Uno dei prodotti di punta del settore distillatorio italiano è sicuramente la grappa, un must a livello nazionale che però fatica a decollare nei mercati esteri.

I motivi sono principalmente legati alla scarsa conoscenza del prodotto da parte dei consumatori stranieri che spesso entrano in contatto con la grappa solo in Italia, come avvenuto in occasione dell’EXPO di Milano dove ha riscosso un ottimo successo.

Dunque un problema legato particolarmente a comunicazione e promozione: in questo senso qualcosa si sta muovendo soprattutto in uno dei mercati più importanti per l’export del Belpaese, ovvero gli Stati Uniti.

A partire da quest’anno infatti la grappa sarà il primo distillato italiano a Indicazione Geografica sul mercato americano, grazie ad un piano di promozione triennale finanziato da fondi europei.

Attualmente soltanto il 25% dei nostri distillati viene esportato, ma le potenzialità del mercato sono enormi e la priorità nei prossimi anni sarà quella di supportare le piccole aziende produttrici, spesso caratterizzate da una gestione familiare.

I dati sull’export mondiale di distillati

Guardando ai dati sull’export generale di distillati l’Italia si piazza all’ottavo posto mondiale con un totale di circa 600 milioni di euro esportati ed una variazione negativa nell’ultimo quinquennio (-4,1%).

Al primo posto troviamo il Regno Unito con un export in valore di circa 7 miliardi di euro ed una quota di mercato pari al 30%, seguito da Francia (4 miliardi di euro) e Stati Uniti (1,8 miliardi di euro, con un +4,2% nell’ultimo quinquennio).

Tra i Paesi in ascesa si segnalano il Messico (1,2 miliardi di euro esportati e +8,2% negli ultimi 5 anni) e l’Irlanda (756 milioni di euro e +10,6%).

Per quanto riguarda invece l’importazione di distillati al primo posto troviamo gli Stati Uniti (6,8 miliardi di euro, con una crescita del 3,8%), seguiti da Germania (1,4 miliardi euro), Francia (1,1 miliardi di euro) e Singapore (1 miliardo di euro).

Da segnalare inoltre la crescita di importazioni nell’ultimo quinquennio in Regno Unito, Paesi Bassi e Taiwan.

I principali mercato di sbocco per l’Italia sono la Germania, con una quota di mercato del 27% pari a 175 milioni di euro, Regno Unito (77 milioni di euro) e Stati Uniti (75 milioni di euro).

Il mercato dei distillati negli Stati Uniti

Tra i mercati più importanti e ambiti a livello mondiale vi sono sicuramente gli Stati Uniti che, complice il dollaro forte e la crescita economica che si sta mantenendo su livelli altissimi, confermano il trend positivo degli ultimi anni per quanto riguarda l’importazione e il consumo di prodotti distillati.

Secondo il Distilled Spirits Council of the United States nel 2015 il consumo di distillati ha raggiunto quota 79 miliardi di dollari (+2,3% rispetto al 2014), attestandosi come seconda bevanda alcolica più consumata negli USA dopo la birra (103,6 miliardi di dollari) e precedendo il vino (31,7 miliardi di dollari).

Gli Stati americani col maggior consumo di spirits sono New Hampshire, District of Columbia e Nevada. Tra i principali driver di crescita previsti per i prossimi anni si segnalano:

  • Aumento generale della domanda e del consumo di spirits negli Stati Uniti;
  • Modernizzazione delle leggi riguardanti il consumo di spirits, apertura di molti Stati all’applicazione di norme favorevoli a consumatori e produttori, moderazione dei dazi;
  • Riscoperta dei prodotti “fatti in casa”, artigianali e legati soprattutto ai piccoli produttori;
  • Crescita d’interesse da parte dei consumatori americani per le caratteristiche, la provenienza, le dinamiche produttive e la storia del prodotto;
  • Tendenza dei millennials (cittadini con almeno 21 anni di età)a voler scoprire segmenti nuovi.

Inoltre è in crescita la tendenza dei consumatori americani a scegliere prodotti di fascia alta (+7.1%) e super premium (+6.5%) che sono certamente i segmenti dove potrebbe inserirsi la grappa italiana.

A tal proposito sarà importante, nei prossimi anni, avviare iniziative di promozione e comunicazione mirate ad educare gli statunitensi al consumo di grappa che spesso si limita alle comunità di italo-americani presenti negli stati di New York, California, Florida, New Jersey, Pennsylvania e Connecticut.

Tra le aziende italiane più attive negli Stati Uniti c’è da segnalare Bonollo che si presenta ai consumatori americani come un distillato d’eccellenza sia nella versione classica in barrique (Grappa di amarone) che in quella adatta per il settore mixology (Gra’it), creata appositamente per il mercato a stelle e strisce poiché in grado di accostarsi ad altri ingredienti per la preparazione di cocktail innovativi.

Infine i principali canali di destinazione sono rappresentati da bar e ristoranti mentre è ancora limitata la presenza nei “liquor store” americani che, nella maggior parte dei casi, non trattano più di uno/due brand a dimostrazione dell’ancora scarsa richiesta di grappa italiana da parte dei consumatori statunitensi.

Sarà quindi compito delle iniziative di comunicazione e promozione che saranno messe in campo nei prossimi anni supportare il rilancio del nostro prodotto distillatorio per eccellenza anche oltreoceano.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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