Le principali borse europee festeggiano, lo spread fra Btp italiani e Bund tedeschi cala e l’euro si rafforza nei confronti del dollaro con il cambio che torna a “vedere” quota 1,1 dollari.
Questi sono i tre effetti principali che l’esito del primo turno delle elezioni francesi ha prodotto sui mercati europei, i quali appaiono convinti che l’outsider ex socialista Macron – capace di raccogliere il 23,8% dei consensi staccando di oltre 2 punti percentuali la candidata di ultra-destra Marine Le Pen (21,5%) – sarà il prossimo Presidente della Repubblica francese.
Macron in effetti parla già da Presidente in pectore (“sarò il Presidente di tutti i francesi”) ed i primi sondaggi sembrano dargli ragione perché il candidato neocentrista è accreditato di un vantaggio consistente per il ballottaggio che si terrà il prossimo 7 maggio (60% contro il 40% della candidata di destra).
Attenzione però perché tutto questo entusiasmo deve essere preso con le pinze: con Marine Le Pen infatti il Front National ha raggiunto il suo record storico di voti ottenendo oltre 7 milioni di preferenze e sebbene Fillon e Hamon si siano affrettati a dare a Macron il loro endorsment la partita è tutt’altro che chiusa.
In effetti l’inatteso esito del referendum sulla Brexit unito alla sorprendente vittoria di Trump negli Stati Uniti suggeriscono una buona dose di cautela.
A prescindere da come andrà a finire fra due settimane, i risultati del primo turno hanno registrato l’incredibile disfatta dei partiti tradizionali con i socialisti (partito del Presidente in carica Francois Hollande) capaci di raccogliere solo il 6,3% dei voti mentre i repubblicani di Fillon non sono andati oltre il 19,9%, tallonati dal candidato della sinistra radicale Mélenchon (19,6%), che ha preferito non schierarsi ufficialmente a sostegno di uno dei due “finalisti”. Almeno per il momento.
Gli effetti sulla UE
Comprendere perché Macron sia benvisto dai mercati comunitari è abbastanza semplice: il quasi 40enne è considerato un candidato con un’agenda fortemente europeista ed effettivamente nel freddo discorso che pronunciato ieri notte la parola Europa è ripetuta per ben 5 volte, con una promessa “dobbiamo rifondarla”.
Dall’altra parte la 48enne che gli contenderà l’Eliseo ha già il suo mantra: “Sono la candidata del popolo contro il candidato della casta”. E, a dir la verità, la strategia comunicativa della Le Pen non è poi così campata per aria poiché Macron è un ex banchiere che incarna perfettamente gli interessi della borghesia francese.
Una vittoria della candidata del Front National potrebbe provocare un terremoto sui mercati UE mettendo seriamente in discussione l’intera architettura europea dal momento che il programma della Le Pen prevede il recupero della piena sovranità monetaria e territoriale, con l’abbandono dell’euro e la sospensione dell’accordo di Schengen.
Un’ipotesi a cui il fragile progetto europeo potrebbe non sopravvivere.
Una vittoria di Macron, oltre a scongiurare il rischio di una nuova e probabilmente definitiva crisi europea, sarebbe comunque tutta da decifrare dal momento che il programma dell’ex Ministro dell’economia di Hollande (2014-2016) appare un mix di una serie di misure difficili da inserire in un progetto riformatore davvero innovativo.
Gli effetti sull’export italiano
Il Belpaese ha storicamente un ottimo rapporto con la Francia tanto che Roma è il secondo partner commerciale di Parigi, dopo Berlino e prima di Washington con un interscambio annuo che si aggira intorno ai 70 miliardi di euro.
Un’uscita dall’euro francese potrebbe essere molto dannosa per il Made in Italy in quanto consentirebbe ai Cugini d’Oltralpe di poter svalutare la propria moneta rendendo più competitivi i prodotti Made in France sui mercati internazionali, evento che potrebbe conseguentemente provocare lo scoppio di una guerra valutaria interna al Vecchio Continente.
Probabilmente però tutti questi discorsi cadranno nel vuoto anche nel caso in cui Marine Le Pen riuscisse a spuntarla su Macron al secondo turno. Il sistema francese infatti, per indire un referendum sull’euro, prevede l’esistenza di una maggioranza parlamentare di 227 deputati (attualmente il Front National ne ha appena 2) ed è assai improbabile che le elezioni legislative che si terranno giugno (primo turno: 11 giugno) producano una maggioranza di estrema destra.
Se così fosse, per fare in modo che siano i francesi a decidere se abbandonare la moneta unica, Marine dovrebbe modificare la legge elettorale che regola la composizione delle Camere in senso maggioritario, indire e vincere nuove elezioni. Solo allora avrebbe la possibilità di chiamare i francesi alle urne per decidere sul futuro dell’euro.
Infine ricordiamo che Le Pen ha anche dichiarato che aspetterà l’esito delle elezioni italiane del 2018 per eventualmente decidere se percorrere la strada del referendum. Tradotto: se in Italia non prevarranno le forze antieuropeiste, allora è probabile che anche la Francia abbandonerà l’idea di uscire dall’euro.
Oggi più che in passato dunque i destini di Italia e Francia sembrano legati a doppio filo.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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