato consenso utilizzando la rete (con un semplice click ci si può iscrivere ad En Marche) ma, cosa più importante, è riuscito a riaccendere l’entusiasmo di giovani ed adulti nei confronti di un’idea diversa di Europa, tema centrale della sua campagna elettorale.
Un successo enorme conseguito in un’era in cui i venti del populismo soffiano forte ed in cui l’Unione Europea non gode esattamente di un forte appeal fra i suoi stessi cittadini.
Solo il tempo dirà se le sue politiche costituiranno una Rivoluzione (come il titolo del suo libro che è diventato un bestseller) o solo una nuova illusione per i francesi e per tutti i cittadini del Vecchio Continente che ancora credono nel progetto comunitario.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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