La Food and Drug Administration (FDA) è l’agenzia governativa degli Stati Uniti incaricata di emanare le norme che regolano la vendita dei prodotti alimentari sul territorio americano: non è un ente certificatore, ma emana le regole per poi controllare se vengono rispettate.
Dal 12 dicembre 2013 tutte le aziende che producono, trattano, confezionano e detengono alimenti destinati al consumo da parte di persone o animali negli USA (anche straniere) devono registrarsi presso la FDA e notificare alla stessa ogni spedizione (inclusa campionatura) effettuata negli Stati Uniti secondo le regole del “Public Health Security and Bioterrorism Preparedness and Response Act”.
Tale sistema risulta più veloce perché non ci sono particolari pratiche burocratiche da espletare ma bisogna semplicemente rispettare le norme dettate dalla FDA. Il mancato rispetto di tali regole può portare a conseguenze pesanti, tra cui l’interdizione per l’azienda di esportare prodotti negli Stati Uniti (si viene inseriti nella cosiddetta “Black List”).
Un altro organismo fondamentale è il Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) che, assieme all’FDA, ha giurisdizione, a volte esclusiva, su alcuni prodotti alimentari come carni, uova, prodotti a base di uova, latte, prodotti a base di latte, creme di latte e prodotti agricoli freschi.
La legge per prevenire il bioterrorismo
Il 23 Gennaio 2002 il Congresso degli Stati Uniti d’America ha approvato il “Public Health Security and Bioterrorism Preparedness and Response Act of 2002” al fine di prevenire il bioterrorismo ed altre emergenze per la salute pubblica.
Tra le novità più importanti per gli esportatori di prodotti alimentari si prevede:
- la registrazione obbligatoria presso il sito FDA (“Form 3537”) di tutti gli stabilimenti in cui vengono prodotti, trasformati o stoccati prodotti alimentari destinati al mercato statunitense per il consumo da parte di uomini o animali (se si hanno più stabilimenti bisogna registrarli comunque);
- la nomina di un agente/intermediario/rappresentante negli USA da parte dell’impresa esportatrice;
- la notifica anticipata (Importer Security Filing - ISF) all’FDA di ogni spedizione di prodotti alimentari destinati al mercato USA (anche campioni) tramite mezzo elettronico o via telefono. Questa va fatta non prima di 5 giorni dall’arrivo della merce e almeno 24 ore prima che questa parta dall’Italia. Se tale notifica non viene accettata il carico rimane ferma al porto d’arrivo: se entro 6 mesi la situazione non viene sbloccata la merce può essere trattenuta dal governo, distrutta o devoluta in beneficenza. Nella ISF vengono richiesti: il codice completo FDA del prodotto; il nome comune o di mercato; il marchio o nome commerciale (se diverso da quello comune); la quantità descritta dalla confezione più piccola al container più grande; i codici di lotto o altri elementi di identificazione.
Ultime novità
Da settembre 2016, per commercializzare prodotti alimentari trasformati nel mercato statunitense, tutte le aziende registrate alla FDA (attualmente circa 10.300 operatori italiani), dovranno adeguarsi alle novità legislative sia nel caso in cui esportino in USA, sia se già presenti con una propria sede o distributore sul suolo americano. I Final Rule infatti riguardano egualmente sia il mercato interno che esterno (aziende alimentari esportatrici in USA).
Il Final Rule di interesse per i trasformatori è quello inerente i “Preventive Controls for Human Food”. Questo prevede che l’azienda adotti un sistema di procedure di controllo preventivo, basate sull’analisi del rischio, H.A.R.P.C. – Hazard Analisys and Risk Based Preventive Controls - che dovranno andare ad integrare il Piano H.A.C.C.P.
Per gestire queste procedure l’azienda dovrà formare un Preventive Controls Qualified Individual (PCQI) tramite un corso di 3 giorni tenuto da un Lead Instructor qualificato dalla FSPCA (Food Safety Preventive Controls Alliance).
Ad ogni attestato corrisponderà un codice identificativo del PCQI, tale figura può essere anche un consulente esterno qualificato designato dall’ azienda.
Infine è fondamentale tenere uno storico ordinato ed aggiornato di tutte le analisi che si fanno sui prodotti. In molti casi e in particolar modo per i prodotti alimentari, gli standard italiani sono più stringenti rispetto a quelli dettati dalla FDA.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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