Ormai da qualche anno, anche in Italia, è finalmente “scoppiato” l’interesse nei confronti delle startup innovative e, di conseguenza, è maturata una crescente attenzione anche nei riguardi di tutti i benefici che ad esse sono strettamente connessi.

Prima di esaminarli però è bene fare un po’ di chiarezza: quali sono le startup che si possono definire innovative?

Va ricordato in primo luogo che è stato il Decreto Legge n. 179 del 2012 - poi modificato dalla legge n. 221- ad introdurre nel panorama legislativo italiano un quadro di riferimento organico per le nuove imprese innovative.

La normativa di riferimento è stata comunque oggetto di ulteriori quattro revisioni: due nel 2013 e due nel 2015.

La start-up innovativa è definita dal legislatore italiano come una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Societas Europea, le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione.

In questa categoria rientrano quindi tanto le srl quanto le spa, le sapa e le società cooperative.

Ma sono in molti a domandarsi quali siano i requisiti per essere definiti startup innovativa e per questa ragione proviamo a fugare ogni dubbio rifacendoci alla scheda di sintesi pubblicata dal MISE lo scorso 2 febbraio.

Una società, per essere definita start-up, deve possedere i seguenti requisiti:

• Essere costituita da meno di 5 anni (in ogni caso non prima del 18 dicembre 2012);

• avere sede principale in Italia, o in altro Paese membro dell’UE o in Stati aderenti all’accordo sullo Spazio Economico Europeo, a patto che abbia una sede produttiva o una filiale in Italia;

• presentare un valore annuo della produzione inferiore a 5 milioni di euro;

non distribuire utili;

• avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;

• non essere nata da fusione, scissione societaria o in seguito alla cessione di azienda o di ramo di azienda;

Inoltre, il contenuto innovativo dell’impresa è identificato dal possesso di almeno uno dei tre seguenti criteri:

I. il 15% del maggiore tra fatturato e costi annui è ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo;

II. la forza lavoro complessiva è costituita per almeno 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure per almeno 2/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di laurea magistrale;

III. l’impresa è titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato (privativa industriale) oppure titolare di programma per elaboratore originario registrato.

Fatta chiarezza rispetto cosa significhi essere una startup innovativa è bene riassumere quelle che sono le agevolazioni che il sistema Paese Italia mette a disposizione di questi soggetti.

Le misure a supporto del settore sono assai variegate e sono ben 28 (!) e per questo conoscerle tutte non è affatto impresa semplice.

Ed in effetti non tutte queste agevolazioni sono conosciute dagli startupper specialmente perché bisogna anche fare i conti con il principio della cumulabilità degli incentivi.

Può succedere quindi che solo realtà più strutturate possano riuscire ad orientarsi in questa marea di incentivi.

Ma la realtà è che spesso, per la loro stessa natura, le startup innovative necessitano di tempo prima di divenire realtà solide e dunque il rischio è quello che si lascino sfuggire le opportunità del momento.

Per semplicità abbiamo dunque deciso di elaborare una infografica ad hoc che illustri, almeno a livello generale, tutti gli incentivi attualmente vigenti.

Ora la domanda da porsi è: quanto sono efficaci questi strumenti?

Difficile dirlo ma, stando agli ultimi dati diffusi dalla sezione speciale del Registro delle imprese, la cosa certa è che si sta progressivamente ampliando il numero di startup innovative in Italia, arrivate oggi a toccare quota 6.745 unità.

Infine si può affermare che un’azione di fondamentale importanza da compiere sarebbe quella di monitorare l’andamento delle misure messe a punto dai vari governi per cercare, progressivamente, di selezionare le migliori fra queste destinando loro un numero crescente di risorse.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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