L’Australia è probabilmente uno dei Paesi in assoluto geograficamente più lontani dall’Italia e questo, non può che costituire un ostacolo al commercio bilaterale fra Roma e Canberra nonostante ci troviamo a vivere in un’epoca in cui le distanze (anche se non azzerate) si sono decisamente ridotte.
A tal proposito è interessante capire quali norme adotti “il Paese dei canguri” in materia doganale.
Va innanzitutto ricordato che l’Australia è un Paese membro della WTO e per questo la sua normativa in materia doganale prevede la libera importazione di molti prodotti, per i quali è in ogni caso necessario lo svincolo doganale nel rispetto delle previste procedure.
Le merci dichiarate all’ufficio doganale, ove non godano di specifiche esenzioni, sono soggette a dazi. Alcune concessioni tariffarie sono applicate a particolari tipi di merci, a seconda che si tratti o meno di prodotti sostituibili con altri di produzione interna.
I dazi, in generale, sono applicati sul valore delle merci importate.
Il controllo delle merci in entrata è molto severo in quanto il servizio australiano di quarantena ha lo scopo di impedire l’ingresso nel Paese di organismi nocivi e malattie esotiche che potrebbero avere gravi ripercussioni sulla salute animale, umana e sull’ambiente. Il servizio viene gestito dal Department of Agriculture.
Per le aziende italiane che intendano esportare in Australia è consigliabile seguire alcuni accorgimenti:
a) non usare paglia per l’imballaggio, in quanto proibito;
b) i contenitori in cui sono usati paglia, buccia di riso o simili materiali vegetali devono essere disimballati presso un centro autorizzato del Department of Agriculture;
c) non imballare la merce in scatoloni per frutta, ortaggi, carne o uova o in sacchetti già usati;
d) non usare legname contenente corteccia, etc.
La notizia di pochi giorni fa, accolta con estrema soddisfazione, è la recente decisione dell’esecutivo australiano circa la revoca dei dazi antidumping sulle conserve italiane.
Stop ai dazi antidumping australiani su conserve e pelati italiani
L’Australia ha infatti revocato (in un caso) e sensibilmente ridotto (in un secondo caso) le misure antidumping sulle conserve di pomodoro che avevano penalizzato soprattutto i produttori italiani.
La decisione segue un rapporto del panel di riesame antidumping di Canberra, che ha riconosciuto come gli aiuti della politica agricola europea al pomodoro da industria italiano non siano distorsivi del commercio.
Quella di ieri, dunque, diventa una decisione che avrà effetto sul comparto e su tutte le aziende italiane esportatrici di pelati e conserve, colpite da dazi in territorio australiano.
Il nodo era la politica europea in materia di agricoltura, la Pac. Per i tecnici australiani, i programmi di sostegno al reddito degli agricoltori della Pac – pienamente conformi alle regole del Wto – erano stati considerati come forme di sussidio che permettevano il dumping dell’agroindustria conserviera. Sul punto si era mossa la Ue, ma ancora di più il governo italiano.
“Avevamo chiarito al ministro australiano per l’Agricoltura, Steven Ciobo – ha sottolineato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto – che il nostro Governo non poteva accettare questo tipo di chiusura e che vi potevano essere delle conseguenze in merito alla nostra posizione sull’apertura di un negoziato di un libero scambio con l’Australia, oggi in fase di valutazione da parte dell’Unione europea. Per questo, siamo particolarmente lieti che la questione sia risolta”.
La decisione assunta dalle autorità australiane è particolarmente significativa in quanto elimina un pericoloso precedente che avrebbe potuto essere utilizzato per bloccare le esportazioni anche di altri prodotti agricoli trasformati nell’Unione Europea.
Che i dazi introdotti fossero dannosi per le imprese del Belpaese è confermato dai dati sulle esportazioni di pomodori pelati e non pelati interi e non interi verso l’Australia: nel periodo gennaio-settembre 2016 essi sono calati di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente in controtendenza rispetto al + 3% fatto registrare nel 2015.
Anche il commissario Ue al commercio Cecilia Malmstrom ha salutato la decisione delle autorità australiane con favore parlando di “sviluppo molto positivo” della questione.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Valeria Gambino, redazione@exportiamo.it
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