Tra le domande che la stragrande maggioranza degli italiani si pone ogni giorno molte vertono sull’argomento occupazione. Ciò accade perché avendo vissuto nel recente passato momenti di incertezza collettiva in ambito economico e sociale, siamo pervasi, chi più chi meno, da una moltitudine di interrogativi come:
Cosa consigliare ai nostri figli adolescenti riguardo le scelte future? Come collocare i nostri investimenti? Quali sono i settori in cui è possibile trovare spazio per chi si affaccia al mondo del lavoro?
Queste sono solamente alcune delle domande che l’attualità ci costringe a porci quotidianamente.
Il Paese sta attraversando da pochissimo tempo a questa parte, un momento di lieve ripresa ed alcuni settori sono interessati più di altri.
Senza dubbio il mercato agroalimentare, che tanto ha sofferto negli anni passati, sta vivendo un momento di rinascita ed il comparto del vino è certamente uno tra i più reattivi sul fronte occupazionale anche per via dell’evoluzione che sta vivendo e per la necessità d’introdurre figure manageriali con diversi background formativi: dall’economia alla comunicazione digitale ed ovviamente l’export.
Proprio l’export infatti si è confermato, anche nel 2016, fra i segmenti maggiormente dinamici della compassata economia italiana anche se avere successo all’estero non è così semplice come potrebbe sembrare. Esperienza, competenze, risorse da investire ed una grande capacità d’analizzare le opportunità provenienti dai mercati esteri sono elementi essenziali per vincere all’estero costruendo un progetto d’internazionalizzazione strutturato.
Il settore del vino
Il comparto, come abbiamo accennato, si presenta in salute e rappresenta dunque una grande opportunità per l’intero sistema economico del Belpaese come si può facilmente dedurre guardando a numeri e trend che lo caratterizzano.
Analizzando i dati relativi al 2016 inerenti l’export di vino Made in Italy nel mondo emerge come quello passato sia stato un anno da record: le esportazioni hanno raggiunto quota 5,6 miliardi di euro con un incremento del 4,3% sul 2015.
I vini spumanti continuano ad essere i veri protagonisti di questo successo, con un valore di quasi 1,2 miliardi di euro (+21,4%) e un volume scambiato pari a circa 3,35 milioni di ettolitri (+19,9%). Il prosecco guida questa domanda con un incremento del 23,9% a volume (quasi 2,3 milioni di ettolitri) e del 32,3% a valore (circa 885 milioni di euro).
Un motivo di orgoglio per le nostre produzioni viene dalla patria dello champagne dove lo spumante tricolore fa addirittura segnare un incremento in doppia cifra, pari al +57%.
Per quanto riguarda invece l’export di vino complessivo fra i Paesi in cui si sono registrati buoni trend di crescita troviamo Australia (+14%), Francia (+5%), Stati Uniti (+3%), e Spagna (+1%).
Fra gli strumenti più importanti per promuovere il vino Made in Italy all’estero ci sono le fiere internazionali fra cui spicca il Vinitaly, considerato dagli addetti ai lavori come la fiera più importante al mondo del settore e che quest’anno si svolgerà a Verona dal 9 al 12 aprile.
Fra i mercati a maggior potenziale di sviluppo si segnalano USA e Cina, due economie di dimensioni ragguardevoli a cui molti dei 4.120 espositori, che saranno presenti all’edizione 2017, guardano con estremo interesse.
Nell’ultima edizione di Vinitaly, che ha contato circa 130 mila presenze, quelle estere sono state poco meno di 30mila e quest’anno i numeri dovrebbero segnare un’ulteriore crescita. I nuovi arrivi esteri dovrebbero tradursi in circa duemila buyer da Nordamerica, Asia e Europa del Nord ma anche a livello di espositori si prevede un aumento significativo che si aggira intorno al +35%.
In conclusione è bene ricordare l’importanza di supportare la crescita di un settore che, attraverso la vendita di vino, è in grado di produrre (in Italia) un turnover pari a 10 miliardi di euro occupando 1,3 milioni di persone. Non certo numeri trascurabili per i tempi che corrono.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Riccardo Ciabattoni, redazione@exportiamo.it
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