Quello dei mercati esteri si configura come un orizzonte sempre più appetito dalle piccole e medie aziende italiane che, con il passare degli anni, stanno prendendo una certa confidenza con il commercio internazionale.
Internazionalizzare, tuttavia, è un processo complesso che porta con sé una serie di scelte delicate prima fra tutte quella inerente il mercato target in cui fare il proprio ingresso.
A volte questa scelta viene compiuta con troppa leggerezza, senza che venga svolta e realizzata un’attenta ed accurata analisi di tutti i pro ed i contro offerti dal mercato selezionato e rendendo quindi più difficile il successo commerciale al di fuori dei confini nazionali.
Quando invece sono professionisti ed esperti a compiere uno screening delle opportunità provenienti da uno o più mercati fra le variabili esaminate con maggior attenzione spiccano:
• ampiezza del mercato nel comparto di riferimento (numero totale di consumatori potenziali);
• trend nelle vendite di prodotti/servizi simili a quelli commercializzati dall’azienda.
Nel determinare il numero di consumatori potenziali certamente – nonostante si valutino anche una serie di caratteristiche socioculturali – la variabile più importante rimane quella del reddito medio a disposizione della popolazione locale.
Con questa prima analisi si sgombra il campo da un primo fondamentale equivoco che riguarda le effettive disponibilità economiche dei potenziali consumatori.
Detto ciò è bene non fermarsi a questo primo dato perché, specialmente per quanto riguarda alcune tipologie di prodotti (es. beni di lusso o comunque di medio-alto livello), conta moltissimo anche la distribuzione della ricchezza e quindi l’ampiezza e la composizione dei diversi ceti sociali (es. numero di cittadini appartenenti alla classe media).
Il Pil pro capite dei Paesi latinoamericani
Detto questo il reddito medio rimane un buon indicatore per capire lo Stato di salute ed il potere d’acquisto di un certo Paese. Questo è forse ancora più interessante quando si studiano aree geografiche particolari, attraversate da disuguaglianze e contraddizioni ed in cui non si rintraccia una omogeneità nella qualità della vita.
Ad esempio, per quel che riguarda l’area centro e sudamericana, di cui ci stiamo già occupando nel dettaglio con la nostra rubrica “Focus America Latina” le differenze sono davvero marcate. Basti pensare che fra il Paese più povero (Honduras-> 5.264 dollari pro capite) ed il Paese più benestante dell’area (Cile-> $23.969) c’è una differenza di oltre $ 18.000 annui.
Fra i Paesi più ricchi come si vede nella mappa elaborata da Vividmaps ci sono, oltre al Cile, anche Panama ($22.788), Uruguay ($21.570), Argentina ($20.170) e Messico ($18.864).
In una fascia intermedia troviamo invece Costa Rica ($16.141), Repubblica Domenicana ($15.945), Brasile ($15.211) e Venezuela ($15.102) mentre poco sotto i 15mila dollari si segnalano tre Paesi in forte ascesa come Ecuador, Perù e Paraguay.
Queste indicazioni possono essere dunque assai preziose per tutte quelle PMI che guardano con interesse alle opportunità provenienti dall’America Latina ma che potrebbero non aver fino in fondo chiare le differenze nei livelli di reddito nei principali Paesi dell’area.
Infine si segnala che fra i Paesi in cui con tutta probabilità sarebbe più complicato esportare le eccellenze del Made in Italy figurano Honduras, Guatemala e Bolivia, realtà che versano in condizioni economiche precarie ed in cui la fascia di popolazione che potrebbe permettersi di acquistare certe categorie di prodotti è assai ridotta.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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