Come si legge nella introduzione al XIV edizione del rapporto ICE / Prometeia “il 2016 è destinato a essere ricordato come un punto di minimo nella storia del commercio internazionale. La frenata degli emergenti, la minor spinta delle filiere globali, un ciclo degli investimenti debole oltre che fattori accidentali e derive protezionistiche hanno progressivamente abbassato la stima sulla crescita degli scambi mondiali all’1,7% su base annua”.

L’anno che sta volgendo al termine è stato quindi caratterizzato da una sensibile frenata nel commercio mondiale anche se le previsioni per il prossimo biennio (2017-2018) descrivono una ripresa degli scambi internazionali destinati a crescere rispettivamente del 3 e del 4,7%.

In questo quadro in chiaroscuro va sottolineato che alcuni dei fattori che hanno rallentato il commercio mondiale hanno interessato solo parzialmente i prodotti italiani che da sempre hanno nell’elevata qualità il loro tratto distintivo e la loro principale ragione di appeal sui mercati esteri.

A confermarlo sono i dati, seppur non ancora definitivi, sull’andamento del PIL italiano che anche quest’anno hanno trovato nell’export la componente più dinamica dell’economia nazionale.

In effetti nel lento processo di recupero post crisi i mercati esteri si confermano di rilevanza cruciale per le imprese nazionali anche perché l’aumento delle esportazioni in grado di superare per entità della crescita la ripresa della domanda interna.

Come ogni anno la Redazione di Exportiamo ha selezionato una serie di mercati che dovrebbero configurarsi fra quelli più densi di opportunità per le imprese italiane e fra questi si evidenziano alcune conferme (Germania ed USA) ed alcune new entry sulle riteniamo valga la pena scommettere.

Germania

Quando parliamo di esportazioni è impossibile non citare Berlino che oggi rappresenta il primo Paese di destinazione dei nostri prodotti per un valore pari a 51 miliardi di euro nel 2015. Secondo SACE le vendite del brand Italia sul mercato tedesco continueranno a crescere anche nei prossimi anni con una previsione di crescita potenziale pari a 5,4 miliardi di euro (+10,5%) entro il 2019.

La Germania si conferma quindi come mercato di sbocco ideale per le aziende italiane, soprattutto per quelle realtà che stanno iniziando solo ora ad affacciarsi sui mercati esteri. Solidità economico-finanziaria, favorevole posizione geografica e diffuso apprezzamento del made in Italy sono i maggiori vantaggi che il mercato tedesco offre alle nostre PMI.

Singapore

L’Italia oggi intrattiene buone relazioni politiche con il piccolo Paese asiatico sebbene l’interscambio commerciale fra le due nazioni sia stato, nel 2015, piuttosto modesto (2,2 miliardi di euro).

In questo senso esistono enormi margini di miglioramento specialmente perché stiamo parlando di un mercato estremamente ricco ($ 85.300 PIL pro capite) in cui il nostro export tradizionale, rappresentato dai settori come agroalimentare, moda ed arredo ha ancora molto da lavorare per erodere posizioni acquisite da tempo da altri Paesi con particolare riferimento alla Francia.

Stati Uniti d’America

Come è noto gli Stati Uniti rappresentano il principale partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Ue ed il terzo Paese di destinazione delle esportazioni italiane. L’enorme vantaggio di commerciare con gli States risiede nel fatto che esso è un mercato maturo in cui l’attrattività dei nostri prodotti è molto alta.

I consumatori statunitensi, soprattutto quelli appartenenti a una classe di reddito medio-alta, apprezzano moltissimo le produzioni italiane perché capaci di conciliare qualità, gusto ed innovazione.

Tuttavia la nostra reputazione - sebbene rimanga altissima in settori come agroalimentare e fashion - rimane ancora insufficiente per quel che concerne i prodotti tecnologicamente avanzati.

Se riuscissimo ad esaltare le nostre qualità (attraverso mirate politiche di marketing) anche in questo settore potremmo addirittura superare le già rosee previsioni di crescita del nostro export in USA che parlano di un incremento di circa il 30% entro il 2019, per un valore complessivo che dovrebbe sfiorare complessivamente i 50 miliardi di euro.

Cile

Oggi il Paese sudamericano può vantare un particolare record avendo siglato il maggior numero di accordi commerciali di libero scambio in tutto il mondo (coinvolgono oltre 60 economie e rappresentano quasi il 90% del PIL globale).

E’ quindi quasi lapalissiano ribadire che esistono degli sconfinati spazi in cui le nostre PMI possono inserirsi migliorando le prestazioni del nostro export che, nel 2015, è stato di circa un miliardo di euro in crescita del 10,8% rispetto all’anno precedente.

Non dimentichiamo che il Cile è il Paese con il maggior reddito pro capite in tutta l’area latinoamericana (quasi $24.000) e per questo l’obiettivo della nostra classe imprenditoriale dovrebbe essere quello di migliorare le previsioni SACE che vedono il nostro export in crescita di circa il 20% nell’arco del prossimo triennio.

Vietnam

Il Paese sembra aver definitivamente abbandonato lo status di Paese sottosviluppato diventando a tutti gli effetti un Paese in via di sviluppo con tassi di crescita che oscillano fra il 6 ed il 7%.

Un mercato emergente da 90 milioni di consumatori dunque non può che far gola alle nostre imprese italiane e nel 2015 l’export italiano in Vietnam si è fermato a quota 1,1 miliardi di euro. Esso è stato costituito per oltre il 60% da prodotti della meccanica strumentale a cui si sono affiancate produzioni nei comparti tessile-abbigliamento, chimico ed agroalimentare.

Infine si segnala che la collaborazione fra i due Paesi può crescere ancora molto non solo per quel che concerne l’interscambio ma anche per favorire il trasferimento di know-how e conoscenze italiane in Vietnam. In questo senso sarà certamente d’aiuto la nuova normativa sugli investimenti esteri, approvata nel 2015, che ha un impianto marcatamente liberale.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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